[1120,2] Il verbo stare, secondo
me, indubitatamente è continuativo del verbo esse
formato da un antico participio o supino di questo verbo, come stus o stum,
1121 piuttosto da situs o situm, contratto in stus o
stum. {V.
anche il Forc. in Lito as, principio, e
in Luo is, fine.}
{+O forse da prima si disse sitare, come secutari, e
solutare da cui soltar per solvere, come ho detto p. 1527.
e voltare per volutare ec. L'analogia fra il verbo essere e stare si
vede nel nostro particolare stato di essere, e nel franc. été, sebbene i francesi non hanno il verbo stare.} Del qual participio situs abbiamo un indizio manifesto nel sido spagnuolo, ch'è participio appunto di ser
essere. E forse sussiste ancora il detto participio
nel situs dei latini che significa collocato, ma che
spesso è usurpato dagli scrittori in significato somigliantissimo a quello di un
participio del verbo essere, e che il Vossio con pessima grazia fa derivare
da sinere. È noto che presso Plauto (Curcul. 1. 1. 89.) alcuni leggono site in significato di este, dal che
verrebbe situs, così naturalmente come auditus da audite; e che
l'antica congiugazione del presente indicativo di esse, era, secondo Varrone, (de L. L. l. 8. c. 57.)
esum, esis, esit; esumus, esitis, esunt. Del rimanente
lo stesso Forcellini avvertendo che il
verbo stare si trova adoperato più volte in luogo di esse, soggiunge, cum aliqua significatione diuturnitatis
(v. sto), (e
ne reca gli esempi), cioè, dico io, secondo la primitiva proprietà di esso verbo
che è continuativo di esse. {+Adsentari che il Forcell. dice esser lo stesso che adsentiri, forse non è altro che un suo
continuativo o frequentativo anomalo o contratto da adsentitari o per adsensari. Nel Glossario Isidoriano
(op. Isid. t. ult. p. 487.) si
trova: Sentitare, in animo sensim
diiudicare.
V. p. 2200.}
V. p. 1155. {{e p. 2145. fine. e p. 2324.
fine.}}