[343,1] La lingua italiana non si è mai tolto il potere di
adoperar quelle parole, frasi, modi, che sebbene antichi e non usati, sieno però
intesi da tutti senza difficoltà, e possano
344 cadere
nel discorso senza affettazione: i quali sono infiniti per chi conosce la
lingua, ma bene a fondo; e questi sono pochissimi o nessuno. La lingua francese
si è spogliata affatto di questa facoltà, e ammettendo facilmente vocaboli {e modi} nuovi (intorno ai quali si sgridano gl'italiani
perchè non gli ammettono) non si è legate le mani se non per gli antichi, cioè
per quelli ch'ella già possedeva, e ha creduto di far progressi quando ha
perduto l'infinito che aveva (giacchè veramente era ricca), e guadagnato il poco
che non aveva. Nel che 1. io non vedo come una lingua si possa accrescere,
perchè anche in parità di partite, se quanto si guadagna, tanto si perde, la
lingua sarà sempre stazionaria in fatto di ricchezza e varietà. 2. se, com'è
certissimo, infinite cose che non si sono potute esprimere se non con parole
nuove, forestiere ec. si potevano esprimere colle antiche, io non vedo perchè
queste dovessero esser posposte. Il caso è lo stesso in
italia, chi ben considera la ricchezza immensa de'
nostri antichi scrittori. 3. Le parole e modi che maggiormente conferiscono alla
evidenza, efficacia, forza, grazia ec. delle lingue sono sempre, e
incontrastabilmente le antiche, siccome quelle che erano cavate più da presso
dalla natura, e dall'oggetto significato (come deve necessariamente accadere
nella formazione delle lingue), e però lo rappresentavano al
345 vivo, e ne destavano più fortemente, sensibilmente, facilmente e
prontamente l'idea, secondo però 1o. i diversi aspetti o parti {più o meno vivi, principali, caratteristici,
esprimibili;} il diverso numero di aspetti, parti, o relazioni della
{cosa,} considerato dagl'inventori della parola:
2o. la diversa forza d'immaginazione, sentimento, delicatezza ec. nei detti
inventori: 3o. la diversa loro facoltà di applicare il suono alia cosa: 4o. il
diverso carattere della nazione, clima, circostanze naturali, morali, politiche,
geografiche intellettuali ec.: la dolcezza, o l'asprezza, la ruvidezza o
gentilezza ec. {5o. la diversa impressione prodotta dagli
stessi oggetti ne' diversi popoli o individui.} Solamente quella
grazia che non deriva dalla naturalezza, semplicità ec. {l'eleganza ec.} può guadagnare; ma quella che deriva dai detti fonti,
(massime nelle frasi e modi) ed è la principale, e più solida e durevole; la
forza poi assolutamente, l'evidenza e l'efficacia, non possono altro che perdere
infinitamente coll'abolizione delle parole antiche, e peggio colla sostituzione
delle nuove. Qui ancora ha luogo la grande inferiorità dell'arte e della ragione
alla natura, in tutto il bello, il grande, il forte, il grazioso ec. (21.
Nov. 1820.).
757,1766,11019,21023,11243,21768,11887,1Lingue.Antichi.Francesi.Italia