28. Agosto. 1823.
[3291,1]
Alla p. 3282.
Bisogna distinguere tra egoismo e amor proprio. Il primo non è che una specie
del secondo. L'egoismo è quando l'uomo ripone il suo amor proprio in non pensare
{che} a se stesso, non operare che per se stesso
immediatamente, rigettando l'operare per altrui con intenzione lontana e non ben
distinta dall'operante, ma reale, saldissima e continua, d'indirizzare quelle
medesime operazioni a se stesso come ad ultimo ed unico vero fine, {+il che l'amor proprio può ben fare, e
fa.} Ho detto altrove p. 1382
pp. 2410-12
pp. 2736-38
pp.
2752-55 che l'amor proprio è tanto maggiore nell'uomo quanto in esso è
maggiore la vita o la vitalità, e questa è tanto maggiore quanto è maggiore la
forza {+e l'attività dell'animo, e del
corpo ancora.} Ma questo, ch'è verissimo dell'amor proprio, non è nè
si deve intendere dell'egoismo. Altrimenti i vecchi, i moderni, gli uomini poco
sensibili e poco immaginosi sarebbero meno egoisti dei {fanciulli e dei} giovani, degli antichi, degli uomini sensibili e di
forte immaginazione.
3292 Il che si trova essere
appunto in contrario. Ma non già quanto all'amor proprio. Perocchè l'amor
proprio è veramente maggiore assai ne' fanciulli e ne' giovani che ne' maturi e
ne' vecchi, maggiore negli uomini sensibili e immaginosi che ne' torpidi.
{Che l'amor proprio sia maggiore ne'
fanciulli e ne' giovani che nell'altre età, segno n'è quella infinita e
sensibilissima tenerezza verso se stessi, e quella suscettibilità e
sensibilità e delicatezza intorno a se medesimi che coll'andar degli anni e
coll'uso della vita proporzionatamente si scema, e in fine si suol
perdere.} I fanciulli, i giovani, gli uomini sensibili sono assai più
teneri di se stessi che nol sono i loro contrarii. Così generalmente furono gli
antichi rispetto ai moderni, e i selvaggi rispetto ai civili, perchè più forti
di corpo, più forti ed attivi e vivaci d'animo e d'immaginazione (sì per le
circostanze fisiche, sì per le morali), meno disingannati, e insomma
maggiormente e più intensamente viventi.
{Nella stessa guisa discorrasi dei deboli rispetto ai forti e simili.}
(Dal che seguirebbe che gli antichi fossero stati più infelici generalmente de'
moderni, secondo che la infelicità è in proporzion diretta del maggiore amor
proprio, come altrove ho mostrato: p. 1382
pp. 2410-11
pp. 2752-55
pp. 2736-37
pp.
2495-96
p. 2754 ma l'occupazione {e l'uso} delle proprie forze, la distrazione e simili
cose, essendo state infinitamente maggiori in antico che oggidì; e il maggior
grado di vita esteriore essendo stato anticamente più che in
3293 proporzione del maggior grado di vita interiore, resta, come ho
in mille luoghi provato, che gli antichi fossero anzi mille volte meno infelici
de' moderni: e similmente ragionisi de' selvaggi e de' civili: non così de'
giovani e de' vecchi oggidì, perchè a' giovani presentemente è interdetto il
sufficiente uso delle proprie forze, e la vita esterna, della quale tanto ha
quasi il vecchio oggidì quanto il giovane; per la quale e per l'altre cagioni da
me in più luoghi accennate, maggiore presentemente è l'infelicità del giovane
che del vecchio, come pure altrove ho conchiuso pp. 277-80
pp. 2736-38
pp.
2752-55).


[3293,1] Il sacrifizio di se stesso e dell'amor proprio,
qualunque sia questo sacrifizio, non potendo esser fatto (come niun'altra opera
umana) se non dall'amor proprio medesimo, e d'altronde essendo opera
straordinaria, sopra natura, e più che animale (certo in niuno altro animale o
ente non se ne vede esempio, se non nell'uomo), anzi più ancora che umana, ha
bisogno di una grandissima e straordinaria forza {{e
abbondanza}} di amor proprio. Quindi è che dove maggiormente
3294 abbonda l'amor proprio, e dov'egli ha maggior
forza, quivi più frequenti e maggiori siano i sacrifizi di se stesso, la
compassione, l'abito, l'inclinazione, e gli atti di beneficenza. (vedi a questo
proposito le pagine 3107-9
p. 3117-19
p. 3153-4
3167-9 ). Ond'è che
tutto questo debba trovarsi e si trovi infatti maggiore e più frequente ne'
giovani, negli antichi, negli uomini sensibili e d'animo vivo, e finalmente
negli uomini, i quali hanno, generalmente parlando, maggior quantità e forza
d'amor proprio e minore d'egoismo; di quello che ne' maturi e ne' vecchi, ne'
moderni (eccetto quanto alla compassione, come ho detto ne' luoghi qui sopra
citati, perchè gli antichi non si sacrificavano che principalmente per la
patria), ne' torpidi e insensibili e duri e d'animo tardo e morto, e per fine
nelle donne; i quali in genere hanno maggior quantità e forza d'egoismo, e
minore d'amor proprio.
