Continuativi latini.
Latin continuative verbs.
Vedi polizzine a parte, intitolate Continuativi latini See separate slips, entitled Latin continuative verbs 1104,1 1504,1 2324,1 2624,1 2659,1 2688,1 2779,1.2 2792,1 2793,1 2809,1 2813,1 2815,1 2818,1 2819,1.2 2820,2.3 2821,1.2.3 2826,1 2835,1.2 2836,1 2842,1 2865,2 2882,1 2889,2 2890,1 2893,12 2894,1 2895,1 2904,marg. 2917,1 2924 2925,1 2928,2 2930,1 2935,21 2947,1 2972,1.2 2974,1.3 2984,12 2985,1 2986,1.3 3001,2 3019,1 3023,1 3032,1 3053,1 3054,1 3063,2 3064,1 3071,1 3073,3 3074,1.3 3080,1 3170,12 3234,12 3235,1 3246,2 3262,23263,2 3283,1.2 3284,1 3288,1.2 3289,1.2 3298,1.2.4.5 3299,2 3312,1 3350,1.3.4 3352,1 3361,1 3460,1 3477,1.2 3491,2 3514,1 3541,1.2 3542,1.2 3543,1.3 3547,1.2 3548,1 3557,1 3558,2 3568,1-3570,13568,3-3570,1 3584,34 3589,13588,1 3616,2 3617,1.2 3618,4 3619,1.2 3624,1 3625,1 3629,1 3630,2 3631,1 3638,2 3684,3.4.6 3686,3 3693,1.2 3695,3 3710,1 3711,1 3713,1 3722,1.3 3731,3 3732,1 3735,2 3742,2 3745,1 3756,1 3761,3 3762,2 3764,3.5 3772,1 3810,1 3811,1 3815,1.4 3816,4 3826,3 3828,3.4 3834,1.4 3843,2 3845,1 3849,1.3 3852,4 3869,1 3886,2.3 3894,1 3897,2.3 3900,1.2.5 3901,1.3 3903,2 3904,2 3908,2 3927,2 3928,2.3 3938,5 3939,1.4.5 3949,1 3956,1 3960,1.4 3961,1 3984,1 3986,2 3989,2 3996,3 3998,3 3999,2 4004,6 4006,4 4008,3 4009,7 4011,2 4013,2 4015,4 4022,5 4024,4 4025,2.5 4030,6.7 4033,4 4034,1 4036,1.2.5 4037,3.4 4040,1.3 4042,4 4044,5 4045,1 4048,1.2.5 4050,4.8 4056,1.3 4068,2 4075,1 4083,1 4086,1.2.4 4087,3.5 4088,4 4089,2.5.6 4093,4.6 4096,1 4101,7 4112,1.2.7 4114,3.8 4115,1 4116,3 4117,2 4118,7.8.13 4119,1 4120,5.12 4121,11.13 4122,5.6.11 4123,1.4 4126,11 4127,4 4134,2 4138,1 4141,1 4147,1 4148,7.8 4150,8 4151,8 4153,2 4154,5.9 4155,1.2 4156,1 4158,5 4160,23.4.9 4164,54165,6 4165,2 4166,7 4167,1 4170,1411 4172,1 4177,4.5 4182,5 4188,11 4196,1 4197,4 4201,2.5 4217,2 4224,2 4227,3 4237,7 4239,4 4245,4 4248,4 4254,2.3 4255,3 4268,3 4287,7Verbi continuativi latini non formati da supini.
Latin continuative verbs that are not formed from supine ones.
2813,1 3288,2 3897,13 3904,3 3942,1 4004,2 4020,1 4081,3 4087,3 4089,1 4105,1 4125,8 4151,9 4170,96 4177,6 4188,11 4196,2 4213,5 4218,2 4247,2 4248,5 4257,6 4283,3 4287,5[1104,1]
1104 Il verbo spagnuolo traher o traer che è manifestamente il trahere latino, si adopra alcune volte in significati
somigliantissimi a quelli del latino tractare, e de'
suoi composti attrectare, contrectare ec. Come traer con la mano, traer entre las manos e simili. Significati ed usi che
non hanno niente che fare coi significati o usi noti del latino trahere, nè con quelli dell'italiano trarre o tirare (ch'è
tutt'uno), nè del francese tirer. {+Traher vale alle volte dimenare e
muovere dice il Franciosini in traher. Ora per dimenare appunto
{o in senso simile} si adopra spesso il
verbo tractare, o l'italiano trattare, come in Dante ec. v.
la Crusca in Trattare e
specialmente §. 5.} Ora io penso che questi
significati gli avesse antichissimamente il verbo trahere, perduti poi nell'uso dello scrivere, e conservati però nel
volgare, sino a passare ad una lingua vivente, figlia d'esso volgare. Ecco
com'io la discorro.
