22. Giugno 1821.
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Alla p. 767.
Le parole che per se stesse sono meri suoni, e così le lingue intere, in tanto
sono segni delle idee, e servono alla loro significazione, in quanto gli uomini
convengono scambievolmente di applicarle a tale e tale idea, e riconoscerle per
segni di essa. Ora il principal mezzo di questa convenzione umana, in una
società alquanto formata, si è la scrittura. Le lingue che o mancano o
scarseggiano di questo mezzo di convenzione per intendersi, e spiegarsi
distintamente, ed esprimere tutte le cose esattamente, restano sempre o affatto
impotenti, o poverissime, e debolissime; e così accade a tutte le lingue finchè
non sono estesamente applicate alla scrittura. Come convenire scambievolmente in
tutta una nazione, di dare a quella tal parola quella tal significazione certa
determinata e stabile, e di riconoscerla {universalmente} per segno di quella tal cosa o idea? Come arricchire
la lingua, accrescere le significazioni di una stessa parola, stabilire l'uso e
l'intelligenza comune di una metafora o traslato, dare alla lingua una tal
facoltà di tale o tal formazione di voci o di modi che significhi regolarmente
tale o tal altro genere di cose o idee? Come poi regolare ed uniformare e
ridurre sotto leggi conformi in tutta la nazione la sintassi, le inflessioni
dinotanti i diversi accidenti di una stessa parola, ec. ec.? Tutte queste cose
sono impossibili
1203 senza la scrittura, perchè manca
il mezzo di una convenzione universale, senza cui la lingua non è lingua ma
suono. La viva voce di ciascheduno, poco ed a pochi si estende. Le scritture
vanno per le mani di tutta la nazione, e durano anche dopo che quegli che le
fece, non può più parlare. Gl'individui di una nazione non possono convenir
tutti fra loro di veruna cosa a uno a uno. Ed un individuo, {ancorchè di sommo ingegno,} non può mettere in uso una parola, una
frase, una regola di lingua, un significato, e renderne comune e stabilirne
l'intelligenza colla sola {sua} voce, e favella (di cui
tanto pochi e solo istantaneamente possono partecipare), se non lentissimamente
e difficilissimamente. Ora le lingue le più estese sono sempre nate
dall'individuo, e vi fu sempre il primo che {inventò e}
pronunziò quella parola, quella frase, quel significato ec. In qualunque modo si
sieno formate le lingue primitive, e gli uomini abbiano cominciato ad intendersi
ed esprimersi scambievolmente mediante gli organi della favella, certo è che
questo non è avvenuto se non a pochissimo per volta, sinchè una lingua non è
stata applicata alla scrittura; perchè la convenzione individuale {di ciascheduno,} non può essere se non lentissima e
difficilissima. Di più è certo che l'uso di tutte le lingue nel loro nascere fu
ristretto
1204 a una piccolissima società, dove la
convenzione era meno difficile, perchè fra un piccolo numero d'individui. Ma
trattandosi di arricchire, accrescere, regolare, ordinare, perfezionare, e in
qualunque modo migliorare una lingua già parlata da una nazione, dove la
convenzione che deriva dall'uso è lentissima, difficilissima, e per lo più
parziale e diversa, il principale e forse l'unico mezzo di convenzione
universale (senza cui la lingua comune non può ricevere nè miglioramento nè
peggioramento), è la scrittura, e fra le scritture quella che {1.} va per le mano di tutti, 2. è conforme ne' suoi
principii, e nelle sue regole, vale a dire la letteratura largamente
considerata. Perchè la scrittura non letterata, o non importante in qualunque
modo per se stessa, {come lettere cioè epistole ec.
ec.} è soggetta quasi agli stessi inconvenienti della viva voce, cioè
si comunica a pochi, {(forse anche a meno di quelli a cui si
comunica la voce di un individuo)} e non è uniforme nè costante nelle
sue qualità. Insomma si richiede un genere di scrittura che sia nazionale, e
possa produrre, stabilire, regolare e mantenere la convenzione universale circa
la lingua. (22. Giugno 1821.).