Navigation Settings

Manuscript Annotations:
interlinear {...}
inline {{...}}
attached +{...}
footnote #{...}
unattached {...}
Editorial Annotations:

Correction Normalization

[3921,1]   3921 Dico altrove in più luoghi p. 1382 pp. 2410-14 pp. 2736-39 pp. 3291. sgg. pp. 3835-36 p. 3906 che gli uomini e i viventi più forti o per età o per complessione {o per clima} o per qualunque causa, abitualmente o attualmente o comunque, avendo più vita ec. hanno anche più amor proprio ec. e quindi sono più infelici. Ciò è vero per una parte. Ma essi sono anche tanto più capaci e di azion viva ed esterna, e di piaceri {forti e} vivi. Quindi tanto più capaci di viva distrazione ed occupazione, e di poter fortemente divertire l'operazione {interna} dell'amor proprio e del desiderio di felicità sopra loro stessi e sul loro animo. La qual potenza ridotta in atto è uno de' principalissimi mezzi, anzi forse il principal mezzo di felicità o di minore infelicità conceduto ai viventi. (Io considero quelli che si chiamano piaceri come utili e conducenti alla felicità, solo in quanto distrazioni forti, e vivi divertimenti dell'amor proprio, (chè infatti essi non sono utili in altro modo) e tanto più forti distrazioni, quanto più vivi e forti sono essi piaceri, così chiamati, e maggiore il loro essere di piacere, e la sensazion loro più viva. I deboli sono incapaci di piaceri forti, o solo di rado e poco frequenti, e men forti sempre che non ne provano i vigorosi, perchè la lor natura non ha la facoltà o di sentire più che tanto vivamente, o di sentire piacevolmente quando le sensazioni sieno più che tanto vive.) Se l'uomo forte in qualunque modo, è privo, per qualunque cagione, di piaceri, o di piaceri abbastanza forti, e di sensazioni vive, e di poter mettere in opera la sua facoltà di azione, o di metterla in opera più che il debole, egli è veramente più infelice che il debole, e soffre  3922 di più. Perciò, fra le altre cose, nel presente stato delle nazioni e quanto alla sua natura, i giovani sono generalmente più infelici dei vecchi, e questo stato è più conveniente e buono alla vecchiezza che alla giovanezza. L'uomo forte è meno infelice del debole in uguali dispiaceri e dolori; più infelice s'egli è privo di piaceri, o di piaceri più vivi {e frequenti} che non son quelli del debole. Egli {è} più atto a soffrire, e meno atto a non godere; o vogliamo dire men disadatto all'uno, e più disadatto all'altro.

3928,54037,6Amor proprio.Antichi.Civiltà. Incivilimento.Gioventù.Piacere (Teoria del).Vecchiezza.Vigore corporale.Vitalità. Vigore del corpo. Sensibilità. Se conducano alla felicità. Giovano per la parte dell'azione, e della distrazione dell'amor proprio. Vita esterna, vita interna. Gradi di attitudine alla felicità, considerati nelle diverse specie d'animali, ne' diversi sessi, età, nazioni, stati nazionali o individuali ec. relativamente al vigore o alla debolezza del corpo.Vitalità, Sensibilità. Il grado dell'amor proprio e dell'infelicità del vivente, è in proporzione di esse.1382,23291,13905,1