[1504,1] Ogni volta che si troverà citato in questi fogli il
Du
Cange, Glossario
latino-barbaro, si avverta che nella mia edizione, non è tutto
del Du Cange. Vi sono parecchie giunte
e correzioni de' Monaci
Maurini editori, contrassegnate nei modi che si specificano nella loro
prefazione p. 8. dopo il mezzo. (15. Agosto, dì dell'Assunzione di Maria Santissima.
1821.).
[2324,1]
Assalire, italiano assaillir
francese assaitar spagnolo (semplice continuativo di
assalire, e derivato dal suo participio al modo di
cento mila altri verbi; del resto, proprio anche dell'italiano) non dimostrano
essi un'origine comune cioè un assalire latino, che
non trovandosi negli scrittori, non può essere stato che volgare? V. il Forcell. e il Glossar. se
hanno nulla. Nello spurgo di voci senza buona autorità, il Forcell. porta infatti Adsalio, adorior, aggredior. Adsalitura, et
Adsaltura, aggressio. (2. Gen. 1822.).
[2624,1]
Visto non è altro che una contrazione del participio
visitus (come quisto di
quesitus in ispagnuolo), ignoto agli scrittori
latini. (14. Sett. 1822.).
[2659,1] Il verbo sum ebbe
antichissimamente un participio presente e questo non fu il più moderno ens entis, conservato ancora nella nostra lingua, e
nella spagnuola, ma sens sentis. Testimonio le voci
prae-sens, ed ab-sens, e
con-sens, la quale ultima in verità non è altro
che la preposizione cum congiunta al participio
presente di sum, e vale qui simul
est, onde Dii Consentes, Dii qui simul sunt.
V. Forcell. in Consens, praesens
ec. Quindi si fortifica la mia conghiettura pp. 1120-21
pp. 2142-45
{e} che il verbo sum avesse
anche un participio passato, in us, come anticamente
l'avevano gli altri neutri, ed anche gli attivi in senso attivo (p. e. peragratus, cioè qui
peragravit, da peragro attivi), e che questo
incominciasse per s, onde da esso fosse
2660 formato il verbo sto.
(Roma 22. Dic. 1822.).
[2688,1]
2688 Il Perticari nell'Apolog. di Dante p.
207. not. 19. trovando in un'antica canzone provenzale il verbo arsare dice che questa è la radice della voce arso, la quale finora è sembrato vocabolo senza
radice, giacchè dal verbo ardere dovrebbe derivare arduto e non arso.
S'inganna: ed anzi il verbo arsare deriva da arso di ardere che n'è la
radice. I participii de' nostri verbi sono per lo più i participii latini,
quando il verbo è latino. Se in questi participii è qualche anomalia, la ragione
e l'origine della medã[medesima],
non si deve cercare nell'italiano nè nel provenzale, ma nel latino, sia che
quest'anomalia esista anche nel latino, sia che quel participio (e così dico
delle altre voci) ch'è anomalo per noi, non lo sia per li latini. Giacchè l'uso
italiano, massime nel particolare dei participii, ha seguito ordinariamente
l'uso latino senza guardare se questo corrispondesse o no alle regole o
all'analogia della nuova lingua che si veniva formando. E moltissime
irregolarità della nostra lingua e delle sue sorelle vengono dalla sua cieca
conformità colla lingua madre. Da sospendere, prendere, accendere,
2689
discendere ec. secondo l'analogia della nostra lingua,
verrebbe sospenduto, prenduto, accenduto, discenduto, difenduto ec. Ma i latini
dicevano suspensus, prensus,
defensus ec. Dunque anche gl'italiani sospeso, preso, acceso, disceso, difeso ec. Nè la radice p. e. di preso è il prensare (che anzi viene da prensus) ma il prehendere o
prendere de' latini. Al contrario i latini da vendere facevano venditus;
qui la nostra lingua segue la sua analogia e dice venduto da venditus, {#1. Puoi vedere la p.
3075.} non veso, perchè il
latino non dice vensus. Credo anch'io che gli antichi
latini dicessero suspenditus, prenditus, accenditus ec. ma se poi dissero
diversamente, l'anomalia di preso, acceso ec. non è d'origine italiana nè provenzale, ma
latina. Così da ardere noi dovremmo fare arduto. Ma sia che i primi latini dicessero arditus da ardeo, come
dissero ardui per arsi,
{sia che nol dicessero mai,} certo è che poi e
comunemente dissero arsi, arsurus, arsus, supino arsum. Noi dunque non diciamo arduto ma arso, e diciamo arso
2690 perchè così dissero i latini, e l'origine di
quest'anomalia si cerchi nel latino dov'ella pur fu e donde ella venne, non
nell'italiano o nel provenzale o nella lingua romana o romanza; quando è chiaro
ch'ell'è tanto più antica di tutte queste lingue. Similmente da audeo dovevasi fare audĭtus.
