[255,1] L'allegria bene spesso è madre di benignità e
d'indulgenza, al contrario delle cure e dei mali umori. Questa è cosa nota e
osservata, sicchè non mi fermerò a cercarne la ragione, ch'è facile a trovare.
Ma solamente considererò l'armonia della natura, la quale mirando sempre alla
felicità degli esseri, e per conseguenza l'allegria nel sistema naturale dovendo
essere la condizione più frequente della vita, ha voluto che fosse compagna
della piacevolezza verso i suoi simili, virtù somma nella società, e per
conseguenza che l'allegria fosse utile non solo all'individuo, ma anche agli
altri, e servisse alla società, e rendesse l'uomo verso altrui, tale quale
dev'essere.
[1328,1] L'azione viva e straordinaria, è sempre, o bene
spesso, cagione d'allegria, purchè non abbatta il corpo. (15. Luglio
1821.).
[1690,1]
Alla p. 1656.
principio. La malinconia per es. fa veder le cose e le verità (così
dette) in aspetto diversissimo e contrarissimo a quello in cui le fa veder
l'allegria. {+V'è anche uno stato di
mezzo che le fa pur vedere al suo modo, cioè la noia.} E l'allegro e
il malinconico {ec.} (sieno pur due pensatori e
filosofi, o uno stesso filosofo in due diversi tempi e stati) sono persuasissimi
di
1691 vedere il vero, ed hanno le loro convincenti
ragioni per crederlo. Vero è pur troppo che astrattamente parlando, l'amica
della verità, la luce per discoprirla, la meno soggetta ad errare è la
malinconia {e soprattutto la noia}; ed il vero filosofo
nello stato di allegria non può far altro che persuadersi, non che il vero sia
bello o buono, ma che il male cioè il vero si debba dimenticare, e consolarsene,
{+o che sia conveniente di dar
qualche sostanza alle cose, che veramente non l'hanno.}
(13. Sett. 1821.). {{V. p. 1694. fine.}}
[2808,1] Da queste considerazioni si argomenti se
2809 sia giusto il dire che l'uso del coro nuoce
all'illusione. Qual grata illusione senza il vago e l'indefinito? E qual dolce
{grande} e poetica illusione doveva nascere dalle
circostanze sovra esposte! (21. Giugno. 1823.). {+Nelle commedie la moltitudine serve altresì
all'entusiasmo e al vago della gioia, alla βακχείᾳ, a dar qualche
apparente e illusorio peso alle cagioni sempre vane e false che noi
abbiamo di rallegrarci e godere, a strascinare in certo modo lo
spettatore nell'allegrezza e nel riso, come accecandolo, inebbriandolo,
vincendolo coll'autorità della vaga moltitudine.}
{{V. p.
2905.}}
[2905,1]
Alla p. 2809.
Nelle nostre Opere serie e buffe,
l'effetto del coro non è cattivo. Ma esso nelle opere serie è ben lontano dal far quegli uffici, dal
sostener quel personaggio, e quindi dal muovere quelle illusioni e far quegli
effetti che faceva nelle tragedie antiche: ond'è ch'esso riesce forse meglio
nelle opere buffe, quanto all'effetto
morale, giacchè muove pure all'allegria, e fa come l'uffizio, così l'effetto che
produceva nelle antiche commedie, nè il muovere all'allegria, ch'è pure una
passione, è piccolo effetto morale. Laddove nelle opere serie esso non interessa quasi che gli occhi e gli
orecchi, e niuna passione ancorchè menoma nè desta nè pur tocca. Ma questo è pur
troppo il general difetto di tutta l'Opera, e massime della seria, e nasce dal far totalmente servir le
parole allo spettacolo e alla musica, e dalla confessata nullità d'esse parole,
dalla qual necessariamente deriva la nullità de' personaggi, e
2906 così del coro, e quindi la mancanza d'effetto
morale, ossia di passione; se non altro la molta scarsezza, rarità, languidezza,
e poca durevolezza dell'uno e dell'altra.
[3310,1] Altra prova delle proposizioni da me esposte nel
principio di questo pensiero, può essere, fra le mille, la seguente. Qual uomo
civile udendo, eziandio la più allegra melodia, si sente mai commuovere ad
allegrezza? non dico a darne segno di fuori, ma si sente pure internamente
rallegrato, cioè concepisce quella passione che si chiama veramente gioia? Anzi
ella è cosa osservata che oggidì qualunque musica generalmente, anche non di rado le allegre, sogliono
ispirare e muovere una malinconia, bensì dolce, ma ben diversa dalla gioia; una
malinconia ed una passion d'animo che piuttosto che versarsi al di fuori, ama
anzi per lo contrario di rannicchiarsi, concentrarsi, e ristringe, per così
dire, l'animo in se stesso quanto più può, e tanto più quanto ella è più forte,
e maggiore l'effetto
3311 della musica; un sentimento
che serve anche di consolazione delle proprie sventure, anzi n'è il più efficace
e soave medicamento, ma non in altra guisa le consola, che col promuovere le
lagrime, e col persuadere e tirare dolcemente ma imperiosamente {a piangere i propri mali} anche, talvolta, gli uomini i
più indurati sopra se stessi e sopra le lor proprie calamità. In somma
generalmente parlando, oggidì, fra le nazioni civili, l'effetto della musica è
il pianto, o tende al pianto (fors'anche talor di {piacere e
di} letizia, ma interna e simile quasi al dolore): e certo egli è
mille volte piuttosto il pianto che il riso, col quale anzi {ei} non ha mai o quasi mai nulla di simile. Questi effetti della
musica su di noi ci paiono sì naturali, sì spontanei ec. ec. che non pochi
vorranno e vogliono che sia proprio assolutamente della natura umana l'essere in
tal modo affetti dall'armonia e dalla melodia musicale.
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