22. Gen. 1821.
[539,1] Ma non perciò è segno di molto talento il soler sempre
e subito determinarsi a non credere (come anche a non fare). Anzi perciò appunto
è indizio di piccolo spirito. Il non credere, è una determinazione: e gli uomini
veramente sapienti, e profondi, ed esperti, sanno quante cose possano essere,
quanto sia difficile il negare, quanto sia vero che dall'incertezza e oscurità
delle cose, dalla difficoltà di affermare, deriva necessariamente anche quella
di negare, cioè affermare che una cosa non è, genere anch'esso di affermazione.
E però se una cosa non manca affatto di prova, o di prova sufficiente a muover
dubbio, o s'ella non è del tutto assurda, o riconosciuta evidentemente da lui
stesso per falsa o col fatto, o colla ragione; eccetto in questi casi,
540 il vero saggio e filosofo e conoscitore delle cose
(in quanto sono conoscibili), ἐπέχει καὶ διασκέπτεται, e ritiene come l'assenso
così anche il dissenso. Ma uomini di non molto ingegno, bensì di molta
apparenza, o desiderio di essa apparenza, credono mostrar talento quando al
primo aspetto di una proposizione o cosa non ordinaria, o difficile a credere (o
non concorde colle loro opinioni e principii, o non ben dimostrata o fondata),
si determinano subito a non credere. E se ne compiacciono seco stessi, e si
credono forti di spirito, perchè sanno {determinatamente} e prontamente non credere, quando è tutto
l'opposto. E se bene in questo si mescola spesse volte l'ostentazione, non è
però che non lo facciano ordinariamente di buona fede, e con verità, e che
l'interno non corrisponda alle parole. Giacchè hanno veramente questa facilità di risolversi a non credere.
Perchè appunto sono lontani dalla vera e perfetta sapienza, e cognizione delle
cose. (22. Gen. 1821.).