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[1663,2]  Ho detto altrove pp. 155-56 pp. 157-58 che bisogna distinguere nella musica l'effetto dell'armonia, da quelli del suono che non hanno a fare col bello, come non vi ha che fare il colore per se stesso, non trattandosi di convenienza. Ho detto che quello che ha di singolare l'effetto della musica sull'animo, appartiene in massima  1664 parte al puro suono. Infatti qual differenza fra {l'effetto di} un suono, {di} uno strumento dolce, penetrante, ec. ed un altro ruvido, non penetrante ec. Analizzate bene l'effetto della musica sul vostro cuore, e vedrete che l'effetto suo singolare deriva precisamente dalla natura del suono e varia secondo le di lui differenze. L'armonia, la melodia la più melodiosa, o armonica, eseguita su d'uno strumento vile, ec. in suoni rozzi ec. non vi tocca non vi muove, non v'innalza punto. Ho conosciuto una persona che passava e si teneva essa stessa per inarmonica, non essendo nè commossa nè dilettata da quasi veruna musica. Frattanto egli notava che una stessa armonia eseguita in certi tali strumenti lo toccava vivamente, in altri niente affatto. Egli amava molto, e provava tutti gli effetti della musica, quando udiva suoni forti, di gran voce, strumenti arditi, orchestre numerose, e strepitose. Quest'era dunque una particolare disposizione de' suoi organi, inclinati a que' tali suoni, che lo dilettavano: {+ovvero una rozzezza o poca delicatezza, bisognosa di suoni forti per essere scossa.} Questo diletto era dunque  1665 nella sostanza dipendente dal suono, e indipendente dall'accordo, dall'armonia, e quindi dal bello. Il suono dà piacere all'uomo, perchè la natura gli ha dato, o ha dato a noi (e ad altri animali) questa proprietà. Così i cibi dolci, i colori vivi ec. Tutto ciò non appartiene al bello, non essendo convenienza. {{V. p. 1721. capoverso 2.}}

1721,21940,2155,1156,11721,2