Animali. Usano l'intiero delle loro forze: non così l'uomo.
Animals. They use all of their forces: man not so.
1378,1Applicazione di questa osservazione ai pazzi, agli ubbriachi, ai disperati. Quanto di forza fisica tolgano all'uomo i progressi del suo spirito: quanti animali che si credono di forze fisiche superiori all'uomo, non lo sieno in fatto: ec. ec.
Application of this observation to the mad, drunk and desperate. How much the progress of spirit has deprived man of physical force, how many animals are considered of superior strength to man, whereas they are not.
4079,1 4272,2[1378,1]
1378 L'animale assalito o in se stesso, o nelle cose
sue care massimamente, non fa i conti s'egli possa o non possa resistere, se la
resistenza gioverà o no, se gli torni meglio il cedere, se il pericolo sia
grande o piccolo, se le forze competano, se il resistere gli possa portare un
male maggiore ec. ma resiste immediatamente e combatte con tutte le sue forze,
ancorchè piccolissime contro grandissime. Disturbate i pulcinelli ad una
gallina, ed ella vi verrà sopra col becco e cogli artigli, e vi farà tutto il
male che saprà. Così facevano le antiche nazioni ancorchè piccolissime contro
grandissime, come ho detto altrove pp. 1004-1007. {+Similmente dico dei privati rispetto ai più forti o potenti ec.}
{+V. il Gelli, Circe, nel Dial. dove parla
della fortezza delle bestie, e il Segneri
Incredulo dove parla
delle loro guerre.} È vergognoso che il calcolo ci renda
meno magnanimi, meno coraggiosi delle bestie. Da ciò si può vedere quanto la
grand'arte del computare, sì propria de' nostri tempi, giovi e promuova la
grandezza delle cose, delle azioni, della vita, degli avvenimenti, degli animi,
dell'uomo. (23. Luglio 1821.).
[4079,1] Nel Dialogo della Natura e dell'Anima ho
considerato come la ragione e l'immaginazione e in somma le facoltà mentali
eccellenti nell'uomo sopra quelle di ciascun altro vivente, gli sieno causa di
non poter mai o quasi mai, e in ogni modo difficilmente, far uso di tutte le sue
forze naturali, come fanno tutto dì e
4080 senza
difficultà veruna tutti gli altri animali. Aggiungi. Si dice che i pazzi hanno
una forza straordinaria, a cui non si può resistere, massime da solo a solo. Si
crede che la loro malattia dia questa forza per se stessa, al contrario di tutte
l'altre infermità. Non è egli chiaro che ciò procede dal non aver essi in se
medesimi niuno impedimento a usare tutte le loro forze naturali? che i pazzi
hanno più forza degli altri, solo perchè usano tutte quelle che hanno, o maggior
parte che gli altri non usano? appunto come fa un animale nè più nè meno. Dal
che deduco: quanti animali che si dicono fisicamente essere più forti dell'uomo,
in verità non lo sono! quante forze debbe avere perdute l'uomo per i progressi
del suo spirito, non solo radicalmente, ma anche per essere impedito a usare
quelle che gli rimangono! quanto è più forte l'uomo, anche corrotto e
indebolito, di quel che egli si crede. I pazzi lo dimostrano, che sovente
superano di forze fisiche persone molto più robuste di loro, ed animali creduti
ordinariamente più forti dell'uomo a corpo a corpo. L'ubbriachezza accresce le
forze non solo radicalmente, ma eziandio negativamente per l'uso, che ella
impedisce o turba, della ragione. Senza un'assoluta mancanza o sospensione di
quest'uso, niuno uomo nè anche irriflessivo, nè anche fanciullo, nè anche
selvaggio, nè anche disperato (i quali però tutti si vede per esperienza che
hanno {o piuttosto mostrano di avere} a proporzione
molta più forza de' loro contrari), non usa, nè anche ne' maggiori bisogni, ne'
maggiori pericoli, tutte le forze precisamente che egli ha in tutte le loro
specie e in tutta la loro estensione. Non così gli animali: o certo essi
risparmiano infinitamente minor parte delle loro
4081
forze, anche ne' menomi pericoli, bisogni, desiderii, propositi, che non
risparmia l'uomo, anche il più disperato ec., ne' maggiori. (23. Apr.
1824.). {{Il detto de' pazzi dicasi
proporzionatamente de' disperati.}}
{{V. p. 4090.}}
[4272,2] Un uomo disarmato, alle prese con una bestia di
corporatura e di forze uguale a lui, {p. e. con un grosso
cane,} difficilmente resterà superiore, verisimilmente sarà vinto. Per
vincere, gli bisogna qualche arma, che diagli una forza non naturale, e una
decisa superiorità. La ragione è perchè il cane vi adopra e vi mette tutto se
stesso, fa ancor più del suo potere; dove che l'uomo riserva sempre una gran
parte di se medesimo fuor di fazione, e fa sempre meno di quello che può. Il
cane non guarda a pericolo, non considera, non usa prudenza. L'uomo al
contrario, se non è disperato affatto, stato al quale egli arriva difficilmente,
eziandio che abbia piena ragione di disperarsi. Egli si risparmia sempre, perchè
sempre spera; e così risparmiandosi, non ottiene quello che la speranza gli
promette, o non fugge quello che egli sperasi di fuggire; quello che, {se} non lo sperasse, otterrebbe o fuggirebbe. E che
questa sia veramente la cagion di ciò, vedetelo in un fanciullo: il quale assai
più facilmente che un uomo riuscirà pari o superiore in una zuffa con un animale
di forze uguali alle sue; zuffa che egli medesimo talvolta attaccherà
volontariamente. Il fanciullo, {e più il bambino,}
adopra tutto se stesso, come una bestia, o poco meno. E per questo lato io non
trovo niente d'inverisimile nella favola di Ercole bambino, strozzatore dei due serpenti. E la crederò vera più
facilmente che quella del medesimo Ercole adulto, sbranatore del leone nemeo, senza altre armi che le
sue braccia, come nell'altra battaglia, cioè in quella de' serpenti. (3.
Aprile. 1827.).
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