25[24]. Luglio 1821.
[1382,2] Alla mia teoria
del piacere aggiungi che quanto più gli organi del vivente sono
suscettibili, sensibili, mobili, vivi, insomma quanto è maggiore la vita
naturale del vivente, tanto più sensibile {e vivo} è
l'amor proprio {(ch'è quasi tutt'uno colla vita)} e
quindi il desiderio della felicità ch'è impossibile, e quindi l'infelicità. Così
accade dunque agli uomini rispetto alle bestie, così a queste pure gradatamente,
così agl'individui umani ec. più sensibili, immaginosi ec. rispetto agli altri
individui della stessa specie. E l'uomo {{anche in
natura,}} è quindi ben conseguentemente, il più infelice degli animali
(come vediamo), perciò stesso che ha più vita, più forza e sentimento vitale che
gli altri viventi. (25.[24.] Luglio
1821.).