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13. Sett. 1821.

[1690,1]  Alla p. 1656. principio. La malinconia per es. fa veder le cose e le verità (così dette) in aspetto diversissimo e contrarissimo a quello in cui le fa veder l'allegria. {+V'è anche uno stato di mezzo che le fa pur vedere al suo modo, cioè la noia.} E l'allegro e il malinconico {ec.} (sieno pur due pensatori e filosofi, o uno stesso filosofo in due diversi tempi e stati) sono persuasissimi di  1691 vedere il vero, ed hanno le loro convincenti ragioni per crederlo. Vero è pur troppo che astrattamente parlando, l'amica della verità, la luce per discoprirla, la meno soggetta ad errare è la malinconia {e soprattutto la noia}; ed il vero filosofo nello stato di allegria non può far altro che persuadersi, non che il vero sia bello o buono, ma che il male cioè il vero si debba dimenticare, e consolarsene, {+o che sia conveniente di dar qualche sostanza alle cose, che veramente non l'hanno.} (13. Sett. 1821.). {{V. p. 1694. fine.}}