Ma i latini a noi noti fecero ausus. Anomalia della
stessa natura e condizione di arsus da ardeo, 2a congiugazione come audeo. Quest'ausus è il nostro oso nome: da questo nome oso
viene osare, che i provenzali dissero o almeno
scrissero anche ausar
(Perticari l. c. p. 210. lin. 7.): ed
infatti osare non è che un continuativo barbaro d'audere ch'è la sua radice prima, e l'immediata è ausus. Ma il Perticari viceversa direbbe che oso ed ausus viene da osare e da
ausare, giacchè dice che arso viene da arsare. Quasi che, anche
secondo l'analogia della nostra lingua, da arsare si
potesse far arso: e non piuttosto arsato, ch'è il
2691 suo vero participio, e
ben differente da arso ch'è participio d'un altro
verbo.
[2792,1] Il disuso del tema da cui venne il participio
ἁρπυῖαι, il disuso di questa voce in senso o di participio o d'aggettivo, e
l'uso comune della medesima per significare con nome appellativo quelle favolose
bestie alate delle quali vedi Forcell. in
Harpyiae, uso e favola che par più
recente dei tempi d'Omero e d'Esiodo, dovettero indurre in errore i
grammatici e gl'interpreti greci (e quindi i moderni) sopra il vero senso di
quella voce negli addotti luoghi de' due poeti, e massime in quelli
dell'odissea. V.
l'interpretazione che ne dà Eustazio presso lo Scapula ec. {+Quando
però non si voglia credere che la stessa mala intelligenza della voce
ἅρπυιαι appresso Omero ec. (la qual
mala intelligenza dev'essere molto antica) abbia dato origine ovvero
occasione alla favola delle Arpie, il quale accidente non mancherebbe di
esempi. Delle arpie
vedi le note a Luciano, opp.
Amstel. 1687. t. 1. p. 94. not.
5.}
(15-16. Giugno 1823.).
[2793,1]
Traslatare, trasladar, translater continuativi barbari
di transferre. (16. Giugno 1823.).
[2809,1] Io non so quali abbiano ragione intorno all'origine
del verbo latino accuso, o quelli che lo derivano da
causa, o quelli che lo fanno venire da un verbo
cuso continuativo di cudere, del qual cuso non recano però
nessuno esempio. (V. Forcell. v. accuso fin. e v. cuso) Forse a questi ultimi potrebbe esser favorevole il nostro
antico cusare, il quale se venisse da cuso e non da causari, o se
non fosse uno storpiamento d'accusare, sarebbe un
antichissimo tema perduto {o disusato} nel latino
scritto, e conservato nell'italiano; e sarebbe il semplice dei verbi composti
accuso, incuso, {excuso,}
recuso. È da notare però che il nostro volgo (almeno quello della
Marca) usa il verbo causare nel significato appunto
del nostro antico cusare, e del latino causari, cioè in senso, {non di
cagionare, ma} di recare per cagione o come
2810
cagione,
accagionare: l'usa dico in questa frase avverbiale causando che, cioè atteso
che, poichè. Il qual significato di causare e il qual modo avverbiale non è notato dalla
Crusca, ma trovasi pure usato da Lorenzo de' Medici nella famosa lettera a Gio. de'
Medici Card. suo figliuolo, poi Papa Leone X, verso il fine,
dove però nella raccolta di Prose, stampata in
Torino 1753. vol. 2. p. 782. trovo cagionando che per causando
che, che sta nelle Lettere di diversi eccellentissimi
huomini, raccolte dal Dolce, Venez. appresso Gabriel Giolito de' Ferrari
et fratelli 1554. p. 303. e nelle Lettere volgari di diversi nobilissimi huomini et eccellentissimi
ingegni stampate da Paolo Manuzio in Venez.
1544. carte 6. p. 2. (In ogni modo anche la frase avverbiale cagionando che manca nella Crusca)
Nelle Lettere di XIII Huomini illustri, Ven.
per Comin da Trino di Monferrato
1561. p. 485. trovo pensando che. Vedi il Magnifico di Roscoe, dove quella lettera è
riportata.
[2813,1] I continuativi latini, tutti (se non forse visere da visus di video, {co' suoi composti inviso
reviso ec.,} e forse qualche altro, che io
chiamerò continuativi anomali) appartenenti alla prima congiugazione, sono fatti
dal participio o dal supino del verbo originale come ho dimostrato pp. 1104. sgg.
pp. 1112-1113
pp. 1118. sgg.. Nondimeno io trovo alcuni pochi verbi, pur della
prima maniera, i quali sono evidentemente fratelli o figli di altri verbi della
terza, ed hanno una significazione evidentemente continuativa della
significazione di questi, ma non sono fatti da' loro participii. Quelli che io
ho osservati sono {1.}
cubare, co' suoi composti accubare, incubare {decubare, secubare,
recubare,} ec. il significato de' quali è manifestissimamente
2814 continuativo di quello di cumbere (inusitato, fuorchè nelle voce[voci]
cubui
{ec.} e cubitum che ora
s'attribuiscono a cubare), incumbere, accumbere ec. tanto che ogni
volta che si dee esprimere azione continuata, si usano immancabilmente quelli e
non questi, {(come anche viceversa nel caso opposto)} e
appena si troverà buono esempio del contrario, quale potrebb'esser quello di
Virgilio
Aen. 2. {513-14}.
