[1744,1] Da quella parte della mia teoria del piacere dove si mostra come degli oggetti
veduti per metà, o con certi impedimenti ec. ci destino idee indefinite
pp. 170-72, si spiega perchè piaccia la luce del sole o della luna,
veduta in luogo dov'essi non si vedano {e non si scopra la
sorgente della luce;} un luogo solamente in parte illuminato da essa
luce; il riflesso di detta luce, e i vari effetti materiali che ne derivano; il
penetrare di detta luce in luoghi dov'ella divenga incerta e impedita, e non
bene si distingua, come attraverso un canneto, in una selva, per li balconi
socchiusi ec. ec.; {+la detta luce veduta
in luogo {oggetto ec.} dov'ella non entri e non
percota dirittamente, ma vi sia ribattuta e diffusa da qualche altro luogo
od oggetto ec. dov'ella venga a battere; in un andito veduto al di dentro o
al di fuori, e in una loggia parimente ec.} quei luoghi dove la luce
si confonde ec. ec. colle ombre, come sotto un portico, in una loggia elevata e
pensile, fra le rupi e i burroni, in una valle, sui colli veduti dalla parte
dell'ombra, in modo che ne sieno indorate le cime; il riflesso che produce p. e.
un vetro colorato su quegli oggetti su cui si riflettono i raggi che passano per
detto vetro; tutti quegli oggetti in somma che per diverse
1745 materiali e menome circostanze giungono alla nostra vista, udito ec. in modo incerto, mal
distinto, imperfetto, incompleto, o {fuor
dell'}ordinario ec. Per lo contrario la vista del sole o della luna in una
campagna vasta ed aprica, e in un cielo aperto ec. è piacevole per la vastità
della sensazione. Ed è pur piacevole per la ragione assegnata di sopra, la vista
di un cielo diversamente sparso di nuvoletti, dove la luce del sole o della luna
produca effetti variati, e indistinti,
e non ordinari. ec. È piacevolissima e sentimentalissima la stessa luce veduta
nelle città, dov'ella è frastagliata dalle ombre, dove lo scuro contrasta in
molti luoghi col chiaro, dove la luce in molte parti degrada appoco appoco, come
sui tetti, dove alcuni luoghi riposti nascondono la vista dell'astro luminoso
ec. ec. A questo piacere contribuisce la varietà, l'incertezza, il non veder
tutto, e il potersi perciò spaziare coll'immaginazione, riguardo a ciò che non
si vede. Similmente dico dei simili effetti, che producono gli alberi, i filari,
i colli, i pergolati, i casolari,
1746 i pagliai, le
ineguaglianze del suolo {ec.} nelle campagne. Per lo
contrario una vasta e tutta uguale pianura, dove la luce si spazi e diffonda
senza diversità, nè ostacolo; dove l'occhio si perda ec. è pure piacevolissima,
per l'idea indefinita in estensione, che deriva da tal veduta. Così un cielo
senza nuvolo. Nel qual proposito osservo che il piacere della varietà e
dell'incertezza prevale a quello dell'apparente infinità, {e
dell'immensa uniformità.} E quindi un cielo variamente sparso di
nuvoletti, è forse più piacevole di un cielo affatto puro; e la vista del cielo
è forse meno piacevole di quella della terra, e delle campagne ec. perchè meno
varia (ed anche meno simile a noi, meno propria di noi, meno appartenente alle
cose nostre ec.) Infatti, ponetevi supino in modo che voi non vediate se non il
cielo, separato dalla terra, voi proverete una sensazione molto meno piacevole
che considerando una campagna, o considerando il cielo nella sua corrispondenza
{e relazione} colla terra, ed unitamente ad essa in
un medesimo punto di vista.
1827,2Immagini varie poetiche, versi, traduzioni, ec. ec.Piacere (Teoria del).Vago. Piacere del vago o indefinito.169,1Piacere (Teoria del).