[938,2] IV. Colla debolezza della lingua destinataci, la
natura avea provveduto alla conservazione del nostro stato primitivo, non solo
in ordine alla generazione contemporanea,
939 ma anche
alle passate e future. Mediante una lingua impotente, è impotente la tradizione;
e le esperienze, cognizioni ec. degli antenati arrivano ai successori,
oscurissime incertissime debolissime e più ristrette assai di quelle
ristrettissime che con una tal lingua e una tal società avrebbero potuto
acquistare i loro antenati; {cioè quasi nulle.} Perchè
i bruti non avendo lingua, non hanno tradizione, cioè comunicazione di
generazioni, perciò il bruto d'oggidì è freschissimo e naturalissimo come il
primo della sua specie uscito dalle mani del Creatore. Tali dunque saremmo noi
appresso a poco, con una lingua limitatissima nelle sue facoltà. Il fatto lo
conferma. Tutti i popoli che non hanno una lingua perfetta, sono
proporzionatamente lontani dall'incivilimento. {V. p. 942.
capoverso 1.} E finchè il mondo non l'ebbe,
conservò proporzionatamente lo stato primitivo. Così pure in proporzione, dopo
l'uso della scrittura dipinta, e della geroglifica. L'incivilimento, ossia
l'alterazione dell'uomo, fece grandi progressi dopo l'invenzione della scrittura
per cifre, ma però sino a un certo segno, fino all'invenzione della stampa,
ch'essendo la perfezione della
tradizione, ha portato al colmo l'incivilimento. Invenzioni tutte
difficilissime, e soprattutto la scrittura per cifre; onde si vede quanto la
natura fosse lontana dal supporle, e quindi dal volere e ordinare i loro
effetti.
942,1Scrittura, alfabeto, ec.Stampa.942,1