Letteratura e lingua italiana di oggidì. Trista condizione di un vero letterato in Italia. Gli bisogna fare all'Italia una lingua moderna. Considerazioni in questo proposito.
Italian literature and language of the present day. Sorry condition of a true man of letters in Italy, who needs to create a modern language. Reflections on the matter.
3318,1 3830,1 3855,1[3318,1]
3318 Un francese, un inglese, un tedesco che ha
coltivato il suo ingegno, e che si trova in istato di pensare, non ha che a
scrivere. Egli trova una lingua nazionale moderna già formata, stabilita e
perfetta, imparata la quale, ei non ha che a servirsene. Nè dal principio della
loro letteratura in poi, è stato mai bisogno ad alcuno scrittore di queste
nazioni, qual ch'ei si fosse, il formarsi una lingua moderna, cioè tale che
volendo scrivere, come ognun deve, alla moderna, ei potesse col di lei mezzo
esprimere i suoi concetti in qualsivoglia genere. Come dal principio delle loro
letterature in poi, quelle nazioni non hanno mai intermesso di coltivar esse
medesime gli studi in esse introdotti; o creando e inventando nuovi generi o
discipline, con esse hanno naturalmente e sin dal loro principio creato o
formato il linguaggio che loro si conveniva; o accettando generi o discipline
forestiere, non mai per ancora in esse nazioni conosciute o trattate, insieme
con essi generi e discipline accettarono senza contrasto alcuno quei modi e quei
vocaboli, ancorchè forestieri, che con esse erano congiunte, e che a volerle
trattare indispensabilmente si richiedevano; così non è stato mai tempo alcuno
in
3319 cui gli scrittori di quelle nazioni, avendo che
scrivere, non avessero come scrivere; mai tempo alcuno in cui quelle nazioni non
avessero lingua nazionale moderna per qualunque genere di letteratura e per
qualsivoglia disciplina da loro trattata.
[3830,1] Del resto tutto quello ch'io[ch'ho] ragionato in più luoghi pp. 1058-59
pp.
1997-98
pp.
3462-65 circa la presente (ec.) condizione della letteratura e lingua
italiana; circa il mancar noi di lingua e letteratura moderna, di filosofia ec.;
circa la condizione in cui si troverebbe oggidì un grande e {perfettamente} colto ingegno italiano, la necessità che avrebbe di
crearsi una lingua, di creare una letteratura ec., il come e quale gli
converrebbe crearle, e con quali avvertenze ec. ec. tutto, con lievi e
accidentali diversità intendo altresì dirlo degli spagnuoli. E viceversa la
considerazione di questi può e dee molto servire, sì a noi, sì anche agli
stranieri, per giudicare e formarsi una giusta idea dello stato
d'italia e degl'ingegni italiani (se ve ne fossero)
rispetto alla lingua, letteratura, filosofia ec. Le lingue e letterature
italiana e spagnuola, le più conformi forse del mondo per mille altri titoli,
come ho mostrato altrove pp. 1845-46
p.
2783
pp. 3728-31 (e così le
nazioni ec.), lo sono altresì per la loro storia, e pel loro stato presente e
passato ec. Ed altrimenti infatti non avrebbero avuto fra loro quelle conformità
intrinseche che hanno, o certo non in tal grado, nè così durevolmente ec. ec.
(4. Nov. 1823.).
[3855,1] Tra le cagioni del mancar noi (e così gli spagnuoli)
di lingua e letteratura moderna propria, si dee porre, e per prima di tutte, la
nullità politica e militare in cui è caduta l'italia non
men che la Spagna dal 600 in poi, epoca appunto da cui
incomincia la decadenza ed estinzione delle lingue e letterature proprie in
italia e in ispagna. Questa
nullità si può considerare e come una delle cagioni del detto effetto, e come la
cagione assoluta di esso. Come una delle cagioni, perocchè se noi manchiamo oggi
affatto di voci moderne proprie italiane e spagnuole, politiche e militari, ciò
viene perchè gl'italiani e spagnuoli non hanno più, dal 600 in poi, nè affari
politici propri, nè milizia propria. Fino dall'estinzione
dell'imperio romano, l'italia
è stata serva, perchè divisa; ma sino a tutto il 500 la milizia italiana propria
ha esistito, e le corti e repubbliche italiane hanno operato da se, benchè
piccole e deboli. Il governo era in mano d'italiani, le dinastie erano italiane
in assai maggior numero che poi non furono
3856 ed or
non sono. Influiti e dominati da' governi e dagli eserciti stranieri, i governi
e gli eserciti italiani, chè tali essi erano ancora, agivano tuttavia essi
medesimi, ed avevano affari. Essi erano che si davano agli stranieri, quando a
questo, quando a quello, che li chiamavano, che gli scacciavano, o contribuivano
a ciò fare, che si alleavano cogli stranieri, o contro di loro, con altri
stranieri, o con altri italiani, contro altri italiani, o a favore. L'amicizia
de' governi italiani, ancorchè piccolissimi, delle stesse singolari città, era
considerata e ricercata dagli stranieri, e la nemicizia temuta; e in qualunque
modo i governi e le città italiane erano allora nemiche o amiche di questa o
quella straniera potenza. Gl'italiani agivano per se presso o nelle corti
straniere, e gli stranieri presso gl'italiani. {+V. p.
