Navigation Settings

Manuscript Annotations:
interlinear {...}
inline {{...}}
attached +{...}
footnote #{...}
unattached {...}
Editorial Annotations:

Correction Normalization

Tedesca (filosofia).

German (philosophy).

Vedi Immaginazione, quanto serva al filosofare, ec. See Imagination, the extent to which it serves philosophy, etc. 1835,1 1848,1 2616,1 3237,1 3680,1

[1835,1]  Tale è stata ed è una grandissima parte de' più acclamati filosofi dal 600 in poi, massime tedeschi e inglesi. Avvezzi a non leggere, a non pensare, a non considerare, a non istudiare, che filosofia, dialettica, metafisica, analisi, matematica, abbandonato affatto il poetico, spoeticizzata del tutto la loro mente, assuefatti ad astrarre totalmente dal sistema del bello, e a considerare e porre la loro professione le mille miglia lontano da tutto ciò che spetta all'immaginazione e al sentimento,  1836 {+perduto affatto l'abito del bello e del caldo, e immedesimati con quello del puro raziocinio, del freddo ec. non conoscendo altra esistenza nella natura che il ragionevole, il calcolato ec. e libero da ogni passione, illusione, sentimento,} essi errano a ogni tratto, e all'ingrosso, ragionando colla più squisita esattezza. È certissimo ch'essi hanno ignorato ed ignorano la massima parte della natura, delle stesse cose che trattano, per impoetiche ch'elle sieno (giacchè il poetico nell'effettivo sistema della natura è legato assolutamente a tutto), la massima parte della stessa verità, alla quale si sono esclusivamente dedicati.

[1848,1]  Alla p. 1840. principio. Eccovi infatti, contro quello che a prima vista parrebbe, che le nazioni le più distinte nell'immaginazione, i popoli meridionali insomma, dalle  1849 prime tracce che abbiamo della storia umana fino a' dì nostri, si trovano aver sempre primeggiato nella filosofia, e massime nelle grandi scoperte che le appartengono. Grecia, Egitto, India, poi Arabi, poi Italiani nel risorgimento. La profonda filosofia di Salomone e del figlio di Sirac, non era ella meridionale? L'Oriente non ha primeggiato in tutta l'antichità in ordine al pensiero, alla profondità, alle cognizioni le più metafisiche, alla morale ec.? Confucio non fu meridionale? Donde venne la filosofia tra' latini? dalla grecia. Chi si distinse in essa fra tutti gli scrittori latini {+per ciò che spetta alla profondità}? gli spagnuoli Seneca, Lucano, possiamo anche dir Quintiliano, ec. E nella teologia? gli Affricani Tertulliano, S. Agostino, ec. nella teologia e filosofia insieme? Arnobio Affricano, e Lattanzio (credo) parimente. Fra i greci quante sottigliezze, quante astrazioni, quante sette, quante dispute, quanti scritti acutissimi in materie teologiche dal principio della Chiesa fino agli ultimi secoli della  1850 Grecia. Si può dir che la teologia Cristiana sia tutta greca. E quell'opera profondissima del Cristianesimo donde venne? dalla Palestina. Mostratemi della filosofia antica in qualsivoglia parte settentrionale {+o antartica} dell'Asia, dell'Affrica, dell'europa. Quanto alle due prime mostratemi ancora, se potete, della filosofia moderna, ch'io ve ne mostrerò non poca nelle loro parti meridionali. Quello che dico della filosofia dico pur della teologia (inseparabile dalla metafisica), a qualunque credenza ella appartenga.