[3294,1] Restringendo il discorso conchiudo in primo luogo,
tanto esser lungi che l'egoismo sia in proporzion diretta dell'amor proprio, ch'
3295 egli n'è anzi in proporzione inversa; egli è
segno ed effetto o della scarsezza e languidezza primitiva, o dello scemamento e
affievolimento dell'amor proprio; egli abbonda maggiormente ed è maggiore ne'
secoli, ne' popoli, nel sesso, negl'individui e nelle età di questi, in che la
vita è minore, e quindi l'amor proprio più scarso, più debole e freddo.
{Da queste teorie séguita che le bestie,
avendo meno vita dell'uomo, perocchè hanno meno spirito e più del materiale, e di ciò ch'esiste e
non vive ec., debbano aver meno amor proprio, e più egoismo; e così è
infatti: e che tra loro la specie men viva, come il polipo, la lumaca ec.
dev'esser la più egoista: e che scendendo ai vegetabili e quindi per tutta
la catena delle creature, si può dir che più scema la vita più cresca
l'egoismo, onde l'éssere il più inorganizzato, sia in certo modo il più
egoista degli esseri. ec.}

[3295,1] Conchiudo {in secondo
luogo} che i vecchi e maturi, i moderni, gl'insensibili, le donne
hanno maggiore egoismo e minore {e men vivo} amor
proprio che i fanciulli e i giovani, {gli antichi,} i
sensibili, gli uomini (perocchè quelli hanno men vita o vitalità, e l'egoismo è
qualità o passione morta, ossia men vitale che si possa). E che per questa
cagione sono naturalmente e men disposti e meno soliti di sacrificarsi per chi o
per che che sia, di compatire efficacemente o inefficacemente, di beneficare, di
adoperarsi per altrui: il che si vede effettivamente essere, e non può negarsi.
(Altrettanto dicasi dei deboli e dei forti, degl'infelici abitualmente e degli
abitualmente fortunati, e simili; tutte qualità
3296
alle quali corrisponde e {dalle} quali nasce in questi
maggiore, in quelli minore vitalità, ed abito di maggiore o minore attività e
vita). {#1. Anche i climi, anche le
stagioni, come influiscono sul più e sul meno della vita o vitalità,
attività interna o esterna ec. debbono anche influire sul più e meno
dell'amor proprio, e quindi anche dell'egoismo, e quindi anche della
disposizione naturale alla misericordia, alla benevolenza ec. Veggansi le
pagg. 2752.-5
2926. fine - 28.
}
[3296,1] Se non che potrà farsi un'eccezione in favor delle
donne quanto alla compassione, massime inefficace. Perocchè a questa, come s'è
detto ne' luoghi citati qui dietro (p.
3294.), si richiede o giova, non solo la maggior vita, e quindi la
maggior quantità e forza dell'amor proprio, ma eziandio la maggiore raffinatezza
e delicatezza d'esso amor proprio e dell'animo: nelle quali proprietà le donne
sono forse, o certo son riputate essere, superiori generalmente, e in parità di
circostanze, agli uomini. E così pure discorrasi de' moderni rispetto agli
antichi. In tutto ciò che nella compassione o nella beneficenza richiede
piuttosto {delicatezza} o più delicatezza, finezza, e
quasi abilità ed artifizio d'amor proprio, che vivacità, energia, forza e copia
del medesimo, {e che} abbondanza ed intensità di vita;
in tutto ciò, dico, e in quello che ad esso appartiene, le donne, i moderni e
quelli che {nelle predette} qualità {di delicatezza} sono loro analoghi,
3297
superano, ordinariamente parlando, gli uomini, gli antichi, i selvaggi, i
villani e così discorrendo. Conforme appunto alle cose dette nelle succitate
pagine.
[3297,1] Ond'è che le donne in quanto più deboli e bisognose
d'altrui, sieno meno misericordiose e benefiche degli uomini; in quanto {+di corpo e} d'animo più delicate,
al contrario. Ma in ciò quelle qualità, cioè la debolezza e il bisogno, credo
che ordinariamente prevagliano e sieno di maggiore e più notabile effetto che
queste, cioè la delicatezza e simili. Onde, tutto insieme compensato, le donne
sieno in verità, generalmente e per natura, più egoiste, e quindi meno
misericordiose (massime in quanto alla compassione efficace) e meno benefiche
degli uomini. Perocchè molto maggior parte ha nella beneficenza, nella
disposizione e nell'atto del sacrificar se stesso, e nell'esclusione
dell'egoismo, l'intensità, la forza, l'abbondanza della vita, e quindi dell'amor
proprio, che la delicatezza e raffinatezza dell'animo disgiunte dalla forza ed
energia ed attività ed interna vivace vita del medesimo. E ciò non pur {negli uomini} rispetto
3298
alle donne, ma generalmente in chi che sia, rispetto a chi che sia. {#1. Secondo questi discorsi una donna
vecchia, massime vivuta nella gran società, dev'essere la più egoista
persona umana (p. natura, e regolarmente parlando) che possa
concepirsi.}
(28. Agos. 1823.). {{V. p.
3314.}}