[1256,1]
1256 Se intorno alla bellezza umana, molte cose si
trovano nelle quali o tutti o quasi tutti gli uomini convengono, questo non è
giudizio, ma senso, inclinazione ec. ec. e non ha che fare col discorso astratto
e metafisico della bellezza. Le donne che Omero chiama βαϑύκολποι (Il. σ. (18.) v. 122. 339. ω. (24.) v. 215.
Hymn. in
Vener. 4. v. 258. quivi delle ninfe montane.) parranno a
tutto il mondo più belle delle contrarie. La cagione è manifesta, e non accade
dirla. Certo non è questa nè il tipo della bellezza, nè un'idea innata, nè un
giudizio, una ragione ec. I fanciulli staranno molto tempo ad avvedersi che
quella qualità che ho detto sia bellezza, e a far distinzione di beltà fra una
donna che l'abbia, e un'altra che ne sia priva. Nè solo i fanciulli, ma anche i
giovani mal pratici, e poco istruiti di certe cose, quantunque assuefatti a
vedere; i giovani modestamente educati ec.; del che interrogo la testimonianza
di molti. Le donne tarderanno assai più ad avvedersi di questa cosa, e non
concepiranno per lungo tempo nè giudizio nè senso di bellezza differente, fra
due donne ec. {{V.
p. 1313. fine.[p.
1315]}}