13. Ott. 1823.
[3676,1]
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Alla p. 3349.
Non è da trascurare una differenza che si trova fra il carattere, {il costume ec.} degli antichi settentrionali e abitatori
de' paesi freddi, e quel de' moderni; differenza maggior di quella che suol
trovarsi generalmente dagli antichi ai moderni. Perocchè gli antichi
settentrionali ci sono dipinti dagli storici per ferocissimi, inquietissimi,
attivissimi non solo di carattere, ma di fatto, {+per impazienti del giogo, sempre vaghi di novità, sempre
macchinanti, sempre ricalcitranti e insorgenti,} e per quasi
assolutamente indomabili e indomiti. Germani, Sciti ec. I moderni al contrario
sono così domabili, che certo niun popolo meridionale lo è altrettanto. E tanto
son lungi dalla ferocia, che non v'ha gente più buona, più mansueta, più
ubbidiente, più tollerante di loro. E se v'ha parte
d'europa dove meno si macchini, e si ricalcitri al
comando, e si desideri novità e si odi la soggezione, ciò è per l'appunto fra i
popoli settentrionali. In questa tanta diversità di effetti hanno certamente
gran parte da un lato la diversità de' governi antico e moderno, dall'altro la
poca coltura del popolo nelle regioni settentrionali. Ma grandissima parte v'ha
certamente ancora la differenza materiale della vita. Gli antichi
3677 settentrionali, mal difesi contra le inclemenze
dell'aria dalle spelonche, proccurantisi il vitto colla caccia (Georg. 3. 370. sqq.
etc.), alcuni anche erranti e senza tetto, come gli Sciti ec., erano
anche più ὑπαίθριοι di vita, che non sono i meridionali oggidì. Introdotti gli
usi e i comodi sociali, i popoli {civilizzati} del Nord
divennero naturalmente i più casalinghi della terra. Niuna cosa rende
maggiormente quiete e pacifiche sì le nazioni che gl'individui, niuna men
cupidi, anzi più nemici di novità, che la vita casalinga e le abitudini
domestiche, le quali affezionano al metodo, rendono contenti del presente ec.
come ho detto ne' pensieri citati in quello a cui questo si riferisce pp. 2752-55
pp. 2926-28. Quindi è
seguíto che non per sole circostanze passeggere e accidentali, come la maggiore
o più divulgata e comune coltura di spirito ec. ma naturalmente e costantemente,
nel sistema di vita sociale, e dopo resa la civiltà comune al nord come al sud,
i popoli del mezzogiorno, come meno casalinghi, sieno
stati, sieno, ed abbiano a essere più inquieti e più attivi di quelli del settentrione, sì d'animo, sì di fatti,
3678 al contrario di quello che porterebbe la pura
natura degli uni e degli altri comparativamente considerata. Ond'è che i
settentrionali moderni e civili sieno in verità molto più diversi e mutati da'
loro antichi, che non sono i meridionali dagli antichi loro, sì di carattere, sì
di usi, di azioni ec.
