[1207,1]
1207 Quante cose si potrebbero dire circa l'infinita
varietà delle opinioni e del senso degli uomini, rispetto all'armonia delle
parole. Lascio i diversissimi e contrarissimi giudizi dell'orecchio sulla
bellezza esterna delle parole, secondo le diversissime lingue, climi, nazioni,
assuefazioni; {+ed intorno alla dolcezza,
alla grazia, sì delle parole, che delle lettere e delle pronunzie ec. In un
luogo parrà graziosa una pronunzia forestiera, in un altro sgraziata quella,
e graziosa un'altra pur forestiera; secondo i differenti contrasti colle
abitudini di ciascun paese o tempo, contrasti che ora producono il senso
della grazia, ora l'opposto ec. ec. V. p. 1263.} Lascio le differentissime armonie de' periodi
della prosa parlata o scritta, secondo, non solamente le diverse lingue e
nazioni e climi, ma anche i diversi tempi, e i diversi scrittori o parlatori
d'una stessa lingua e nazione, e d'un medesimo tempo. Osserverò solo alcune cose
relative all'armonia de' versi. Un forestiero o un fanciullo balbettante,
sentendo versi italiani, non solo non vi sente alcun diletto all'orecchio, ma
non si accorge di verun'armonia, nè li distingue dalla prosa; se pure non si
accorge e non prova qualche piccolo, anzi menomo diletto nella conformità
regolare della loro cadenza, cioè nella rima. La quale sarebbe sembrata
spiacevolissima e barbara agli antichi greci e latini, ec. alle cui lingue si
poteva adattare niente meno che alle nostre, ed a quelle stesse forme di versi
che usavano, che bene spesso o somigliano, o sono a un dipresso le medesime che
parecchie delle nostre, massimamente italiane. E di più sarebbe stata loro più
facile, stante il maggior numero di consonanze che avevano, ed anche
1208 il maggior numero di parole, considerando se non
altro (per non entrare adesso nel paragone della ricchezza) l'infinita copia e
varietà delle inflessioni di ciascun loro verbo o nome ec. Così che avrebbero
potuto usar la rima meglio di noi, e più gradevolmente, cioè più naturalmente,
forzando meno il senso, il verso, l'armonia della sua struttura, il ritmo, ec. E
nondimeno la fuggivano tanto quanto noi la cerchiamo, ed a noi stessi, avvezzi
all'armonia de' loro versi, parrebbero barbari e disgustosi ponendovi la
rima.
[1907,1] Ne' versi rimati, {+per quanto la rima paia spontanea, e sia lungi dal
parere stiracchiata,} possiamo dire per esperienza di chi compone, che
il concetto è {mezzo} del poeta, mezzo della rima, e
talvolta un terzo di quello, e due di questa, {+talvolta tutto della sola rima. Ma ben pochi son quelli
che appartengono interamente al solo poeta, quantunque non paiano stentati,
anzi nati dalla cosa.}
(13. Ott. 1821.).
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