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[1359,2]  Dividersi perpetuamente i letterati e i poeti, da' filosofi. L'odierna filosofia che riduce la metafisica, la morale ec. a forma e condizione quasi matematica, non è più compatibile con la letteratura e la poesia, com'era {compatibile} quella de' tempi ne' quali fu formata la lingua nostra, la latina, la greca. (Ho già detto p. 110 pp. 190-91 pp. 373-75 pp. 1226-27 che la francese non ha vera letteratura nè poesia {+eccetto quella letteratura epigrammatica e di conversazione, ch'è loro propria, e dove riescono assai bene; che il resto è piuttosto filosofia che letteratura.)} La filosofia di Socrate poteva e potrà sempre  1360 non solo comparire, ma infinitamente servire alla letteratura e poesia, e gioverà pur sempre agli uomini più dell'odierna (v. p. 1354.), dalla quale non negherò che non possa ricevere qualche miglioramento, quasi accessorio, o quasi rifiorimento. Ma la filosofia di Locke, di Leibnizio ec. non potrà mai stare colla letteratura nè colla vera poesia. {+La filosofia di Socrate partecipava assai della natura, ma questa nulla ne partecipa, ed è tutta ragione. Perciò nè essa nè la sua lingua è compatibile colla letteratura, a differenza della filosofia di Socrate, e della di lei lingua. La qual filosofia è tale che tutti gli uomini un poco savi ne hanno sempre partecipato più o meno in tutti i tempi e nazioni, anche avanti Socrate. È una filosofia poco lontana da quello che la natura stessa insegna all'uomo sociale.} Si dividano dunque le lingue, e la nostra che tante ne contiene, e così diverse anche dentro uno stesso genere, potrà ben contenere allo stesso tempo una lingua bella, e una lingua filosofica. Ed allora avrà una filosofia, e seguirà ad avere quella poesia, e quella letteratura nella quale ha sempre superato tutte le moderne.