[2775,1] 2. Molte radici {+(o primitive o secondarie)} di vocaboli greci che
non si trovano nel greco, o non sono in uso, {quantunque lo
fossero già,} si conservano nel latino, e sono usitate. Può servir
d'esempio la voce do, radice del verbo δίδωμι, il
quale non è nè anomalo nè difettivo come ho detto di sopra. Ma δίδωμι è
veramente lo stesso do (non un suo derivato) alterato,
{cioè} duplicato ed inflesso alla maniera greca.
῾Aρπάζω si è un vero derivato di ἅρπω, il quale però non si trova ne' greci, o è
rarissimo e solamente poetico. Ben si trova il suo participio fem. sostantivato
ἅρπυιαι, che nella 2.da iscrizione triopea, è
2776
adoperato in forma aggettiva. I latini hanno rapio,
che per metatesi è appunto il tema ἅρπω. Nello Scapula trovo senza esempio ἁρπῶ ed ἁρπῶμαι. Questo
sarebbe contrazione di ἁρπάω (v. Schrevel. in ἁρπω), del quale ἁρπάζω non sarebbe un derivato ma quasi
un'inflessione, come da πειράω, πειράζω. Ma di ἁρπάω non può venire ἅρπυιαι,
bensì ἁρπηκυῖαι o ἡρπηκυῖαι. {{V. p.
2786.}}
[2786,1]
Alla p. 2776.
La voce ἁρπυῖαι properispómena può benissimo essere un {antico} participio di un verbo ἅρπω {+(v. la p. 2826, marg.)} come εἰκυῖα di εἴκω, εἰδυῖα di
εἴδω per sincope di εἰδηκυῖα, da εἴδα sincope di εἴδηκα. Non così di ἁρπάω al
quale non può in nessun modo appartenere. {Altri vogliono, ed è verisimile, che εἰδώς, ἑστώς, βεβώς
{ec.} sieno participi preteriti perfetti medii.
V. p. 2975. e lo Scapula in Mέλει.} Che se i grammatici fanno questa voce
ἁρπυῖαι proparossítona, scrivendo ἅρπυιαι, 1. non tutti così fanno, e v. Schrevel. e Forcell. in Harpyiae: 2.
può ben essere che questa voce sia proparossítona ne' due luoghi dell'odissea, e
in quello della teogonia, {(v. 267.)} ne' quali
è usurpata per antonomasia, come vuole il Visconti che sia nell'odissea, o per nome appellativo,
come è nella Teogonia: perciocchè perduta la sua forma e
significazione di participio, e ridotta a sostantivo,
2787 e mutato uso, condizione e significato, non è maraviglia ch'esso
muti l'accentazione come accade in altre mille parole. Ma tale ancora, ella si
riconosce per un participio femminino, il quale non può venire se non da ἅρπω
parossítono, e non da ἁρπῶ, nè da ἁρπάω nè da ἁρπάζω, e il cui mascolino sarebbe
ἁρπώς. E nel luogo delle iscrizioni triopee, dov'ella è aggettivo, io son
d'opinione che vada scritta properispómena. Non so come la scriva il Visconti: {la lapide non
ha accenti.} 3. Ognun sa che in queste materie degli
accenti, come {in} tante altre, non è da prestar gran
fede ai grammatici che abbiamo, benchè greci, e ch'essi sono stati corretti
cento volte dagli eruditi moderni colla più accurata osservazione
dell'antichità; delle origini, delle derivazioni, delle analogie, della ragion
grammaticale della lingua greca. E se ciò accade anche nelle cose che
appartengono alla lingua di Tucidide o
di Platone, quanto minor forza avrà
un'obbiezione
2788 fondata sull'autorità di sempre
recenti e semibarbari e poco dotti grammatici in materie così antiche, come è
questa; nella quale poi in particolare, i grammatici, secondo il Visconti, errarono nella stessa
significazione della parola, pigliando per démoni alati, per tempeste, procelle,
venti ec. (v. lo Scapula e il Tusano) quelle che, secondo il Visconti, non erano altro che le Parche.
[2918,1] Da quello che ho detto p. 2789-90. si rileva che il nostro aggettivo ratto, non è se non il participio raptus, e che questo dovette essere usato dagli antichi latini e
volgarmente, in senso di veloce, come ratto fra noi.
Perocchè dire che questo sia nato dall'avverbio italiano ratto, e quest'avverbio da raptim, onde ratto per veloce venga da
raptim è derivazione o formazione priva d'ogni
esempio. E per lo contrario è certissimo che ratto
avverbio viene da ratto aggettivo, anzi è lo stesso
aggettivo neutralmente e avverbialmente posto, il che è proprietà ed uso della
nostra lingua di fare, come alto, forte, (anche i francesi fort avverbio e
aggettivo) presto, tosto,
{piano} e mill'altri, per
altamente ec. Anzi è in libertà dello scrittore o
parlatore italiano di far così de' nuovi avverbi dagli aggettivi,
2919 non già viceversa. V. il Forcell.
in Rapio col. 1. fine, Rapto fine, Raptus l'esempio di Claudiano. Gli spagnuoli similmente
hanno p. e. demasiado avv. e aggett. ec. (8.
Luglio 1823.).
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