Ingens ara fuit; juxtaque
veterrima laurus Incumbens arae,
*
invece d'incubans. 2. educare
continuativo di educere quanto al significato. 3. jugare parimente di jungere,
e così conjugare, {abiugare,
deiugare,} e s'altro composto ve n'ha. 4. dicare similmente di dicere,
e così i composti {judicare, di ius dicere; dedicare,}
praedicare, abdicare ec. {V. p.
3006.} 5. labare di labere inusitato, cioè labi
deponente. {Forse a questo discorso
appartengono eziandio suspicor o suspico, ed auspico o
auspicor, da specio,
seppur quello non viene piuttosto da suspicio
onis, e questo da auspicium o da auspex auspicis. Forse
ancora, qua si dee riferire plico da plecto, de' quali verbi mi pare aver ragionato
altrove in altro modo p. 1167. Da plecto - plexus si fanno anche i
continuativi amplexor e complexo. E notare che si trova anche amplector aris in luogo di amplector
eris, il che per altra parte confermerebbe che plecto is fosse in continuativo anomalo di plico, come mi pare aver detto altrove p. 1167
p.
2226
V. p. 2903.} È nóto che
questi verbi della terza hanno anche i loro continuativi formati regolarmente
da' loro participii, ma con significato diverso da quello de' soprascritti verbi
della prima, sebbene anch'esso continuativo; come dicere ha pur dictare e dictitare; ducere, onde educere, ha ductare e ductitare; jungere ha nel basso latino e
nello spagnuolo junctare, (noi volgarmente aggiuntare, {{i franc. ajouter}}); labi o
labere ha pur lapsare.
Cubitare, accubitare ec.
possono venire da accubatus
2815 inusitato e da accubitus, {ec.} e quindi essere derivativi così
di accumbere come di accubare. Ma questo, con tutti i suoi fratelli e col suo semplice cubo, non ha del proprio nè il preterito perfetto nè i
tempi che da questo si formano, nè il participio in us, nè il supino, ma li toglie in prestito da accumbere, recumbere, incũbere ec. facendo, nè più nè meno come fan
questi, accubui, accubitus {i,}
accubitum ec. {#2. Vedi però la p. 3570.
3715-7.}
Incubare ha anche incubavi,
incubatum. Cubare ha
anche cubavi, o certo cubasse. Notate che se talvolta troverete ne' lessici o ne' grammatici
ec. degli esempi di accubare, incubare ec. adoperati nel preterito o nel supino ec. che non vi
paiano di senso continuativo, dovete credere ch'essi sieno male attribuiti a
quei verbi, e spettino ad incumbere, accũbere,
occumbere ec. {#1. V. a questo
proposito p. 2930.
2935.}
(24. Giugno, dì del Battista 1823.). {{V. p. 2996.}}
[2815,1] Sono molti verbi formati da' participii in us, i
quali non esprimono azione continuata, nè costume di fare quella tale azione, o
non l'esprimono sempre, e nondimeno anch'essi, ed anche in questo caso, sono
veri continuativi, e il Forcellini e
gli altri che li chiamano frequentativi, sbagliano, ed usano una voce impropria,
parlando
2816 con tutto rigore ed esattezza. Per
esempio iactare nel
luogo dell'Eneide 2. 459. ed exceptare nelle
Georg. 3. 274. sopra i quali
luoghi ho disputato altrove p. 1107
p. 1140, non esprimono azione continuata per se stessa, giacchè
l'azione di lanciare, e {quella} di ricever l'aria col
respiro non sono azioni continue, ma si concepiscono come istantanee; nè anche
significano costume di lanciare o di ricevere; ma moltitudine continuata di
queste tali azioni, cioè di lanciamenti, per così dire, e di ricevimenti, che
senza interruzione e per lungo tempo succedono l'uno all'altro. Questa è idea
continua, e bene, in questo caso, si chiameranno continuativi quei tali verbi, e
non potranno per nessun modo chiamarsi altrimenti con proprietà. Malissimo poi
si chiameranno frequentativi, giacchè ben altro è il fare una cosa
frequentemente, ed altro il ripetere per un certo maggiore o minor tempo una
stessa azione continuamente, quando anche quest'azione per se non sia continua,
e si fornisca nell'istante. Questa è continuità di fare una stessa azione, ben
diversa dalla frequenza di fare una stessa azione. La qual frequenza suppone e
considera degl'intervalli, maggiori
2817 minori, e più
o meno numerosi che sieno, durante i quali quell'azione non si fa; laddove la
detta continuità non li suppone, ed ancorchè, come è naturale, sempre vi sieno,
pure, siccome minimi, non li considera. Avendo l'occhio a queste osservazioni si
vedrà quanto gran numero di verbi latini detti frequentativi, lo sieno
