Latinità bassa può somministrar molto alla lingua italiana.
Late Latin has much to offer the Italian language.
952,1953,1 1031,1 1317,1 1222[953,1] Osservo ancora che l'italiano è derivato dalla
corruzione del latino, così che le parole e i modi della bassa latinità, se sono
barbare rispetto al latino, nol sono all'italiano; e la bassa latinità è una
fonte ricchissima e adattatissima anch'essa alla nostra lingua, ed io posso
dirlo con fondamento per osservazione ed esperienza particolare che ne ho fatto,
e cura che ci ho posto. Quante parole infatti dell'ottima lingua italiana,
appartengono precisamente alla bassa latinità! Nè bisogna discorrere
pregiudicatamente e considerar come barbaro assoluto quello ch'è solo barbaro
relativo. Per esempio
954 l'antica lingua persiana, cioè
prima che fosse inondata da parole arabe per
effetto della conquista della Persia fatta
dai Califi e dagl'immediati successori di Maometto,
*
fu lingua purissima,
{fu scritta purissimamente ebbe gran cura della
purità nella scrittura,} ed ebbe autori Classici non meno stimati {in
Oriente una volta}
*
per la purità della
lingua, di quello che il fosse
Menandro fra i greci.
(ma de' cui scritti la più gran parte è perita).
*
E Firdosi nel suo
Shahnamah, e molti de' suoi
contemporanei, si vantano di usare il pretto Persiano, e di esser
mondi da ogni parola araba o forestiera.
*
(così {che} nel Dizionario di Richardson mancano nove decimi delle parole da essi
usate, per esser questo Dizionario fatto
per la lingua e i dialetti persiani moderni.)
{Articolo del Monthly Magazine nello Spettatore di Milano 15. Ottob. 1816. Quaderno
62. p. 78-79. intitolato Lingua
Persiana. Parte straniera.} Ora
qualunque purissima parola persiana, o di qualunque purissima lingua d'oriente,
antica o moderna, parrebbe a noi, non solo impura, o barbara, ma intollerabile,
{suonerebbe peggio che barbaramente, e ci saprebbe più
che barbara nelle lingue nostre.} Così dunque se le parole della bassa
latinità riescono barbare nel latino, non si debbono stimare nè barbare nè
impure in italiano, il quale deriva dalla bassa latinità più immediatamente che
dalla alta. {+Altrimenti si dovranno stimar barbare tante parole purissime e
italianissime che derivano dalla bassa latinità (e così dico francesi
ec.), e come tali sono registrate ne' Glossari
latinobarbari.}

[1031,1] Che la lingua italiana massimamente e
proporzionatamente la spagnuola ancora e la francese, come spiegherò poi, sieno
derivate dall'{antico} volgare latino, si dimostra non
solo coi fatti {oscuri,} e coll'erudizione {recondita,} ma col semplice ragionamento sopra i fatti
notissimi e certi, e sopra la natura delle cose. La lingua italiana è derivata
dall'antica latina, e questo è palpabile. La lingua italiana è una lingua
volgare. Ma nessuna lingua volgare deriva da una lingua scritta e propria della
letteratura, se non in quanto questa lingua scritta partecipa della medesima
lingua parlata, e parlata volgarmente. La lingua latina scritta differiva
moltissimo dalla parlata, e ciò si rileva sì dall'indole del latino scritto che
non poteva mai esser volgare, sì dalla testimonianza espressa di Cicerone. Dunque se la lingua italiana è
derivata dalla latina, e la italiana non è semplicemente scritta o letterata, ma
volgare e parlata, non può esser derivata dal latino scritto, ma è derivata dal
latino volgare.
[1317,1] I termini della filosofia scolastica possono in gran
parte servire assaissimo alla moderna, o presi nel medesimo loro significato
(quantunque la moderna avesse altri equivalenti), il che non farebbe danno alla
precisione, essendo termini conosciuti nel loro preciso valore; o torcendolo un
poco senz'alcun danno della chiarezza ec. E questi termini si confarebbero
benissimo all'indole della lingua italiana, la quale ne ha già tanti, {e} i cui scrittori antichi, cominciando da Dante, hanno tanto adoperato detta
filosofia, ed introdottala nelle scritture più colte ec. oltre che derivano
tutti o quasi tutti dal latino,
1318 o dal greco
mediante il latino ec. Anche per questa parte ci può essere utilissimo lo studio
del latino-barbaro, ed io so per istudio postoci, quanti di detti termini,
andati in disuso, rispondano precisamente ad altri termini della filosofia
moderna, che a noi suonano forestieri e barbari; e possano essere precisamente
intesi da tutti nel senso de' detti termini recenti: e così quanti altri ve ne
sarebbero adattatissimi, {e utilissimi,} ancorchè non
abbiano oggi gli equivalenti ec. ec. {anzi tanto più.}
Aggiungete che benchè andati in disuso negli scrittori filosofi moderni, gran
parte di detti termini è ancora in uso nelle scuole, o in parte di esse, e per
questa e per altre ragioni, sono di universale e precisa e chiara intelligenza.
(13. Luglio 1821.)
{{v. p.
1402.}}
[1221,2] Ed è ben ragionevole che la filosofia divenuta
scienza così profonda, sottile, accurata, {+ed appresso a poco uniforme e concorde da per tutto (a
differenza delle antiche filosofie), e, quel ch'è notabilissimo nel nostro
proposito, sempre più chiara e certa nelle sue nozioni, e
determinata,} abbia
1222 i suoi termini
stabili e universalmente uniformi, massime in tanta uniformità, e stretto
commercio d'europa: quando anche le vecchie, informi
{{ed oscure,
incerte, mal determinate,}} e sciocche filosofie che s'insegnavano
nelle scuole, ebbero la loro nomenclatura stabile e universale, fuor di cui non
sarebbero state intese in nessuna parte d'europa, {benchè tanto meno uniforme ed unita fra se.} Di questi
termini dell'antica filosofia, di questi termini scolastici universalmente
adoperati ne' bassi tempi e fino agli ultimi secoli, abbonda la lingua italiana.
E perchè ebbero la fortuna d'essere usati da' nostri vecchi, perciò questi
termini, quantunque derivati da barbare origini, e appartenenti a scienze che
non erano scienze, si chiamano purissimi in italia; e i
termini dell'odierna filosofia, derivati dalla massima civiltà
d'europa, appartenenti alla prima delle scienze, e
questa condotta a sì alto grado, si chiamano impurissimi, perchè ignoti agli
antichi; quasi che a noi toccasse il venerare e il conservare, e non lo scusare
per l'una parte, per l'altra discacciare l'ignoranza antica. E che l'ignoranza
de' passati dovesse esser la misura e la norma del sapere dei presenti.
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