[414,1] Ma siccome la verità era necessaria all'uomo, soltanto
come unico fondamento di quelle credenze che sono necessarie alla sua vita,
perciò tutta quella parte di verità che non serve di fondamento a queste
credenze, è indifferente all'uomo, anzi nociva, anche nello stato presente di
corruzione. Al contrario di quello che accadrebbe se la felicità dell'uomo o
naturale o corrotto dovesse necessariamente consistere nella cognizione
assoluta; il cui oggetto essendo la verità assolutamente, nessuna minima verità
sarebbe indifferente all'uomo, e l'uomo sarebbe infelice finchè non avesse
conosciuta tutta la generale e particolare estensione della verità, perch'egli
prima di questo punto, non sarebbe arrivato alla
415 sua
perfezione. Al qual punto però gli è formalmente impossibile di arrivare, come
ho detto altrove. V. p. 385. - 386.
e p. 389 - 390. Dove che la
Religione, avendo insegnato all'uomo quelle verità che realizzano le credenze
necessarie alla sua felicità, non solo non {insegna, o}
suppone le altre verità, ma anzi, come ho detto di sopra, e come prova
l'esperienza, non c'è maggior nemico della Religione che un secolo pieno di
cognizioni. E la Religion {Cristiana} si adatta {e si deve adattare} alla capacità dell'ignorante, e
conviene, anzi trova il suo miglior posto nell'ignoranza delle altre verità. Le
quali {anche astraendo dalla relig.,} pregiudicano alla
felicità dell'uomo, quantunque già ragionevole, perchè non sono altro che
un'estensione di questa ragione e sapere che distruggono la umana felicità, e un
più vasto eccidio di quelle opinioni e illusioni {parziali,} che anche dopo prevaluta la ragione, possono esser credute
stabilmente, se il sapere,
l'esperienza ec. non si applicano parzialmente a sradicarle, cioè finchè dura
l'ignoranza parziale. La quale può occupare maggiore o minore spazio, e quanto
più ne occupa tanto più l'uomo è felice. Per esempio le scoperte geografiche
sono indifferenti alla religione. Ma geometrizzando l'idea del mondo,
distruggono quelle belle illusioni che ancora restavano a causa dell'ignoranza
parziale intorno a questo capo.
416 E la perfezione
della ragione non consiste nella cognizione di queste verità, perchè non
consiste nella cognizione della verità in quanto verità, ma in quanto stabile
fondamento delle credenze necessarie o utili alla vita. E ci deve richiamare
alla natura o alla felicità naturale per una strada diversa dalla primitiva, la
quale è irrevocabilmente perduta. Ora se alcune delle dette credenze hanno già
un fondamento stabile nell'ignoranza parziale, la ragione e il sapere,
distruggendole nuocono alla nostra felicità, e non corrispondono alla loro
perfezione la quale consiste in richiamarci alla natura. Laddove scoprendo
queste verità parziali ch'erano stabilmente nascoste, ci allontanano
maggiormente dalla natura, e quindi dalla felicità. {{V. p. 420.
capoverso 1[2].}}
420,2385,1388,1420,2