[107,1] Il riso dell'uomo sensitivo e oppresso da fiera
calamità è segno di disperazione già matura. {{V. p.
188.}}
[188,1] Notate che ne' pazzi i più malinconici e disperati, è
naturalissimo e frequente un riso stupido e vuoto, che non viene da più lontano
che dalle labbra. Vi prenderanno per la mano con guardatura profondissima, e nel
lasciarvi vi diranno addio con un sorriso che parrà
più disperato e più pazzo della stessa disperazione e pazzia. Cosa però
notabilissima anche nei savi ridotti alla intiera disperazione della vita, e
massimamente dopo concepita una risoluzione estrema, che li fa riposare appunto
in questa estremità d'orrore, e li placa, come già sicuri della vendetta sopra
la fortuna e se stessi. (26. Luglio 1820.).
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