impropriamente, e quante significazioni credute frequentative, e che tali paiono
a prima vista, perchè rappresentano ripetizione di una stessa azione,
contuttociò non lo sieno, ma sieno veramente continuative. Bisogna sottilmente
distinguere, come abbiamo mostrato, e non credere che qualunque verbo esprime
ripetizione di una stessa azione, sia frequentativo, nè che questa ripetizione
sia sempre lo stesso che la frequenza d'essa azione. {La successione
di più azioni di una stessa specie è ben altra cosa che la frequenza di esse.} E con
questo criterio, siccome cogli altri che abbiamo dati in vari luoghi circa le
diverse significazioni de' verbi fatti da participii in us, si correggeranno infiniti errori de' grammatici e lessicografi;
rettificherannosi infinite loro definizioni; conoscerassi e distinguerassi
partitamente il vero spirito, e la vera e varia proprietà e forza de' verbi
formati da' suddetti participii; e vedrassi come il senso frequentativo,
2818 ch'è solamente l'uno dei tanti che ricevono essi
verbi, sia stato male scelto o preso a denotare e denominare e definire tutti
questi verbi, ed anche considerato come l'unico loro proprio senso. Il che è lo
stesso che porre la parte per il tutto. E quando ciò s'abbia a fare, meglio
converrà a questi verbi il nome di continuativi, il qual nome abbraccia un assai
più gran numero delle varietà proprie del significato di questi verbi. Le quali
varietà non ancora considerate nè dai grammatici nè dai filologi nè dai
filosofi, e nondimeno necessarissime a considerarsi e distinguersi per ben
penetrare nell'intima proprietà ed eleganza, ed anche nell'intimo e vero senso e
valore della lingua latina, {+e nell'intelligenza dell'efficacie,
delle bellezze ec. dei passi degli scrittori,} noi abbiamo
proccurato di dichiarare ed esporre, sì ai grammatici e filologi, come ai
filosofi e a' letterati. (25. Giugno 1823.).
[2818,1] Un continuativo anomalo o semianomalo si è hietare fatto da hiatus,
quasi da hietus, participio d'hiare. Dove la mutazione dell'a in e viene 1. dal voler evitare il cattivo suono d'hiatare, del qual suono sempre evitato nella
formazione de' continuativi fatti da verbi della prima, ho detto altrove p.
1113
p.
1154. {#(a.) Salvo ne' continuativi de'
temi monosillabi p. e. dato, flato, nato ec.
come altrove pp. 2986-87. A questo proposito dubito molto
che betere o bitere
o bitire sia in continuativo anomalo (come viso is) di un bo
dal greco βάω, come no da νέω, do da δόω, e altri tali temi monosillabi
latini fatti da tali verbi greci così contratti. Ebito sarebbe ἐκβαίνω ex-eo. V. Forc. in Beto. V. p.
3694.} 2. da questo, che sebbene i latini, in
questa
2819 cotal formazione solevano cambiar l'ultima
a del participio, in i,
facendo p. e. da mussatus
mussitare invece di mussatare, qui non poterono far così, stante l'altro i che precedeva, onde avrebbero fatto hiitare che riusciva di tristo suono, e difficile alla
pronunzia. (25. Giugno. 1823.).
[2826,1] È da notare che la nostra ben distinta teoria della
formazione grammaticale de' continuativi e frequentativi, giova ancora a
dimostrare evidentemente l'antica esistenza ed uso de' participii o supini di
{moltissimi} verbi che ora ne mancano affatto,
mentre però esistono ancora i loro continuativi o frequentativi {come fugitare dimostra fugitus o fugitum di fugio, che altrimente non si conoscerebbe, e così
cent'altri}; ovvero di participii e supini diversi da quelli che ora
si conoscono, come agitare dimostra il part. agitus diverso da actus,
{noscitare
noscitus diverso da notus,}
{+futare e funditare
futus e funditus,
ambedue diversi da fusus, (v. la p. 2928 sgg.
3037.)}
quaeritare
quaeritus, diverso da quaesitus che non è di quaero, ma di quaeso, {benchè a quello
s'attribuisca, e simili.} E serve ancora ad illustrare e mettere in
chiaro l'antico uso e regola seguíta
2827 da' latini
nella formazione de' participii in us e de' supini,
come ho fatto vedere altrove pp. 1153-54 in proposito di agitare; e la vera origine di molti participii più
moderni, come actus, e la loro ragione grammaticale; e
spiega e scioglie molte anomalie apparenti {ec.} ec.
{{ec.}}
(27. Giugno. 1823.).
[2836,1]
2836
Solae communes natos, consortia tecta Urbis habent
*
(apes), magnisque agitant sub legibus aevum.
