25. Luglio 1821.
[1384,1]
Alla p. 1367.
fine. Chi vuol vedere che la lingua italiana nel 300 non fu formata
malgrado i 3 sommi sopraddetti, osservi che il Boccaccio, l'ultimo de' tre quanto al tempo, s'ingannò grossamente, e
fece un infelice tentativo nella
1385 prosa italiana,
togliendole il diretto e naturale andamento della sintassi, e
con intricate e penose trasposizioni infelicemente tentando di
darle
*
(alla detta sintassi) il processo della latina.
*
(Monti, Proposta t. 1. p. 231.). Il che dimostra che dunque se in
questi tre sommi si volesse anche riporre il perfezionamento ec. della lingua
italiana poetica, (che è falsissimo) non si può nel trecento riporre, a cagione
de' 3. sommi, quello della lingua italiana prosaica. Ora una lingua senza prosa,
come può dirsi formata? La prosa è la parte più naturale, usuale, e quindi
principale di una lingua, e la perfezione di una lingua consiste essenzialmente
nella prosa. Ma il Boccaccio primo ed
unico che applicasse nel 300 la prosa italiana alla letteratura, senza la quale
applicazione la lingua non si forma, non può servir di modello alla prosa. E
notate ancora che dunque il Boccaccio
ch'era pure sì grande ingegno, scrivendo dopo i 2 grandi maestri sopraddetti, e
dopo tanti altri prosatorelli italiani, s'ingannò di grosso intorno alla stessa
indole della lingua
1386 italiana, intorno alla forma
che le conveniva applicandola alla letteratura, vale a dire insomma alla sua
forma conveniente, o le ne diede una ch'ella ha poi del tutto abbandonata, e che
le divenne subito affatto sconveniente. Dunque la lingua italiana, almeno quanto
alla prosa, ch'è il principale, non era ancora formata; il Boccaccio non valse a formarla, anzi errò di gran
lunga. Come dunque la lingua italiana fu formata dai detti tre? come fu formata
nel 300. se il principale prosatore italiano di quel secolo, e l'unico che
appartenga alla letteratura, non conobbe la sua forma conveniente, e se non può
servire di modello a veruna prosa? (25. Luglio 1821.).