13-14. Giugno 1823.
[2779,2] Che il proprio tema de' verbi ἱστάω, ἵστημι ἵσταμαι
fosse στάω, come forse ho detto nella mia teoria de' continuativi
pp. 2142-45 parlando di
sisto, e che l'iota sia una giunta fatta al tema
per proprietà di lingua, si conosce sì dalle molte voci di questi verbi che
mancano di quell'ι paragogico, e da tutti i loro derivati che parimente
2780 ne mancano, sì dal verbo ἵπταμαι il quale colla
medesima paragoge (ch'esso perde in molte voci) è fatto dall'inusitato πτάω (v. la
Gramm. di Pad. p. 210.)
{+o πετάω, onde πετάομαι, πέταμαι, πέτομαι che vagliono
altresì volare, e che in origine non debbon
esser altro che il verbo πετάω pando explico
che ancora esiste, trasportato alla significazione del volare per lo
spiegar delle ali ec. e vedi la pag. 2826.}
[2780,1] Del resto niente impedirebbe che sto e στάω non avessero niente di comune nella loro
origine, o ch'essi fossero nati da una stessa lingua madre, ma indipendentemente
l'uno dall'altro, giacchè l'uno significa stare ed
anche essere (v. Forcellini), e l'altro stabilire,
il cui passivo o medio ἵσταμαι, passivando il significato di stabilire, viene a prendere la significazione neutra
di stare (quasi essere
stabilito).
[2780,2] Ma supponendo che sto e
στάω sieno in origine uno stesso verbo, niente pure impedisce che il greco sia
derivato dal verbo latino, e che tuttavia il latino sisto, ben diverso da sto e per coniugazione
e per significato e per tutto, sia nato dal greco ἱστάω, ἱστῶ.
[2781,1]
2781 Chi può saper le varie vicende dei commerci
antichissimi fra le lingue latina e greca, dopo che l'una e l'altra nacquero
dalla stessa madre; quando la storia delle due nazioni comincia per noi così
tardi, e massime la storia veridica, e certa; e la storia non alterata dalle
favole ambiziose di cui è tutta piena l'antica istoria greca? Chi può con
certezza negare che in quel lunghissimo tratto di tempi oscurissimi non vi
fossero delle epoche nelle quali la lingua greca si arricchisse delle spoglie
della sorella, ed altre, o successivamente o anche allo stesso tempo, in cui la
lingua latina si arricchisse, come certo fece, delle spoglie della greca, ed
anche ricevesse sotto nuova forma alcune di quelle medesime voci ch'erano nate
da lei e da lei passate nella lingua greca, o alcuni derivati di quelle? Come
sarebbe nella nostra supposizione; cioè che sto, nato
nella lingua latina dal participio di sum, passato in
grecia sotto forma di στάω,
2782 ridotto quivi per paragoge alla forma di ἱστάω, e per contrazione
a quella d'ἱστῶ, {e mutata significazione per
affinità,} ritornasse nel latino colla forma di sisto, il qual verbo verrebbe così ad essere originalmente il medesimo
che sto.
[2782,1] Osservando la cosa ne' tempi moderni, non sappiamo
noi che la lingua francese è venuta d'italia? e che dal
medesimo fonte nacque una lingua sorella della francese, cioè l'italiana? E non
vediamo noi quante parole nate {o allevate} nel nostro
paese, cioè nella lingua latina; di qua passate in
francia; quivi alterate o di forma o di senso o
d'ambedue; sono ritornate in italia come forestiere ed
altrui, e ricevute in questa lingua sorella della francese, e ciò fino dal {cento o dal} dugento o dal trecento, e tuttogiorno nella
metà dell'ultimo secolo e in questo? E chi dicesse per questa ragione che la
lingua francese è madre e non sorella dell'italiana, o chi negasse che la lingua
francese sia provenuta
2783
d'italia, s'apporrebb'egli al vero?
