[3141,1]
Turno non occupa
se non pochissima parte dell'Eneide, e riesce
così poco interessante che certo la sua sventura e morte non ha mai tratto ad
alcuno un sospiro. Gli Eroi de' Barbari nella Gerusalemme sono
appostatamente {più d'uno} e di ugualissimo pregio,
{#1. Argante, Clorinda,
Solimano. Questi ed Argante sono anche
espressamente emuli, ma tutti tre pari di valore. Altri eroi
degl'infedeli non v'ha nella Gerus.
v. p. 3525.}
sicchè l'interesse non si determina per alcuno di loro, nè della loro morte o
calamità niuno si compiange, nè a veruna di queste morti o calamità tendono le
fila del poema. Di più il Tasso,
stante lo spirito del suo tempo, {+e stante che in quel caso pareva che la Religione
interdicesse, come suole, e confondesse colla empietà
l'imparzialità,} non potè a meno di rappresentare con
tratti odiosi (in alcuno più in altri manco, ma generalmente, {e
massime in Solimano ed Argante,} odiosi) i nemici de'
Cristiani. Quindi nella presa di Gerusalemme niuno sente
per niun modo la sventura e il disastro di quella città infedele, nè
3142 la presa è descritta {o
narrata} con intenzione di muovere a compatimento, nè in maniera da
poterne mai cagionare nè meno a caso. {+Altrettanto dicasi delle sconfitte degli eserciti maomettani o pagani.
E} similmente si discorra dell'altre moderne epopee.