*
Georg. l. 4. v. 153-154. Qui il verbo
agito non può esser più continuativo di quel
ch'egli è; e veramente non so chi possa avere il coraggio di dire ch'egli in
questo e ne' simili luoghi sia frequentativo. (28. Giugno
1823.).
[2842,1] Continuativi delle lingue figlie della latina. Diventare ital. da devenio -
deventus. Sepultar
spagn. da sepelio - sepultus. Questo verbo sepultare trovasi usato
da Venanzio Fortunato poeta e scrittore italiano del sesto secolo, Carm. lib. 8. Hymno de vitae aeternae
gaudiis. (Glossar. Cang.) {
Pressare, presser, prensar, oppressare, oppressé,
soppressare, expressar ec. da premo - pressus. V.
il Glossar.
Tritare da tero - tritus. Il
Gloss.
Tritare, Frequenter
terere, Ioh.
de Ianua, cioè genovese del secolo 13.o, autore di un Lessico edito. Cautare, incautare da
caveo - cautus. V. il Glossar.}
Gozar spagnuolo da gaudeo -
gavisus. Fecesi ne' bassi tempi di gavisus
gausus, onde gosus, onde gosare, e gozar. Ovvero di
gavisus
gavisare, gausare, gosare, gozar. Trovasi nelle
antiche glosse latino - greche gaviso - χαίρω. V. il Glossar.
Cang. in Gavisci, ed anche in Gavisio, Gausida (goduta sostantivo) e Gausita. Vedi quivi
anche Gauzita, dove trovi già il z di Gozar. Da questo, o da gavisio, gausio, gosio, {+anzi
da gavisus us, gausus,
gosus} credo io che sia fatto lo
spagnuolo gozo godimento, piuttosto che da gaudium. Gozar assai spesso,
{come} il nostro godere e
il francese jouir, è vero continuativo di gaudere, non meno per il significato che per la forma,
equivalendo a frui. Il verbo jouir, jouissons, jouissez, jouissent ec. dee esser venuto
similmente da gavisare, prima che {questo} fosse mutato in
2843
gausare, {e ne sparisse la i, che manca in gozar,} ma contuttociò è più sfigurato. Così dite di joie, {jouissance, joyeux ec. e di}
gioia, gioire, ec. {che di là vengono.}
Pransare o pranzare ital. da
pransus di prandeo onde
il frequentativo latino pransitare. Incettare non da un barbaro incaptare, come pensa Giordani nel principio della
lettera a Monti, Proposta vol. 1. parte 2., ma appunto
da un inceptare mutato l'a
di captare in e per virtù della composizione, come in
attrectare, contrectare, detrectare, {obtrectare,} ec. da tractare o da detractus ec. di detraho, in affectare ec. da
affectus di afficio il
quale viene da facio, in coniectare, subiectare, obiectare ec. da coniectus di coniicio che viene da iacio,
{+in descendo, ascendo ec. da scando, in occento da
occentus di occino
da cano, in aggredior
ec. da gradior, in accendo, incendo, succendo da candeo o dall'inusitato cando, v.
p. 3298.} e in {molti} simili,
{+benchè più generalmente e
regolarmente l'a della prima sillaba de' verbi
dissillabi, {#1. V. p.
3351. si muti per la composizione in i. (e puoi vedere la p. 2890.)}}
Incepto da inceptus d'incipio è tutt'altro verbo. Da capto, o certo da capio vengono excepto, recepto, {accepto, intercettare, discepto,} ec. i
quali pure mutano l'a in e,
e non fanno excapto, recapto
ec. {V. p. 3350. fine. 3900. fine.}
Avvisare nel suo senso proprio (vedi la Crusca in avvisare §. 1. 2. 3.) è verissimo
continuativo di avvedere nel senso suo primitivo. Ma
non può esser fatto da questo verbo italiano, il quale ha per participio avvisto e avveduto, non avviso. Conviene che sia fatto da advisus di advidere, il qual verbo {oggi} non si trova nella buona latinità. {Puoi
vedere la p. 3034.} Trovasi però nella bassa il
verbo advidere in senso di avvertire, che io credo metaforico,
2844 e in
questo e simili sensi il verbo advisare e avisare. {V. il Glossar.
Cang.} Anche i
francesi e gli spagnuoli, che non hanno il verbo avvedere, hanno aviser e avisar, ma l'usano in quei sensi metaforici ne' quali
l'usiamo anche noi. Nel senso proprio nel quale egli è più dirittamente
continuativo del suo verbo originale advidere, non
credo ch'egli si trovi se non nella nostra lingua, e principalmente nei nostri
antichi autori. Noi diciamo anche avvistare, ed
equivale a un di presso ad avvisare nel senso proprio,
o nel più simile a questo. {+V. p.
3005.}
Advidere dovette propriamente significare {adspicere,}
oculos advertere, e quindi anche animum advertere. (Nell'esempio che ne porta il Glossario, non
mi risolvo s'ei voglia dire animadvertere, o commonere, come il Glossario spiega).
