[1356,2] È cosa già nota che la letteratura e poesia vanno a
ritroso delle scienze. Quelle ridotte ad arte isteriliscono, queste prosperano;
quelle giunte a un certo segno, decadono, queste più s'avanzano, più crescono;
quelle sono sempre più grandi più belle più maravigliose presso gli antichi,
queste presso i moderni; quelle più s'allontanano dai loro principii, più
deteriorano, finchè si corrompono, queste più son vicine ai loro principii più
sono imperfette, deboli, povere, e spesso stolte. La cagione è che il principal
fondamento di quelle è la natura, la quale non si perfeziona (fuorchè ad un
certo punto) ma si corrompe; di queste la ragione la quale ha bisogno del tempo
per crescere, ed avanza in proporzione de' secoli, e dell'esperienza. La qual
esperienza è maestra della ragione, nutrice, {educatrice} della ragione, e omicida della natura. Così dunque accade
rispetto alle lingue.
1357 Quelle qualità loro che
giovano per l'una parte alla ragione, e per l'altra da lei dipendono, si
accrescono e perfezionano col tempo; quelle che dipendono dalla natura,
decadono, si corrompono, e si perdono. Quindi le lingue guadagnano in
precisione, allontanandosi dal primitivo, guadagnano in chiarezza, ordine,
regola ec. Ma in efficacia, varietà ec. e in tutto ciò ch'è bellezza, perdono
sempre quanto più s'allontanano, da quello stato che costituisce la loro
primitiva forma. La combinazione della ragione colla natura accade quando elle
sono applicate alla letteratura. Allora l'arte corregge la rozzezza della
natura, e la natura la secchezza dell'arte. Allora le lingue sono in uno stato
di perfezione relativa. Ma qui non si fermano. La ragione avanza, e avanzando la
ragione, la natura retrocede. L'arte non è più contrabbilanciata. La precisione
predomina, la bellezza soccombe. Ecco la lingua che avendo perduto il suo
primitivo stato di natura, e l'altro più perfetto di natura regolata, o vogliamo
dire formata, cade
1358 nello stato geometrico, nello
stato di secchezza, e di bruttezza. (La lingua francese nella sua formazione, si
accostò fin d'allora, per le circostanze del tempo, a quest'ultimo stato, perchè
prevalse in essa la ragione, e l'equilibrio fra l'arte e la natura, nella lingua
francese non vi fu mai, o non mai perfetto.) I filosofi chiamano questo stato,
stato di perfezione, i letterati, stato di corruzione.
[1708,1] Da ciò che altrove ho detto pp. 1531-33 di
Machiavello
Galileo ec. che travagliarono a
distruggere la propria fama, si può confermare e amplificare la sentenza di Cic. circa la gloria, nel Sogno di
Scipione.
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