[766,1] Osservo anche questo. Noi ci vantiamo con ragione
della somma ricchezza, {copia,} varietà, potenza della
nostra lingua, della sua pieghevolezza, trattabilità, attitudine a rivestirsi di
tutte le forme, prender abito diversissimo secondo qualunque soggetto che in
essa si voglia trattare, adattarsi a tutti gli stili; insomma della quasi
moltiplicità di lingue contenute o possibili a contenersi nella nostra favella.
Ma da che cosa stimiamo noi che sieno derivate in lei queste qualità? Forse
dalla sua primitiva ed ingenita natura ed essenza? Così ordinariamente si dice,
ma c'inganniamo di gran lunga. Le dette qualità, le lingue non
767 le hanno mai per origine nè per natura. Tutte a presso a poco sono
disposte ad acquistarle, e possono non acquistarle mai, e restarsene poverissime
e debolissime, e impotentissime, e uniformi, cioè senza nè ricchezza, nè copia,
nè varietà. Tale sarebbe restata la lingua nostra, senza quello ch'io dirò.
Tutte lo sono nei loro principii, e non intendo mica nei loro primissimi
nascimenti, ma finattanto che non sono coltivate, e con molto studio ed impegno,
e da molti, e assiduamente, e per molto tempo. Quello che proccura alle lingue
le dette facoltà e buone qualità, è principalmente (lasciando l'estensione, il
commercio, la mobilità, l'energia, la vivacità, {gli
avvenimenti, le vicende, la civiltà, le cognizioni,} le circostanze
politiche, morali, fisiche delle nazioni che le parlano) è, dico, principalmente
e più stabilmente e durevolmente che qualunque altra cosa, la copia e la varietà
degli scrittori che l'adoprano e coltivano. {v. p.
1202.} Questa siccome, per ragione della maggior
durata, e di altre molte circostanze, fu maggiore nella
grecia che nel Lazio, perciò
la lingua greca possedè le dette
768 qualità, in maggior
grado che la latina; ma non prima le possedè che fosse coltivata e adoperata da
buon numero di scrittori, e sempre (come accade universalmente) in proporzione
che il detto numero e la varietà o de' soggetti o degli stili o degl'ingegni
degli scrittori, fu maggiore, e s'accrebbe. La lingua latina similmente non le
possedè (sebben meno della greca, pure in alto grado) se non quando ebbe copia
{e varietà} di scrittori. Tutte le lingue antiche e
moderne che hanno mancato di questo mezzo, hanno anche mancato di queste
qualità. Per portare un esempio (oltre le lingue Europee meno colte) la lingua
Spagnuola nobilissima, e di genio al tutto classico, e somigliantissima poi alla
nostra particolarmente, sì per lo genio, come per molti altri capi, {e sorella nostra non meno di ragione che di fatto, e di
nascita che di sembianza, costume, indole,} non è inferiore alla
nostra nelle dette qualità, se non perchè l'è inferiore principalmente nella
copia e varietà degli scrittori. Se la lingua francese, non ostante la gran
quantità degli scrittori, e degli
769 ottimi scrittori,
si giudica ed è tuttavolta inferiore alla nostra ed alle antiche per questo
verso, ciò è avvenuto per le ragioni particolari che ho più volte accennate. La
riforma di essa lingua, la regolarità prescrittale, la figura datale, avendo
uniformato tutti gli stili, la poesia alla prosa; impedita la varietà e
moltiplicità della lingua, secondo i vari soggetti e i vari ingegni; tolta la
libertà, e la facoltà inventiva agli scrittori, in questo particolare; tolto
loro l'ardire, anzi rendutinegli affatto schivi e timidi ec. ec. la
Francia è venuta a mancare della varietà degli
scrittori, non ostante che n'abbia la copia, ed abbia la varietà de' soggetti,
perchè tutti i soggetti da tutti gl'ingegni si trattano, possiamo dire, in un
solo modo. E ciò deriva anche dalla natura e forza della eccessiva civiltà di
quella nazione, e della influenza della società: così stretta e legata, che
tutti gl'individui francesi fanno quasi un solo individuo. E laddove
770 nelle altre nazioni, si cerca ed è pregio il
distinguersi, in quello è pregio e necessità il rassomigliarsi anzi
l'uguagliarsi agli altri, e ciascuno a tutti e tutti a ciascuno. Queste ragioni
rendendogli timidi dell'opinione del ridicolo ec. e scrupolosi osservatori delle
norme prescritte e comuni nella vita, li rende anche superstiziosi, timidi,
schivi affatto di novità nella lingua. Ma tutto ciò quanto {alle sole forme e} modi, perchè questi soli, sono stati fra loro
determinati, e prescritti i termini (assai ristretti) dentro i quali convenga
contenersi, e fuor de' quali sia interdetto ogni menomo passo. {+E così quanto allo stile uniforme si può
dire in tutti, e in tutti i generi di scrittura, anche nelle traduzioni ec.
tirate per forza allo stile comune francese, ancorchè dallo stile il più
renitente e disperato; e quanto in somma all'unità del loro stile, e del
loro linguaggio che ho notata altrove p.
321.} Ma non quanto alle parole, nelle quali, restata libera in
francia la facoltà inventiva, e il derivare
novellamente dalle proprie fonti, sempre aperte sinchè la lingua vive; la lingua
francese cresce di parole ogni giorno e crescerà. Che se le cavassero sempre
dalle proprie fonti, o con quei rispetti che si dovrebbe, non avrei luogo a
riprenderli, come ho fatto altrove p. 50
pp. 110-11
p. 344, e della corruzione e dell'aridità a cui {vanno} portando la loro lingua.
771 La quale
inoltre, da principio, era, come la nostra, attissima alla novità ed al
bell'ardire, anche nei modi, secondo che ho detto altrove pp. 688-90
p. 758. La lingua tedesca, rimasa per tanti secoli impotente ed
umile, ancorchè parlata da tanta e sì estesa moltitudine di popoli, non per
altro che per avere avuto nell'ultimo secolo e ne' pochi anni di questo, immensa
copia e varietà di scrittori, è sorta a si[sì]
alto grado di facoltà e di ricchezza e potenza.
993,11093,11202,11755,11946,1Francesi.Spagnuoli.
Loro lingua, letteratura ec.Tedeschi. Loro lingua, letteratura, carattere ec.
ec.50,1109,4321,1343,1685,1757,11202,1FranceFranceGraeciaLatium