[3197,1] In molti luoghi di questi miei pensieri pp.
1370-72
pp.
1432-33
pp.
1455-56
pp.
1628-29
pp. 1828-30
pp. 2151-52
pp. 2268-69
pp. 2484-85
pp. 2569-72 ho
dimostrato come l'uomo debba quasi tutto alle circostanze, all'assuefazione,
all'esercizio; quanta parte di ciò che si chiama talento naturale, e diversità o
superiorità o inferiorità di talenti, non sia per verità altro che assuefazione,
esercizio, ed opera di circostanze non naturali nè necessarie ma accidentali, e
diversità di assuefazioni e di circostanze, maggiore o minore assuefazione, e
maggiore o minor favore o disfavore di circostanze e di accidenti secondarii: la
diversità delle quali cose accresce a dismisura le piccole differenze e le
piccole superiorità o inferiorità di facoltadi che si trovano naturalmente {e primitivamente} tra questo e quello ingegno di questo
o quello individuo o nazione, in questo o quel secolo. Io però non intendo con
ciò di negare che non v'abbiano diversità naturali fra i vari talenti, le varie
facoltà, i vari primitivi caratteri degli uomini; ma solamente affermo e
dimostro che tali diversità assolutamente naturali, innate, e primitive sono
molto
3198 minori di quello che altri ordinariamente
pensa. Del resto che gl'intelletti, gli spiriti, insomma gli animi degli uomini
differiscano naturalmente e primitivamente gli uni dagli altri, con minute
differenze bensì, ma pur vere ed effettive e notabili differenze; e che varie
sieno le loro naturali disposizioni, maggiori in altri, in altri minori, ed
ordinate in quelli a certi oggetti, in questi a certi altri, è cosa, come da
tutti e sempre creduta, così vera e reale, e dimostrata da molte osservazioni,
le quali, o alcune di esse, verrò qui sotto segnando per capi, sommariamente
però, ed in modo che sopra ciascun capo potrà e dovrà molto più estendersi il
discorso di quello che io sia per estenderlo.