[1247,2] 3. Gridino a piacer loro i mezzi filosofi. Ricchezza
che importi varietà, bellezza, espressione, efficacia, forza, {brio, grazia, facilità, mollezza,} naturalezza, non
l'avrà mai, non l'ebbe e non l'ha veruna lingua, che non abbia moltissimo,
1248 e non da principio soltanto, ma continuamente
approfittato ed attinto al linguaggio popolare, non già scrivendo come il popolo
parla, ma riducendo ciò ch'ella prende dal popolo, alle forme alle leggi
universali della sua letteratura, e della lingua nazionale. La precisione
filosofica non ha punto che fare con veruna delle dette qualità: e la ricchezza
filosofica {e logica,} cioè di parole precise ec. e di
modi geometrici ec. serve bensì al filosofo, è una ricchezza, ed è necessaria,
ma non importa veruna delle dette qualità, anzi serve loro di ostacolo, e bene
spesso, com'è avvenuto al francese, ne spoglia quasi affatto quella lingua, che
già le possedeva. Tutte le dette qualità sono principalissimamente proprie
dell'idioma popolare; e se la lingua italiana {{scritta,}} si distingue in ordine ad esse qualità, fra tutte le altre
moderne; se è ricca {fra tutte le moderne, ed anche le
antiche} di quella ricchezza che produce e contiene le dette qualità;
ciò proviene dall'aver la lingua italiana scritta (forse perchè poco ancora
applicata alla filosofia, e generalmente poco moderna), attinto più, e più
durevolmente che qualunque altra, al linguaggio popolare. Le ragioni per cui
questo linguaggio, abbia sempre, e massime in un popolo vivacissimo, {sensibilissimo, e suscettibilissimo,} le dette qualità,
più
1249 che qualunque altro linguaggio, sono
abbastanza manifeste da se. Quella ricchezza proprissima della lingua italiana,
e maggiore in lei che nella stessa greca e latina, della quale ho parlato pp. 1240-42. non da altro deriva che
dall'idioma popolare, giudiziosamente e discretamente applicato dagli scrittori
alla letteratura.
Francesi.1240,1