[2783,1] Credo eziandio che non poche voci venute dalla
stessa lingua italiana (non dall'antica latina), e passate in
francia; di là ci sieno tornate, e ci tornino
tuttavia bene spesso come forestiere: o che quelle nostre sieno dimenticate, o
che queste sieno alterate in modo che non si riconoscano essere originalmente
tutt'une colle nostre ancora esistenti, e già preesistenti alle sopraddette
francesi. {+(Quanto a molte voci e forme
italiane passate anticamente fra' provenzali, ed ora credute provenzali
di origine, o perchè si trovano nei loro scrittori, e non più presso
noi; o perchè, alquanto mutate dalla prima figura e significazione, le
ritolsero dai provenzali i nostri primi poeti o que' del 300, e i
commerci di que' tempi, vedi Perticari
Apologia capo 11. 12. p. 108-17. e capo 19. fine p.
176-7.).} Così dico di molte voci spagnuole
ricevute nella nostra lingua durante il 500 e il 600, ne' quali secoli la
letteratura spagnuola nata dall'italiana, modellavasi pur tutta sull'italiana, e
quindi certo la loro lingua doveva abbondare, e abbondava, di parole e maniere
provenutele dall'italiano.
[2783,2] Ma lasciando questo, potremo anche dire che il
sistema de' continuativi fosse proprio della lingua onde nacquero la latina e la
greca; che di lei fossero il verbo sum (il quale certo
si trova
2784 tutto nella sascrita) e il verbo sto che ne deriva; che da lei li pigliassero le dette
due lingue; e che poi dalla greca venisse nella latina, coll'andar del tempo e
de' commerci, il verbo sisto. {+Così discorrete de' verbi apo ed apto, ἅπτω ed
ἅπτομαι, de' quali nella mia teoria
de' continuativi.}
[2784,1] In questa supposizione la lingua latina resterebbe
pur molto superiore alla greca, rispetto alla conservazione dell'antichità. 1.
Ella avrebbe conservato il sistema de' continuativi, e la greca no. Di più ella
n'avrebbe conservato il modo cioè la formazione da' participii passivi, il che
alla lingua greca è impossibile. 2. Il suo verbo sum
sarebbe più conforme a quello della lingua madre. E ciò si proverebbe, primo
perch'esso, come ho detto p. 1390, si trova molto più simile a
quello della lingua sascrita antichissima, che non il greco εἰμί: secondo,
perchè esso si presterebbe ottimamente per la sua forma grammaticale, come
altrove ho mostrato pp. 1120-21
pp. 2142-45
pp. 2659-60, alla formazione del verbo sto,
il quale nella nostra supposizione sarebbe venuto dalla lingua madre, e in essa,
come in latino, sarebbe stato un continuativo formato da sum: e perchè esso sum si presterebbe
2785 a questa formazione secondo la regola ordinaria
de' continuativi latini, la qual regola nella nostra supposizione sarebbe
provenuta dalla lingua madre. Laddove nella lingua greca il verbo στάω per
ragione grammaticale, e per origine considerata dentro i termini d'essa lingua,
non ha che far niente con εἰμί, ed è un tema intieramente distinto. {Il tema στάω non si trova nel greco, ma ἵστημι,
ἱστάνω, ἑστήκω, e tali alterazioni. Ma in latino il tema sto si trova, non pur semplice, anche ne'
composti adsto ec. ec. chiaro e puro. E il
verbo sto si può dir quasi regolare, se non
fosse il duplicamento nel perfetto steti,
usitato però in molti altri verbi ancora, come in do monosillabo, di coniugazione affatto simile a sto ec.} 3. Perchè il medesimo
sto e per forma e per significato si
riconoscerebbe in latino per derivato espressamente da sum, come abbiamo supposto ch'ei fosse nella lingua madre: laddove in
greco nè per forma nè per significato avrebbe che far nulla con εἰμί. In somma
tutta la ragione grammaticale e dei continuativi in generale, e in particolare
del verbo sto considerato come continuativo e
derivativo di sum, la qual ragione abbiamo supposto
che fosse nella lingua madre, sussisterebbe piena e perfetta nella lingua
latina; laddove nella greca sarebbe intieramente perduta. Così discorrete della
ragione grammaticale,
2786 e della origine e
derivazione di apto o ἅπτω, le quali si troverebbero
intere nella lingua latina, e per nulla nel greco; oltre al tema apo conservato nel latino e perduto nel greco.
(13-14. Giugno 1823.).