23. Nov. 1821.
[2150,2] A quello che ho detto altrove pp. 139-40
pp.
271-72 circa il modo da tenersi nel consolare, aggiungete che in
ultima analisi l'unica consolazione dei mali, massimamente grandi, è il
persuadersi o almeno il credere confusamente, ch'essi o non sieno reali, o meno
gravi che non parevano,
2151 o che abbiano rimedio, o
compenso ec. Le forti afflizioni non si consolano finalmente se non in questo
modo: e il tempo consolatore, adopra anch'esso in gran parte questo metodo.
(23. Nov. 1821.).
[2151,1] Osservate le incredibili abilità che acquistano i
ciechi nella musica, e in altro, i sordi nell'intendere per segni ec. e la tanto
maggiore facilità e prontezza, con cui essi, sebbene sieno d'intelletto
tardissimo, arrivano a quello a cui con molto maggior fatica e tempo arrivano, o
anche non arrivano i sani, sebbene di grande ingegno. E poi ditemi in che cosa
consista il talento, s'esso dipenda o no dalle circostanze, se esso sia altro
che una conformabilità, ed assuefabilità, maggiore o minore, ma comune a tutti,
e determinata ne' suoi effetti, o nell'uso ed applicazione di essa, dalle pure
circostanze accidentali; se l'uomo in se stesso sia capace o no di cose
incredibili, e quasi illimitate; se questa capacità
2152 sia o non sia una mera disposizione naturale, comune a tutta la specie, ma
secondo le assuefazioni e le circostanze, posta più o meno a frutto. (23.
Nov. 1821.).