[605,1] Ma queste sono facoltà, non parti dell'anima. Primo,
l'anima stessa non ci è nota, se non come una facoltà. Secondo, se l'anima è
perfettamente semplice, e, per maniera di dire, in ciascheduna parte uguale alle
altre parti, e a tutta se stessa, come può perdere una facoltà, una proprietà,
conservando un'altra, e continuando ad essere? Come può accader questo, se noi
pretendiamo cum simplex animi natura esset, neque haberet in se
quidquam admistum dispar sui, atque dissimile, non posse eum dividi:
quod si non possit, non posse interire?
*
(Cic.
Cato mai. seu de Senect. c. 21. fine, ex
Platone.) {{V. p. 629. capoverso 2.}}