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Incredulità, non è segno di gran talento o sapere.

Incredulity is not a sign of great talent or knowledge.

539,1 1055,3 1391,1 1392,1

[539,1]  Ma non perciò è segno di molto talento il soler sempre e subito determinarsi a non credere (come anche a non fare). Anzi perciò appunto è indizio di piccolo spirito. Il non credere, è una determinazione: e gli uomini veramente sapienti, e profondi, ed esperti, sanno quante cose possano essere, quanto sia difficile il negare, quanto sia vero che dall'incertezza e oscurità delle cose, dalla difficoltà di affermare, deriva necessariamente anche quella di negare, cioè affermare che una cosa non è, genere anch'esso di affermazione. E però se una cosa non manca affatto di prova, o di prova sufficiente a muover dubbio, o s'ella non è del tutto assurda, o riconosciuta evidentemente da lui stesso per falsa o col fatto, o colla ragione; eccetto in questi casi,  540 il vero saggio e filosofo e conoscitore delle cose (in quanto sono conoscibili), ἐπέχει καὶ διασκέπτεται, e ritiene come l'assenso così anche il dissenso. Ma uomini di non molto ingegno, bensì di molta apparenza, o desiderio di essa apparenza, credono mostrar talento quando al primo aspetto di una proposizione o cosa non ordinaria, o difficile a credere (o non concorde colle loro opinioni e principii, o non ben dimostrata o fondata), si determinano subito a non credere. E se ne compiacciono seco stessi, e si credono forti di spirito, perchè sanno {determinatamente} e prontamente non credere, quando è tutto l'opposto. E se bene in questo si mescola spesse volte l'ostentazione, non è però che non lo facciano ordinariamente di buona fede, e con verità, e che l'interno non corrisponda alle parole. Giacchè hanno veramente questa facilità di risolversi a non credere. Perchè appunto sono lontani dalla vera e perfetta sapienza, e cognizione delle cose. (22. Gen. 1821.).

[1055,3]  L'incredulità in qualunque genere è spesso propria di chi poco sa, e poco ha pensato, per lo stesso motivo per cui questi tali non conoscono o si trovano imbrogliati nel trovar la cagione o il modo come possano esser vere tante cose che non possono negare. Conoscendo poche cose conoscono un piccol numero di cagioni, un piccol numero di possibilità, un piccol numero di maniere di essere, o di accadere ec. un piccol numero di verisimiglianze. Chi oltre il sapere e il pensar poco, non ragiona, facilmente crede, perchè non si cura di cercare come quella cosa possa essere. Ma chi, quantunque sapendo e pensando poco, tuttavia ragiona, o si picca di ragionare, non vedendo come una cosa possa essere, e sapendo che quello che non può essere, non è, non la crede; e questo non in sola apparenza, o per orgoglio, affettazione di spirito ec. ma bene spesso in buona coscienza, e naturalmente. (17. Maggio 1821.).

[1391,1]  Ho detto in un pensiero a parte p. 1055 come l'incredulità spesso derivi da piccolezza di spirito. Aggiungo ora com'ella viene assai spesso da ostinazione, non solo di volontà, ma anche di spirito, il che è segno della sua piccolezza, la quale influisce poi anche sulla volontà e sulle determinazioni. È assai comune il vedere  1392 una persona ostinarsi immobilmente a negare una verità di fatto, o affermare una falsità di fatto, senza mai lasciarsi entrar nella mente un solo sospetto di potersi essere ingannato nel vedere ec. ec. Insomma l'incredulità bene spesso, anzi il più d'ordinario, non deriva se non da somma e stoltissima credulità. Per la credulità il piccolo spirito si persuade siffattamente della verità e certezza de' suoi principii, del suo modo di vedere e giudicare, delle impossibilità ch'egli concepisce ec. che tutto quello che vi ripugna, gli sembra assolutamente falso, qualunque prova v'abbia in contrario; perchè la credulità che immobilmente lo attacca alle precedenti sue idee, lo stacca dalle nuove, e lo fa incredulissimo. E così l'eccesso di credulità causa l'eccesso d'incredulità, e impedisce i progressi dello spirito ec. Gli uomini più persuasi d'una cosa, sono i più difficili a persuadersi, se non si tratta di persuasioni affatto consentanee alle sue prime ec. V. se vuoi, la p. 1281. principio. (26. Luglio 1821.).

[1392,1]  Piccolissimo è quello spirito che non è capace o è difficile al dubbio. Le ragioni le ho dette nel pensiero precedente, e in quello al quale esso serve di giunta. (27. Luglio 1821.).