[3925,1] Del resto egli è ben vero, come ho detto, che la
forza del corpo rende il vivente più materiale, e gl'impedisce o indebolisce
l'azione {+e la passione} interna,
e quindi scema, propriamente parlando, la vita. Ond'è che, generalmente
parlando, quanto nel vivente è maggiore la forza e l'operazione e passione e
sensazione del corpo particolarmente detto (sia per natura, o per abito, o per
atto), tanto è minore la vita, l'azione e la passione dello spirito, cioè la
vita propriamente detta. Ma questo si deve intendere, posta una parità di
circostanze nel rimanente. Voglio dire, se il leone ha più forza di corpo che il
polipo, non per questo egli è men vivo del polipo. Perocchè egli è nel tempo
stesso assai più organizzato del polipo, e quindi ha molto più vita. Onde tanto
sarebbe falso il conchiudere dalla sua maggior forza corporale che egli abbia
più vita, e quindi sia più infelice, del polipo, quanto il conchiuderne ch'ei
sia più infelice dell'uomo, come si dovrebbe conchiudere se la vita si avesse a
misurare dalla forza comunque, o dalla forza estrinseca (nel che il leone passa
l'uomo d'assai) e non dalla organizzazione
3926 ec. in
cui l'uomo è molto superiore al leone. Se la donna è di corpo più debole
dell'uomo, e la femina del maschio, non ne segue che generalmente e naturalmente
la donna e la femmina abbia più vita, e sia più infelice del maschio.
Converrebbe prima affermare che di spirito la femmina sia o più o altrettanto
forte, cioè viva ec., che il maschio; ed accertarsi o mostrare in qualunque
modo, che al minor grado della sua forza corporale rispetto al maschio non
risponda generalmente nel suo spirito una certa qualità di organizzazione un
certo minor grado di delicatezza ec. ec. da cui risulti che generalmente e
naturalmente lo spirito della femmina sia minore, men vivo, che la femmina abbia
men vita interna, e quindi propriamente men vita, del maschio, con un certo e
proporzionato ragguaglio al minor grado di forza corporale che ha la femmina
rispetto al maschio. Io credo onninamente che sia così {#1. e che il maschio in somma viva propriamente (per
natura e in generale) più che la femmina.} ed è ben ragione ec. {#2. V. p. 3938.} Similmente discorrasi delle nazioni,
degl'individui, {+e de' vari stati di un
medesimo individuo} avendo riguardo alle lor varie nature, {caratteri}
{ed} abiti sì quanto al corpo sì quanto allo spirito
{+v. p. 3932.}
la[le] quali disparità, e quelle de' loro gradi,
e le diverse combinazioni di questi e di quelle producono in questo nostro
proposito, come, si può dire, in ogni altra cosa, (e in tutta la natura {+e in tutte le parti di lei}
similmente accade), infinite e grandissime diversità di risultati. Tutti i quali
però, benchè impossibile sia lo specificarli e spiegarli a uno a uno, e benchè,
stante la moltiplicità {+e
sfuggevolezza} delle cause che contribuiscono a modificarli in questa
e questa e questa forma (una delle quali che mancasse, o non fosse appunto tale
e tale, o in quel tal grado, o in quella proporzione coll'altre, o
3927 così combinata ec., il risultato non sarebbe
quello) sieno anche bene spesso difficilissimi a spiegarsi, e a rivocarsi ai
principii, ed a conoscerne il rapporto e somiglianza cogli altri risultati, chi
non sia abilissimo, acutissimo e industriosissimo nel considerarli; nondimeno in
sostanza corrispondono ai principii da me esposti, e non se gli debbono riputare
contrarii, come non dubito che potranno parere mille di loro e in mille casi,
alla prima vista, ed anche dopo un accurato, ma non idoneo nè giusto nè
sufficiente esame. Bisogna aver molta pratica ed abilità ed abitudine di
applicare i principii generali agli effetti anche più particolari e lontani, e
di scoprire e conoscere e d'investigare i rapporti anche più astrusi e riposti e
più remoti. Questa protesta intendo di fare generalmente per tutti gli altri
principii e parti del mio sistema sulla natura. {{V. p.
3936.
3977.}}
3932,23935,23936,13938,23977,1Donne.3932,23936,13938,23977,1