29. Agosto - 30. Agosto 1822.
[2616,1] La niuna società dei letterati tedeschi, e la loro
vita ritirata e indefessamente studiosa e di gabinetto, non solo rende le loro
opinioni e i loro pensieri indipendenti dagli uomini (o dalle opinioni altrui),
ma anche dalle cose. Laonde le loro teorie, i loro sistemi, le loro filosofie,
sono per la più parte (a qualunque genere spettino: politico, letterario,
metafisico, morale, ec. {ed anche fisico}) poemi della ragione. In fatti delle
grandi e vere e sode scoperte sulla
natura {e la teoria} dell'uomo, {+de' governi ec. ec. la fisica generale ec.} n'han
fatto gl'inglesi (come {Bacone, Newton,}
Locke), i francesi (come Rousseau, Cabanis) e anche qualche italiano (come {Galilei,}
Filangieri ec.), ma i tedeschi
nessuna, benchè tutto quello che i loro
2617 filosofi
scrivono, sia, per qualche conto, nuovo, e benchè i tedeschi abbondino
d'originalità in ogni genere sopra ogni altra nazion letterata: (ma non sanno
essere originali se non sognando): e benchè la nazion tedesca abbia tanti
metafisici, computando anche i soli moderni, quanti non ne hanno le altre
nazioni tutte insieme, computando i moderni e gli antichi: e bench'ella sia
profondissima d'intelletto per natura, e per abito. Di più i letterati tedeschi
hanno appunto in sommo grado quello che si richiede al filosofo per non esser
sognatore, e per non discostarsi dal vero andandone in cerca: il che i filosofi
delle altre nazioni non sogliono avere. Vale a dir che i tedeschi hanno un
sapere immenso, una cognizione quasi (s'egli è possibile) intera e perfetta di
tutte le cose che sono e che furono. Ed essendo essi così padroni della realtà
per forza del loro studio, e gli altri letterati essendo così poco padroni de'
fatti, è veramente maraviglioso, come certissimo, che
2618 laddove l'altre nazioni oramai {tutte}
filosofano anche poetando, i tedeschi poetano filosofando. E si può dir con
verità che il menomo e il più superficiale de' filosofi francesi (così leggieri
{{e volages}} per natura e per abito) conosce meglio
l'uomo {effettivo} e la realtà delle cose, di quel che
faccia il maggiore e il più profondo de' filosofi tedeschi (nazione sì
riflessiva). Anzi la stessa profondità nuoce loro: e il filosofo tedesco tanto
più s'allontana dal vero, quanto più si profonda o s'inalza; all'opposto di ciò
che interviene a tutti gli altri. (29. Agosto. 1822.). {{I tedeschi incontrano molto meglio e molto più spesso nel
vero quando scherzano, o quando parlano con una certa leggerezza e guardando
le cose in superficie, che quando ragionano: e {questo o
quel} romanzo di Wieland
contiene un maggior numero di verità solide, o nuove, o nuovamente dedotte,
o nuovamente considerate, {sviluppate} ed espresse,
{anche di genere
astratto,} che non ne contiene la Critica
della ragione di Kant.
(30. Agosto 1822.).}}
{{Vedi l'abbozzo del mio discorso sopra i costumi presenti
degl'italiani.}}