[2616,1]  La niuna società dei letterati tedeschi, e la loro vita ritirata e indefessamente studiosa e di gabinetto, non solo rende le loro opinioni e i loro pensieri indipendenti dagli uomini (o dalle opinioni altrui), ma anche dalle cose. Laonde le loro teorie, i loro sistemi, le loro filosofie, sono per la più parte (a qualunque genere spettino: politico, letterario, metafisico, morale, ec. {ed anche fisico}) poemi della ragione. In fatti delle grandi e vere e sode scoperte sulla natura {e la teoria} dell'uomo, {+de' governi ec. ec. la fisica generale ec.} n'han fatto gl'inglesi (come {Bacone, Newton,} Locke), i francesi (come Rousseau, Cabanis) e anche qualche italiano (come {Galilei,} Filangieri ec.), ma i tedeschi nessuna, benchè tutto quello che i loro  2617 filosofi scrivono, sia, per qualche conto, nuovo, e benchè i tedeschi abbondino d'originalità in ogni genere sopra ogni altra nazion letterata: (ma non sanno essere originali se non sognando): e benchè la nazion tedesca abbia tanti metafisici, computando anche i soli moderni, quanti non ne hanno le altre nazioni tutte insieme, computando i moderni e gli antichi: e bench'ella sia profondissima d'intelletto per natura, e per abito. Di più i letterati tedeschi hanno appunto in sommo grado quello che si richiede al filosofo per non esser sognatore, e per non discostarsi dal vero andandone in cerca: il che i filosofi delle altre nazioni non sogliono avere. Vale a dir che i tedeschi hanno un sapere immenso, una cognizione quasi (s'egli è possibile) intera e perfetta di tutte le cose che sono e che furono. Ed essendo essi così padroni della realtà per forza del loro studio, e gli altri letterati essendo così poco padroni de' fatti, è veramente maraviglioso, come certissimo, che  2618 laddove l'altre nazioni oramai {tutte} filosofano anche poetando, i tedeschi poetano filosofando. E si può dir con verità che il menomo e il più superficiale de' filosofi francesi (così leggieri {{e volages}} per natura e per abito) conosce meglio l'uomo {effettivo} e la realtà delle cose, di quel che faccia il maggiore e il più profondo de' filosofi tedeschi (nazione sì riflessiva). Anzi la stessa profondità nuoce loro: e il filosofo tedesco tanto più s'allontana dal vero, quanto più si profonda o s'inalza; all'opposto di ciò che interviene a tutti gli altri. (29. Agosto. 1822.). {{I tedeschi incontrano molto meglio e molto più spesso nel vero quando scherzano, o quando parlano con una certa leggerezza e guardando le cose in superficie, che quando ragionano: e {questo o quel} romanzo di Wieland contiene un maggior numero di verità solide, o nuove, o nuovamente dedotte, o nuovamente considerate, {sviluppate} ed espresse, {anche di genere astratto,} che non ne contiene la Critica della ragione di Kant. (30. Agosto 1822.).}} {{Vedi l'abbozzo del mio discorso sopra i costumi presenti degl'italiani.}}

