[3789,1] Tutto questo discorso esclude una società stretta,
non solo dalla specie umana, ma da tutte le specie viventi; tanto però
maggiormente, quanto elle sono in maggior grado viventi, {#1. contro quello che si presume,} e quindi hanno
più vivo amor proprio, e {quindi} più vive passioni e
più vivo e maggiore odio verso altrui. Il che vuol dire che il detto discorso
esclude la società stretta, dalla specie umana massimamente. Venendo ora più da
presso a mostrare quanto sia vero che l'odio verso gli altri, specialmente verso
i simili, è
3790 assai maggiore nell'uomo che negli
altri animali, e quindi l'uomo è il più insociale di tutti gli animali, perchè
una società stretta di uomini, al comune degl'individui che la compongono, nuoce
assai più che non farebbe in niun'altra specie; considereremo la guerra, male
affatto inevitabile in una società stretta di uomini, e niente accidentale, al
che dimostrare se non bastasse l'esperienza di tutte le nazioni e di tutti i
secoli, sì dee bastare il riflettere che siccome una stretta società pone
necessariamente in atto l'odio naturale degl'individui verso gl'individui simili
nel modo e per le cagioni mostrate di sopra, altrettanto ella fa necessariamente
fra classe e classe, ceto e ceto, ordine ed ordine, compagnia e compagnia,
popolo e popolo. E come la guerra nasca inevitabilmente da una società stretta
qual ch'ella sia, nótisi che non v'ha popolo sì selvaggio e sì poco corrotto, il
quale avendo una società, non abbia guerra, e continua e crudelissima. Videsi
questo, per portare un esempio, nelle selvatiche nazioni
d'America, tra le quali non v'aveva così piccola e
incolta e povera borgatella di quattro capannucce, che non fosse in continua e
ferocissima guerra con questa o quell'altra simile borgatella vicina, di modo
che di tratto in tratto le borgate intere scomparivano, e le intere provincie
erano spopolate di uomini per man dell'uomo, e immensi deserti si vedevano e
veggonsi ancora da' viaggiatori, dove pochi vestigi di coltivazione e di luogo
anticamente o recentemente abitato,
3791 attestano i
danni, la calamità, e la distruzione che reca alla specie umana l'odio naturale
verso i suoi simili posto in atto e renduto efficace dalla società. {+Vedi l'op. cit. da me a p.
3795., passim, e sommariamente nel cap. 116.} E
certo non v'ha nè v'ebbe al mondo così piccola e remota isoletta, {così scarsa} d'abitatori, e così poco di costumi
corrotta, dove tra quelle decine d'abitanti umani stretti in società, non sia
stata e non sia {divisione,} discordia e guerra
mortalissima, e diversità di {parti e moltiplicità di}
nazioni. Come sia nata e dovesse necessariamente nascere la guerra tra gli
uomini, l'ho detto p. 2677. segg.
dove si può vedere che la colpa di questo nascimento è tutta della società
stretta, posta la quale, ei non poteva mancare. E tanto è l'odio dell'uomo verso
l'uomo, e tanto il danno che inevitabilmente ne nasce in una società stretta,
che la divisione in popoli diversi, e la nimistà tra popolo e popolo, posta una
società stretta, è piuttosto utile che dannosa al genere umano, tenendo lontana
la {molto} più terribile e fiera guerra intestina, sia
aperta, come ho detto nel citato
luogo, sia la coperta guerra dell'egoismo, che infelicita tutti
gl'individui d'una stessa nazione, gli uni per opera degli altri, come
lungamente ho disputato pp.
872. sgg. parlando dell'utilità dell'amor patrio e nazionale e quindi
dell'odio verso gli estrani, e del danno che nasce dalla mancanza di nazionalità
e dal preteso amore universale ec. Il tutto, supposta una società stretta, e che
questa non si possa più (come già non puossi) evitare.