2. Sett. 1822.
[2619,2]
Alla p. 1271.
Io tengo per certissimo che l'invenzione dell'alfabeto sia stata una al mondo,
voglio dir che la scrittura alfabetica non sia stata inventata in più luoghi (o
al medesimo tempo o in diversi tempi) ma in un solo, e da
2620 questo sia passata la cognizione e l'uso della detta scrittura di
mano in mano a tutte le nazioni che scrivono alfabeticamente. Non è presumibile
che un'invenzione ch'è un miracolo dello spirito umano (o forse ha la sua
origine dal caso come il più delle invenzioni strepitose) sia stata ripetuta da
molti, cioè fatta di pianta da molti spiriti. E la storia conferma ciò ch'io
dico. 1. Le nazioni che non hanno, o non hanno avuto commercio con alcun'altra,
o con alcun'altra letterata, non hanno avuto o non hanno alfabeto. Cento altre
nostre cognizioni mirabili si son trovate sussistenti presso questo o quel
popolo nuovamente scoperto: l'alfabeto (primo mezzo di vera civilizzazione) non
mai. Il Messico avea governo, {politica,} nobiltà, gerarchie, premi militari, anzi Ordini
cavallereschi rimuneratorii del merito, calendario, {architettura, idraulica, cento belle arti manuali, navigazione, ec.
ec.} ed anche storie e libri geroglifici, ma non alfabeto. La
China ha inventato polvere, bussola, e fino la
stampa; ha infiniti libri, ha prodotto un Confucio,
2621 ha letteratura, ha gran
numero di letterati, fino a farne più classi distinte, con graduazioni, lauree,
studi pubblici ec. ec. ma non ha alfabeto (benchè i libri cinesi si vendano
tutto dì per le strade della China al minutissimo popolo,
e anche ai fanciulli, e la professione del libraio sia delle più ordinarie e
numerose). 2. Si sa espressamente per tradizione che gli alfabeti son passati da
paese a paese. La grecia narra d'avere avuto il suo dalla
fenicia; così ec. ec. ec. 3. Grandissima parte degli
alfabeti dimostra l'unità dell'origine guardandone sottilmente o il materiale, o
i nomi delle lettere (come quelli del greco paragonati agli ebraici ec. ec.). E
questo, non ostante che le nazioni siano disparatissime, e niun commercio sia
mai stato fra talune di esse, come tra gli ebrei e i latini {antichi} che ricevettero l'alfabeto (forse) dalla
grecia, che l'ebbe dalla
fenicia, che l'ebbe da' samaritani o viceversa ec.
ec. e così l'alfabeto latino vien pure a ravvicinarsi sensibilmente all'
2622 ebraico. 4. Se alcuni alfabeti non dimostrano
affatto alcuna somiglianza con verun altro, nè per figura nè per nomi ec. ciò
non conclude in contrario. Ma vuol dire, o che l'antichità tolse loro, o agli
alfabeti nostri ogni vestigio della loro primissima origine; o piuttosto che
quelle tali nazioni ricevendo pur di fuori, come le altre, l'uso della scrittura
alfabetica, o non adottarono però l'alfabeto straniero, o adottatolo lo vennero
appoco perfezionando, cioè accomodando alla loro lingua, finchè lo mutarono
affatto: o vero tutto in un tratto gliene sostituirono un altro nuovo e proprio
loro, come fu dell'alfabeto armeno, sostituito al greco ch'era stato usato fino
allora dalla nazione, la quale col mezzo di esso aveva imparato a scrivere, e
conosciuto l'uso dell'alfabeto, del che v. p. 2012. (2. Sett. 1822.).