[3237,1]  Chiunque esamina la natura delle cose colla pura ragione, senz'aiutarsi dell'immaginazione nè del sentimento, nè dar loro alcun luogo, ch'è il procedere di molti tedeschi {#1. Così anche parecchi inglesi, e generalmente tutti coloro che non sono assuefatti e non conoscono altro che studi e cose esatte. Ma certo è che di tali filosofi, metafisici, politici-matematici, ed aridi, ve n'ha più copia fra' tedeschi e dipoi fra gl'inglesi che altrove, come in francia o in italia.} nella filosofia, come dire nella metafisica e nella politica, potrà ben quello che suona il vocabolo analizzare,  3238 cioè risolvere e disfar la natura, ma e' non potrà mai ricomporla, voglio dire e' non potrà mai dalle sue osservazioni e dalla sua analisi tirare una grande e generale conseguenza, nè stringere e condurre le dette osservazioni in un gran risultato; e facendolo, come non lasciano di farlo, s'inganneranno; e così veramente loro interviene. Io voglio anche supporre ch'egli arrivino colla loro analisi fino a scomporre e risolvere la natura ne' suoi menomi ed ultimi elementi, e ch'egli ottengano di conoscere ciascuna da se tutte le parti della natura. Ma il tutto di essa, il fine e il rapporto scambievole di esse parti tra loro, e di ciascuna verso il tutto, lo scopo di questo tutto, e l'intenzion vera e profonda della natura, quel ch'ella ha destinato, la cagione (lasciamo ora star l'efficiente) la cagion finale del suo essere e del suo esser tale, il perchè ella abbia così disposto e così formato le sue parti, nella cognizione delle quali cose dee consistere lo scopo del filosofo, e intorno alle quali si aggirano insomma tutte le verità generali veramente grandi e importanti, queste cose, dico, è impossibile il ritrovarle  3239 e l'intenderle a chiunque colla sola ragione analizza ed esamina la natura. La natura così analizzata non differisce punto da un corpo morto. Ora supponghiamo che noi fossimo animali di specie diversa dalla nostra, anzi di natura diversa dalla general natura degli animali che conosciamo, e nondimeno fossimo, siccome siamo, dotati d'intendimento. Se {+non avendo noi mai veduto nè uomo alcuno nè animale di quelli che realmente esistono, e niuna notizia avendone,} ci fosse portato innanzi un corpo umano morto, e notomizzandolo noi giungessimo a conoscerne a una a una tutte le più menome parti, e chimicamente decomponendolo, arrivassimo a scoprirne ciascuno ultimo elemento; perciò forse potremmo noi conoscere, intendere, ritrovare, concepire {qual fosse} il destino {l'azione le funzioni le virtù le forze ec.} di ciascheduna parte d'esso corpo rispetto {a se stesse,} all'altre parti ed al tutto, quale lo scopo e l'oggetto di quella disposizione e di quel tal ordine che in esse patti scorgeremmo, e osserveremmo pure co' propri occhi, e colle proprie mani tratteremmo; quali gli effetti {+particolari e l'effetto generale e complessivo} di esso ordine, e del tutto di esso corpo; {+quale il fine di questo tutto;} quale insomma e che cosa la vita dell'uomo; anzi se quel corpo fosse mai e dovesse esser vissuto;  3240 anzi pure, se dalla nostra stessa {vita} non l'arguissimo, o se alcuno potesse intendere senza vivere, concepiremmo noi e ritrarremo[ritrarremmo] in alcun modo dalla piena e perfetta e analitica ed elementare cognizione di quel corpo morto, l'idea della vita? o vogliamo {solamente} dire l'idea di quel corpo vivo? e intenderemmo noi quale e che cosa fosse l'uomo vivente, e il suo modo di vivere esteriore o interiore? Io credo che tutti sieno per rispondere che niuna di queste cose intenderemmo; che volendole congetturare, andremmo le {mille} miglia lontani dal vero, o sarebbe a scommetter millioni[milioni] contro uno che di nulla mai, neanche facendo un milione di congetture, ci apporremmo; finalmente ch'egli sarebbe cosa probabilissima, ch'esaminato e conosciuto quel corpo morto, in questa conoscenza ci fermassimo, e neppur ci venisse in sospetto ch'ei fosse mai stato altro, nè fosse mai {stato} destinato ad esser altro che quel che noi lo vedremmo, e tale qual noi lo vedremmo, nè della sua passata vita nè dell'uom vivo, ci sorgerebbe in capo la più menoma conghiettura.

[3680,1]  Conseguenza e prova di queste osservazioni si è che infatti i settentrionali {per una parte} sono più profondi e sottili speculatori, più filosofi, massime nelle scienze astratte, o parti più astratte di esse, o generi più astratti ec., e insomma più pensatori, {+che i meridionali;} onde la Staël chiama la Germania la patrie de la pensée. * E per altra parte, cosa che sembra contraria sì alla detta qualità, sì alla natura rispettiva de' settentrionali e meridionali, sono più immaginosi e più poeti veramente e più sensibili, entusiasti, e di fantasia più efficace e forte (quanto però al poetare, non quanto all'operare; e quanto a ciò ch'è opera del solo spirito, non del corpo), e più inventivi {originali} e fecondi che non sono i meridionali. Ma ciò, secondo le suddette osservazioni, si deve intendere, ed è infatti, de' soli settentrionali e meridionali moderni, stante le moderne circostanze degli uni e degli altri. Negli antichi, stante la diversità di tali circostanze, doveva essere  3681 ed era tutto l'opposto, cioè i meridionali più immaginosi, fecondi ec. de' settentrionali, conforme alla vera natura, e alla natural proprietà degli uni e degli altri. Sicchè la detta superiorità de' settentrionali moderni ec. è veramente uno de' tanti accidenti sociali; bensì di quelli costanti e connaturali all'essenza della civiltà assolutamente, e che durando la civiltà appo gli uni e appo gli altri popoli, non possono mai venir meno.