[2546,1] Le Dee e specialmente Giunone, è chiamata spesso da
Omero βοῶπις (βοώπιδος)
2547 cioè ch'ha occhi di bue.
La grandezza degli occhi del bue, alla quale Omero ha riguardo, è certo sproporzionata al viso dell'uomo.
Nondimeno i greci intendentissimi del bello, non temevano di usar questa
esagerazione in lode delle bellezze donnesche, e di attribuire {e appropriar} questo titolo, come titolo di bellezza,
indipendentemente anche dal resto, e come contenente una bellezza in se,
contuttochè contenga una sproporzione. E in fatti non solo è bellezza per tutti
gli uomini e per tutte le donne (che non sieno, come sono molti, di gusto
barbaro) la grandezza degli occhi, ma anche un certo eccesso di questa
grandezza, se anche si nota come straordinario, e colpisce, e desta il senso
della sconvenienza, non lascia perciò di piacere, e non si chiama bruttezza. E
notate che non così accade dell'altre parti umane alle quali conviene esser
grandi (lascio l'osceno che appartiene ad
2548 altre
ragioni di piacere, diverse dal bello): nè i poeti greci, nè verun altro poeta o
scrittore di buon gusto, ha mai creduto che l'esagerazione della grandezza di
tali altre parti fosse una lode per esse, e un titolo di bellezza, come hanno
fatto relativamente agli occhi. Dalle quali cose deducete
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