[3922,1] Ma oltre di tutto ciò, bisogna accuratamente
distinguere la forza dell'animo dalla forza del corpo. L'amor proprio risiede
nell'animo. L'uomo è tanto più infelice generalmente, quanto è più forte e viva
in lui quella parte che si chiama animo. Che la parte detta corporale sia più
forte, ciò per se medesimo non fa ch'egli sia più infelice, nè accresce il suo
amor proprio, se non in quanto il maggiore o minor vigore del corpo è per certe
parti {+e rispetti, e in certi
modi,} legato e corrispondente e proporzionato a quello della parte
chiamata animo. Ma nel totale e sotto il più de' rispetti, tanto è lungi che la
maggior forza del corpo sia cagione di maggiore amor proprio e infelicità, che
anzi questa e quello sono {naturalmente} in ragione
inversa della forza propriamente corporale, sia abituale sia passeggera. L'amor
proprio e quindi l'infelicità sono in proporzione diretta del sentimento della
vita. Ora accade, generalmente e naturalmente parlando, che ne' più forti di
corpo la vita sia bensì maggiore, ma il sentimento della vita minore, e tanto
minore quanto maggiore si è e la somma della vita e la forza. Ne' più deboli
{di corpo} viceversa. O volendoci esprimere in
altro modo, e forse più chiaramente, ne' più forti
3923
di corpo la vita esterna e{è} maggiore, ma l'interna è
minore; e al contrario ne' più deboli di corpo. Infatti è cosa osservata che
generalmente, naturalmente, e in parità di altre circostanze, le nazioni e
gl'individui più deboli di corpo sono più disposti e meno impediti a pensare,
riflettere, ragionare, immaginare, che non sono i più forti; e un individuo
medesimo lo è più in uno stato e tempo di debolezza corporale o di minor forza,
che in istato di forza corporale, o di forza maggiore. Gli uomini sensibili, di
cuore, di fantasia; insomma di animo mobile, suscettibile, e più vivo in una
parola che gli altri, sono delicati e deboli di complessione, e ciò così
ordinariamente, che il contrario, cioè molta e straordinaria sensibilità ec. in
un corpo forte, sarebbe un fenomeno. {#2.
V. p. 3945.} La vita
è il sentimento dell'esistenza. Questo è tutto in quella parte dell'uomo, che
noi chiamiamo spirituale. Dunque la maggiore o minor vita, e quindi amor proprio
e infelicità, si dee misurare dalla maggior forza non del corpo ma dello
spirito. E la maggior forza dello spirito consiste nella maggior delicatezza,
finezza ec. degli organi che servono alle funzioni spirituali. Delicatezza
d'organi difficilmente si trova in una complessione non delicata; e viceversa
ec. La delicatezza del fisico interno corrisponde naturalmente ed è accompagnata
da quella dell'esterno. Di più la forza del corpo rende l'uomo più materiale, e
quindi propriamente parlando, men vivo, perchè la vita, cioè il sentimento
dell'esistenza, è nello spirito e dello spirito. {+Così le passioni ed azioni, le sensazioni e piaceri
{ec.} materiali, tanto più quanto sono più
forti; {#1. (rispettivamente alla
capacità ed agli abiti fisici e morali, ec. dell'individuo)}; le
attuali attualmente, le abituali abitualmente.} Le sensazioni
materiali in un corpo forte, o in un individuo che per esercizio o per altra
3924 cagione ha acquistato maggior forza corporale
ch'ei non aveva per natura, o in un corpo debole che si trovi in passeggero
stato di straordinaria forza, sono più forti, ma non perciò veramente più vive,
anzi meno perchè più tengono del materiale, e la materia (cioè quella parte
delle cose e dell'uomo che noi più peculiarmente chiamiamo materia) non vive, e
il materiale non può esser vivo, e non ha che far colla vita, ma solo colla
esistenza, la quale considerata senza vita, non è capace nè di amor proprio nè
d'infelicità. Così la materia non è capace di vita, e una cosa, un'azione, una
sensazione ec. quanto è più materiale, tanto è men viva. Insomma ciascuna specie
di viventi rispetto all'altre, ciascuno individuo rispetto a' suoi simili,
ciascuna nazione rispetto all'altre, ciascuno stato dell'individuo sia naturale,
sia abituale, sia attuale e passeggero, rispetto agli altri suoi stati, quanto
ha più del materiale, e meno dello spirituale, tanto è, propriamente parlando,
men vivo, tanto meno partecipa della vita e per quantità e per intensità e
grado, tanto ha minor somma e forza di amor proprio, e tanto è meno infelice.
Quindi tra' viventi le specie meno organizzate, avendo un'esistenza più
materiale, e meno di vita propriamente detta, sono meno infelici. Tra le nazioni
{umane} le settentrionali, più forti di corpo, men
vive di spirito, sono meno infelici delle meridionali. Tra gl'individui umani i
più forti di corpo, men delicati di spirito, sono meno infelici. Tra' vari stati
degl'individui, quello p. e. di ebbrietà, benchè più vivo quanto al corpo,
essendo però men vivo quanto
3925 allo spirito (che in
quel tempo è obruto dalla materia, e le
sensazioni spirituali dalle materiali, e le azioni stesse dello spirito, {{benchè più forti ec,}} hanno allora più del materiale
che all'ordinario), e quindi la vita essendo allora più materiale, e quindi
propriamente men vita (come in tempo di sonno o letargo, benchè questo sia
inerte, e l'ebbrietà più svegliata ancora e più attiva talvolta che lo stato sobrio), è meno infelice.
3945,1Memorie della mia vita.Caratteri meridionali e settentrionali.Dolore.Dolore delle sventure ec. è maggiore ne' corpi più
vigorosi.Governi.Ubbriachezza.3945,1