Nel qual senso, avvisare preso nel significato
proprio, è suo vero continuativo, esprimendo la stessa azione, ma più durevole.
{Si può dir simile ad adspectare.} Noi non usiamo advidere se non reciproco, cioè neutro passivo, sempre però in
significato simile ai sopraddetti, o {che questo} sia
relativo agli occhi che propriamente vedono, o all'animo che considera e
conosce. Chi vuol ridere e nuovamente vedere quanti spropositi abbia fatto dir
la poca notizia finora avutasi della formazion de' verbi
2845 latini e latinobarbari da' participii o supini d'altri verbi,
vegga la bella etimologia di advisare che dà l'Hickesio presso il Cange nel Glossario. Vedi la
Crusca anche in avvisamento §. 3. e in
avvisatura. (29. Giugno, mio dì
natale. 1823.)
{{V. p. 3019.}}
[2865,2]
Suppeditare se viene da sub
e pedes
(v. Forcell., donde si ha tolta quella
giunta e desinenza d'itare? Io lo credo
fatto da qualche participio, e però continuativo d'altro verbo perduto.
(1. Luglio. 1823.). {+Cioè da suppedio - suppeditus conforme a impedio - impeditus, expedio, praepedio ec. che pur vengono da pes, ma non hanno il t
nel tema, perchè non son fatti da' participii. È da notare però che l'i di suppedito è breve,
e in suppeditus sarebbe lunga. Ma credo v'abbiano
molti altri esempi di questo, che l'i de' verbi in
ito sia sempre breve, ancorchè fatti da
participii in itus lungo. Certo da' participii in
atus si fa ito
breve. V. la p.
3619.}
[2882,1]
2882 È notabile come lo spagnuolo atar abbia conservato il proprio e primitivo significato di aptare cioè legare,
significato che benchè proprio e primitivo, pur non è molto frequente negli
autori latini, anzi un esempio che faccia veramente al caso non mi pare che sia
se non quello d'Ammiano nel Forcell. v. aptatus. Ora Ammiano è pur di bassa latinità. Mostra
che il volgo abbia sempre conservato il primo uso di questo verbo, più degli
scrittori eleganti, che l'hanno {piuttosto} adoperato
metaforicamente. Del resto se mai si potesse dubitare che il verbo aptare venisse da aptus, il
cui proprio senso è legato ec. e che Festo dice essere participio di apo, lo spagnuolo atar
{che vale legare
congiungere,} finirebbe di mandare a terra
qualunque dubbio. Il nostro {attare,}
adattare, adapter ec. ha per
proprio il significato metaforico ordinario di apto
adapto ec. V. nel Forcell. esempi di coaptare, coaptatio, coaptatus, {(συνάπτειν)}
in senso di collegato ec. tutti di S. Agostino, il quale certo non
pigliava {questo} buono e primitivo uso di tali parole
da' più antichi padri della scrittura latina, nè dagli scrittori aurei che non
le usano, ma dal parlar del volgo, che tuttavia conservava quel significato,
come ancora lo conserva in Ispagna. E così dite di Ammiano.
2883
E chi sa che aptare in questo senso, non sia l'origine
di attaccare, attacher ec.?
V. il
Glossar.
Cang. principalmente in attachiare cioè vincire
ec. Ma siccome questa voce si trova massimamente usata nelle scritture
latino-barbare d'inglesi e scozzesi così non voglio contrastare che la sua
origine non possa probabilmente essere Teutonica ec. come si afferma nel
medesimo Glossar. v. 2. Tasca.
(3. Luglio 1823.). {{V. p. 2887.}}
[2889,2] A quello che altrove p. 2019 ho detto
circa la formazione dei verbi in uo o in uor dai nomi verbali, o qualunque, della quarta
declinazione, o dai nomi della seconda desinenti in uus, e circa i nomi in uosus fatti da simili
radici, e agli avverbi ec. aggiungi praesumptuosus,
praesumptuose; presuntuoso, presontuoso, prosuntuoso, prosontuoso,
presuntuosamente, presuntuosità ec.; presumptuoso ec.
spagnuolo, da sumptus us. Mutuor
aris da mutuus. A quel che in questo
proposito ho detto p. 2324 di monstruosus, mostruoso ec. aggiungi che gli spagnuoli in verità
dicono monstruo non monstro,
onde ben si deduce, non monstrosus, ma monstruosus. {Quaestuosus da quaestus
us. Ructuo, ructuosus da ructus us. Eructuo
v. Forcell. in Eructo fin. Evacuo da vacuus, e così
vacuo as.}
(4. Luglio. 1823.). {{V. p.
