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[3097,2]  È proprio degli uomini l'ammirar la fortuna e il buon successo delle intraprese, l'essere strascinati da questo e da quella alla lode, e per lo contrario dalla mala sorte e dal tristo esito al biasimo, l'esaltare chi ottenne quel che cercò, il deprimere chi non l'ottenne, lo stimar colui superiore al generale, costui uguale o inferiore,  3098 il credersi minor di quello e da lui superato, maggior di questo od uguale; in somma il distribuir la gloria secondo la fortuna. Questa proprietà degli uomini {di tutti i tempi} avea maggior luogo che mai negli antichi. L'esser fortunato era la somma lode appo loro. (V. fra l'altre p. 4119 p. 4240 p. 4309 la p. 3072. fine {+e p. 3342.}) E ciò per varie cagioni. Primieramente la fortuna non si stimava mai disgiunta dal merito, per modo ch'eziandio non conoscendo il merito, ma conoscendo la fortuna d'alcuno, si reputava aver bastante argomento per crederlo meritevole. Come negli stati liberi pochi avanzamenti si possono ottenere senz'alcuna sorta di merito reale, e come gli antichissimi popoli nella distribuzione degli onori, delle dignità, delle cariche, dei premi, avevano ordinariamente riguardo al merito sopra ogni altra cosa, così e conseguentemente stimavano che gli Dei non compartissero i loro favori, che la fortuna non si facesse amica, se non di quelli che n'erano degni: talmente che anche i doni naturali come la bellezza e la forza si stimavano compagni  3099 ed indizi de' pregi dell'animo e de' costumi, e la stessa ricchezza o nobiltà e l'altre felicità della nascita cadevano sotto questa categoria. Secondariamente, non supponendo gli antichi maggiori beni che quelli di questa vita, fino a credere che i morti, anche posti nell'Elisio, s'interessassero più della terra che dell'Averno, e che gli Dei fossero più solleciti delle cose terrene che delle celesti, ne seguiva che considerassero la felicità come principalissima parte di lode, perocchè il merito infelice come può giovare a se o agli altri? e come può parer {buono e} grande quello ch'è inutile? e se il merito era infelice, come poteva risplendere? e non risplendendo e non giovando in questa terra e per questa vita, dove, secondo le antiche opinioni, avrebbe acquistato luce e splendore? dove e a che cosa avrebbe giovato?