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[3986,1]  Il qual miniscor è notato da Festo. Nuova prova del verbo meno da me congetturato altrove p. 3691 p. 3710 p. 3726 p. 3960. Mostrerebbe però che si dicesse mino non meno. Ma forse Festo dedusse miniscor per sola congettura da reminiscor (v. Forc.) dove l'e deve esser cambiato in i per la composizione, e così in comminiscor ec. Se vi fu un incoativo semplice da meno, questo crederei che dovesse essere un meniscor non miniscor. (15. Dec. 1823.). Vero è però ch'io non ho forse ragione alcuna per dire meno piuttosto che mino. Memini può esser da meno (come cecidi da caedo ec.) e da mino ugualmente. Ma pur commentus (che ben può esser da commino, ma da un commino fatto da meno, che ripiglia nel participio la sua {vocale,} come contineo-contentum da teneo non tineo ec.) e memento ec. par che dimostrino un meno. Memento {ec.} par che dimostri un memeno per reduplicazione del che p. 3940-1. e altrove p. 2774 p. 2811. O forse è fatto anomalamente da memini dopo la perdita degli altri tempi ec. e l'uso presente di questo perfetto venuto a divenir prima voce e tema del verbo; ovvero anche prima. (15. Dec. 1823.).