[949,1] Dalla sciocca idea che si ha del bello assoluto deriva
quella sciocchissima opinione che le cose utili non debbano esser belle, o
possano non esser belle. Poniamo per esempio un'opera scientifica. Se non è
bella, la scusano perciò ch'è utile, anzi dicono che la bellezza non le
conviene. Ed io dico che se non è bella, e quindi è brutta, è dunque cattiva per
questo verso, quando anche pregevolissima in tutto il resto. Per qual ragione è
bello il Trattato di Celso, ch'è un trattato di Medicina? Forse perchè ha ornamenti
poetici o rettorici? Anzi prima di tutto perchè ne manca onninamente, e perchè
ha quel nudo candore e semplicità che conviene a siffatte opere. Poi perchè è
chiaro, preciso, perchè ha una lingua ed uno stile puro. Questi pregi o bellezze
convengono a qualunque libro. Ogni libro ha obbligo di esser bello in tutto il
rigore di questo termine: cioè di essere intieramente buono. Se non è bello, per
questo lato è cattivo, e non v'è cosa di mezzo tra il non esser bello, e il non
essere perfettamente buono, e l'esser quindi per questa parte cattivo. E ciò che
dico dei libri, si deve estendere a tutti
950 gli altri
generi di cose chiamate utili, e generalmente a tutto. (16. Aprile
1821.)
[1165,1] La convenienza al suo fine, e quindi l'utilità ec. è
quello in cui consiste la bellezza di tutte le cose, e fuor della quale nessuna
cosa è bella. (13. Giugno 1821.).
[1312,2]
Alla p. 1226 marg.
fine. Se attentamente riguarderemo in che soglia consistere l'eleganza
delle parole, dei modi, delle forme, dello stile, vedremo quanto sovente {anzi sempre} ella consista nell'indeterminato, {(v. in tal proposito quello che altrove ho detto p.
61 circa un passo di Orazio)}
{+v. p. 1337. principio.} o in qualcosa d'irregolare, cioè
nelle qualità contrarie a quelle che principalmente si ricercano nello scrivere
didascalico {o dottrinale.} Non nego io già che questo
non sia pur suscettibile di eleganza, massime in quelle parti dove l'eleganza
non fa danno alla precisione, vale a dire massimamente nei modi e nelle forme. E
di questa associazione
1313 della precisione
coll'eleganza, è splendido esempio lo stile di Celso, e fra' nostri, di Galileo. Soprattutto poi conviene allo scrivere
didascalico la semplicità (che si ammira massimamente nel primo di detti
autori), la quale dentro i limiti del conveniente, è sempre eleganza, perch'è
naturalezza. Bensì dico che piuttosto la filosofia e le scienze, che sono opera
umana, si possono piegare e accomodare alla bella letteratura ed alla poesia,
che sono opera della natura, di quello che viceversa. E perciò ho detto pp.
1228-29
p.
1231 che dove regna la
filosofia, quivi non è poesia. La poesia, dovunque ella è, conviene che regni, e
non si adatta, perchè la natura ch'è sua fonte non varia secondo i tempi, nè
secondo i costumi o le cognizioni degli uomini, come varia il regno della
ragione. (13. Luglio 1821.).
Related Themes
Eleganza nelle scritture. (1827) (1)
Piacere e Utilità. Utile e dilettevole. (1827) (1)
Della natura degli uomini e delle cose. (pnr) (1)
Paradossi. (danno) (1)
, e il suo libro (1827) (1)