3887.} Quindi è che noi avevamo allora a dovizia voci politiche
e militari; più a dovizia ancora delle altre nazioni, perchè la politica e il
militare, ridotti ad arte e scienza tra noi, non lo erano presso gli altri.
Negli storici, negli scrittori tecnici di politica o di milizia, o d'altre
materie appartenenti, e generalmente negli scrittori italiani avanti il
seicento, non troverete mai difficoltà veruna di esprimersi in checchessia che
spetti agli affari pubblici, economia pubblica, diplomatica, negoziazioni,
politica, e a qualsivoglia parte dell'arte militare; mai povertà; {e} mai li vedrete ricorrere a voci straniere, o che
possano pur sospettarsi tali: al contrario li vedrete franchissimi
3857 nell'espressione di tali materie, anzi ricchissimi
e abbondantissimi, esattissimi, provvisti di termini per ciascuna cosa e parte
di essa, ed anche di più termini per ciascuna, voci tutte italianissime e tanto
italiane quanto or sono francesi quelle di cui i francesi e noi ed anche altri
in tali materie si servono; e queste voci e questi termini ben si vede che non
erano inventati da quegli scrittori, nè debbonsi al loro ingegno, ma all'uso
della favella italiana d'allora, e che erano fra noi (come anche fuori non
poche[pochi]) comunissimi, notissimi, e di
significato ben certo e determinato. La più parte di questi, dal 600. in poi,
perduti nell'uso del favellare, {lo furono e lo sono}
conseguentemente nelle scritture, di modo che le stesse cose ancora, che noi a
que' tempi con parole italianissime, e con più parole eziandio, chiarissimamente
e notissimamente esprimevamo, or non le sappiamo esprimere che con voci
straniere affatto, o se queste ci mancano, e son troppo straniere per potersi
introdurre, o non furono ancora introdotte, non possiamo esprimer quelle cose in
verun modo. Moltissime di quelle voci, usandole, sarebbero intese fra noi anche
oggidì nel lor proprio e perfetto senso, come allora, e non farebbero oscurità.
Ma moltissime, sostituite alle straniere che or s'usano, riuscirebbero oscure,
parte per la nuova assuefazione fatta a queste altre voci,
perchè[parte] perchè il loro senso non
sarebbe più inteso così determinatamente come
3858
allora. E il simile dico di molte voci con cui potremmo esprimer cose per cui
non abbiamo nemmen voci straniere, o che a questi pur manchino, o che tra noi
non sieno state ancora introdotte. Moltissime voci militari, civili e politiche
sì del nostro 300, sì dello stesso 500, benchè significative di cose or
notissime e comunissime, son tali che noi ora, leggendole negli antichi, o non
le intendiamo, o non senza studio, o non avvertiamo, almen senza molta acutezza
e attenzione, {o imperfettamente} la loro
corrispondenza con quelle che oggi ne' medesimi casi comunemente usiamo. Altresì
ci accade {non di rado} tale incertezza nelle voci
significative di cose, or non più comuni, e spesso in queste ci accade più che
nell'altre. Ecco come, mancati gli affari politici e la milizia in
italia, la nostra nazione non ha nè può avere, nè
ebbe dal 600 in poi, lingua moderna propria per significar le cose politiche e
militari, non ch'ella mai non l'abbia avuta, anzi l'ebbe, ma l'ha perduta, o non
l'ha se non antica. E nello stesso modo proporzionatamente e ragguagliatamente
discorrasi della Spagna.
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