7. Luglio. 1823.
[2905,1]
Alla p. 2809.
Nelle nostre Opere serie e buffe,
l'effetto del coro non è cattivo. Ma esso nelle opere serie è ben lontano dal far quegli uffici, dal
sostener quel personaggio, e quindi dal muovere quelle illusioni e far quegli
effetti che faceva nelle tragedie antiche: ond'è ch'esso riesce forse meglio
nelle opere buffe, quanto all'effetto
morale, giacchè muove pure all'allegria, e fa come l'uffizio, così l'effetto che
produceva nelle antiche commedie, nè il muovere all'allegria, ch'è pure una
passione, è piccolo effetto morale. Laddove nelle opere serie esso non interessa quasi che gli occhi e gli
orecchi, e niuna passione ancorchè menoma nè desta nè pur tocca. Ma questo è pur
troppo il general difetto di tutta l'Opera, e massime della seria, e nasce dal far totalmente servir le
parole allo spettacolo e alla musica, e dalla confessata nullità d'esse parole,
dalla qual necessariamente deriva la nullità de' personaggi, e
2906 così del coro, e quindi la mancanza d'effetto
morale, ossia di passione; se non altro la molta scarsezza, rarità, languidezza,
e poca durevolezza dell'uno e dell'altra.
[2906,1] Del resto i pochi moderni che hanno introdotto il
coro ne' loro drammi regolari, {+1. come
Racine nell'Ester,} non avendogli
dato le condizioni ch'esso avea negli antichi, niuno o quasi niuno effetto hanno
prodotto. Ed anche la natura d'essi drammi sì moralmente parlando, e sì anche
materialmente (poichè la scena si finge per lo più in luogo coperto e chiuso,
con altre tali circostanze che restringono, e impiccoliscono, e circoscrivono, e
depoetizzano le idee), non era adattata nè al coro degli antichi nè a' suoi
effetti. Parlo anche delle commedie, le quali presso gli antichi si supponevano
per lo più, o la più parte di ciascuna, in piazza, o ne' porti, {+2. come il Rudens di
Plauto.} o in
somma all'aperto ec. {+V. p.
2999.}
(7. Luglio. 1823.).