[3678,1] Ed è a notare in proposito della vita casalinga,
metodica e uniforme, ch'ella contribuisce a mettere in attività l'immaginazione,
a destare e pascere le illusioni, a far che l'uomo abbondi d'immagini e di
deliri, e con questi facilmente faccia di meno delle opere, e basti a se stesso,
e trovi piaceri in se stesso, ad accrescere la vita {e
l'azione} interna in pregiudizio dell'esterna; assai più che non fanno
la bellezza e la vitalità della natura ne' paesi meridionali. Qui gli uomini
sono distratti e dissipati, e versati al di fuori, ed hanno sempre sotto gli
occhi il mondo, e gli altri uomini, e la vita, e la società e la realtà delle
cose; il che distrugge o impedisce l'immaginazione e l'illusione, e produce la
noia, e quindi la scontentezza del
3679 presente e il
desiderio di novità. Ma nella vita casalinga, la solitudine, l'esser sempre, o
il più del tempo, raccolto in se stesso, l'esser privo o scarso di distrazioni,
stante il metodo e l'uniformità della vita {e la poca
società,} lascia libero il campo alle facoltà dell'anima di agire, di
svilupparsi, di ripiegarsi sopra se stesse, di meditare, di pensare, di
riflettere, d'immaginare, e produce necessariamente un'abitudine di pensiero,
che nuoce sommamente, o anche esclude, sì l'abito {{sì
l'inclinazione}} sì l'atto dell'operare. E d'altronde l'esser gran
parte del tempo, lontano dal mondo, dalla società, dagli uomini di fuori; {l'abitudine di} veder la vita e le cose umane
ordinariamente da lungi, produce naturalmente le illusioni e i bei sogni e i
castelli in aria, e lascia libero l'immaginare e il figurarsi, e il crearsi il
mondo e gli uomini e la vita a suo modo, e dà luogo alla speranza; o perduta
ch'ella sia, le agevola il ritorno (perchè la speranza, purchè sia lasciata
fare, e non sia continuamente respinta dalla realtà, per natura dell'uomo
indubitatamente e presto ritorna); o indebolita, le dà agio di ristorarsi e
rintegrarsi;
3680 o moribonda, la conserva, {se non altro,} in vita; {+o fa insomma, che in parità di circostanze, ella sia
{sempre} maggiore che non sarebbe in una vita
in mezzo al mondo;} e tien lungi, o ritarda, o minora il disinganno, o
ne indebolisce gli effetti, o ne ristringe l'estensione ec.
[3680,1] Conseguenza e prova di queste osservazioni si è che
infatti i settentrionali {per una parte} sono più
profondi e sottili speculatori, più filosofi, massime nelle scienze astratte, o
parti più astratte di esse, o generi più astratti ec., e insomma più pensatori,
{+che i meridionali;} onde la Staël chiama la Germania
la patrie de la
pensée.
*
E per altra parte, cosa che sembra contraria
sì alla detta qualità, sì alla natura rispettiva de' settentrionali e
meridionali, sono più immaginosi e più poeti veramente e più sensibili,
entusiasti, e di fantasia più efficace e forte (quanto però al poetare, non
quanto all'operare; e quanto a ciò ch'è opera del solo spirito, non del corpo),
e più inventivi {originali} e fecondi che non sono i
meridionali. Ma ciò, secondo le suddette osservazioni, si deve intendere, ed è
infatti, de' soli settentrionali e meridionali moderni, stante le moderne
circostanze degli uni e degli altri. Negli antichi, stante la diversità di tali
circostanze, doveva essere
3681 ed era tutto l'opposto,
cioè i meridionali più immaginosi, fecondi ec. de' settentrionali, conforme alla
vera natura, e alla natural proprietà degli uni e degli altri. Sicchè la detta
superiorità de' settentrionali moderni ec. è veramente uno de' tanti accidenti
sociali; bensì di quelli costanti e connaturali all'essenza della civiltà
assolutamente, e che durando la civiltà appo gli uni e appo gli altri popoli,
non possono mai venir meno.
[3681,1] Del resto l'immaginazione de' settentrionali
rispetto alla meridionale quanto è, generalmente {+e tutta insieme,} più forte, viva, vigorosa,
attiva, feconda e maggiore, tanto ancora è più sombre,
lugubre, trista, malinconica, funesta e, si può dir, brutta. Perocchè, lasciando
l'altre circostanze, essa è nutrita dalla solitudine, dal silenzio, dalla
monotonia della vita; e la meridionale dalle bellezze e dalla vitalità ed
attività della natura: e le opere di quella nascono tra le pareti di una camera
scaldata da stufe; le opere di questa nascono, per così dire, sotto un cielo
azzurro e dorato, in
3682 campagne verdi e ridenti, in
un'aria riscaldata e vivificata dal sole. (13. Ott. 1823.).