[836,1] Bisogna osservare che la sfera del caso si stende
molto più che non si crede. Un'invenzione venuta dall'ingegno e meditazione di
un uomo profondo, non si considera come accidentale. Ma quante circostanze
accidentalissime sono bisognate perchè quell'uomo arrivasse a quella capacità.
Circostanze relative alla coltura dell'ingegno suo; relative alla nascita, agli
studi, ai mezzi estrinseci d'infiniti generi, che colla loro combinazione l'han
fatto tale, e mancando lo avrebbero reso diversissimo (onde è stato detto che
l'uomo è opera del caso); relative alle scoperte e cognizioni acquistate da
altri prima
837 di lui, acquistate colle medesime
accidentalità, ma senza le quali egli non sarebbe giunto a quel fine; relative
all'applicazione determinata della sua mente a quel tale individuato oggetto ec.
ec. ec. Nello stessissimo modo discorrete di una scoperta fatta p. e. mediante
un viaggio, mediante un'Accademia, una intrapresa pubblica, o regia ec. la quale
scoperta si suol mettere del tutto fuori della sfera degli accidenti. E vedrete
che siccome da una parte la sfera del caso, in tutte le cose, massime umane, si
stende assai più che non si crede, così d'altra parte, o tutte o il più di
quelle invenzioni ec. che ora sono d'uso creduto di prima necessità, ed
essenziale alla vita umana, sono effettivamente dovute al caso. Paragonate ora
questa incredibile negligenza della natura, nell'abbandonare a un mezzo sì
incerto lo scopo primario della primaria specie di viventi, cioè la felicità
dell'uomo; con quella certezza e immancabilità di mezzi che la natura ha
adoperata per tutti gli altri suoi fini, ancorchè di minore importanza: e
giudicate se si possa mai supporre
838 per vera.
(21. Marzo 1821.). {{V. p. 870. fine.}}
870,22602,2870,2