3263.}}
[2890,1] Non è fuor di ragione nè arbitrario e gratuito
quello ch'io dico circa la formazione dei continuativi da' participii in atus, che mutano l'a in i ec. Perocchè questa mutazione è ordinarissima e
solenne nelle derivazioni e composizioni della lingua latina. Onde da capio, frango, tango, sapio, facio, iacio, taceo ec. ec. si fa in composizione cipio, fringo ec. cioè p. e.
accipio, effringo, attingo, insipiens, resipio, {desipio,}
afficio, adjicio, conticesco, reticeo ec. e
così nelle derivazioni ec. Anche la e si muta in i: p. e. da teneo, sedeo, specio, rego, lego ec. contineo, insideo, aspicio,
corrigo, colligo ec.
(5. Luglio. 1823.). {Puoi vedere la p. 2843.}
[2893,2] Circa quello che altrove pp. 2200-204 ho detto de' participii quaesitus e quaeritus e del
verbo quęritare ec. I francesi hanno querir
{da quęrere, e}
quêter, anticamente quester,
da quaesitus di quęsere,
onde noi chiesto, e gli spagnuoli quisto. Chéri è il querido degli spagnuoli da quęritus di quęrere. E chérir è lo
stesso querer spagnuolo nel significato, che questo
pure ha, di voler bene. Il nostro cherere è il quaerere latino, in significato
però di volere, come lo spagnuolo querer, e anche di domandare, come il nostro
chiedere ch'è il latino quęrere
{(v. p. 2995.),} siccome il suo
participio chiesto è il latino quęsitus, per sincope quęstus. {+Malquerer, malquerido, malquisto,
cioè volere e voluto male. Chesta, inchesta, richesta
sust.i, per chiesta ec. richedere
richesto; inchierere
richierere cioè inquirere
requirere; ec. acchiedere quasi acquaerere per acquirere, con altro senso.}
Acquérir e conquérir
francesi, adquirir spagnuolo sono i latini acquirere e conquirere. Acquêter, anticamente acquester, e l'antico conquêter o conquester francesi, lo spagnuolo conquistar, e l'italiano acquistare
2894 e conquistare sono
continuativi fatti da acquisitus e conquisitus, detratta la seconda i. (V. il
Glossario se ha nulla in tutte queste e simili voci).
(5. Luglio 1823.).
[2894,1] Questa detrazione fatta, come si vede, in tante voci
o derivate o composte da quęsitus, o che non sono
altra voce se non questa medesima, conferma la mia opinione che da situs particip. di sum si
facesse stare, {detratta la i} come appunto da conquisitus
conquistare, e così da quaesitus
quisto e chiesto ec. {+Così da positus, postus
repostus ec. ec. E della soppressione della i in moltissimi participii latini come docitus - doctus, legitus - legtus - lectus ec. soppressione divenuta, fino ab antico,
comune, anzi universale, vedi ciò che dico altrove.} La qual
detrazione non è solamente propria delle lingue moderne (dico circa questo
vocabolo quaesitus appunto), giacchè la stessa lingua
latina nè[ne] fa uso nella voce quęstus {us,} la quale, come
altrove ho dato per regola circa tali verbali, e formato[è formata] appunto da quęsitus, e
dovrebbe {regolarmente} dire quęsitus us, la qual voce ancora si trova effettivamente. Siccome vi
sono le voci quaesitio, quęsitor, quaesitura, di cui sono
contrazione quaestio, quaestor, quaestura, voci fatte da quelle
per detrazione della i, come per tal detrazione son
fatte quaestorius, quaestuosus ec. benchè non si trovi quaesitorius,
2895
quaesituosus ec. {{E vedi a questo proposito la p. 2932. e 2991-2.
3032.
segg.}}
[2895,1] Del resto il nostro antico suto è lo stesso che lo spagnuolo sido, e
che il latino situs da me supposto pp.
1120-21
pp. 2821-23: è lo stesso, dico, considerato il solito scambio e la
solita affinità fra la lettera u e l'i, del che ho detto più volte, e fra l'altre pp. 2824-5. principio (e se n'ha
appunto un esempio nella voce quaesumus di quaesere, detta per quęsimus. V. Forcellini.). Stante il quale scambio e
affinità si può credere {o} che gli antichi latini
dicessero così sutus come situs (maxumus e maximus, lubens e libens), o prima l'una di queste, e poi col tempo l'altra, o che
l'italiano antico mutasse la pronunzia latina facendo suto da situs, o viceversa lo spagnuolo
facendo sido da sutus,
giacchè questo scambio tra u ed i ebbe luogo frequentemente anche nei principii delle moderne lingue
(v. Perticari
Apolog. di Dante c. 16.
verso il fine p. 156.) siccome lo ha tutto dì. (5. Luglio
1823.). {{V. p.
3027.}}
[2903,2]
Alla p. 2815.
marg.
Auspico e suspico
{V. p.
3686.} da specio, sono come aedifico, vivifico, sacrifico, amplifico, {gratifico, velifico, significo, vocifico (s'è vero), magnifico,}
mellifico, e tali altri non pochi, da facio, i quali hanno la forma e la coniugazione
mutata dalla loro origine o per esser fatti da nomi, come p. e. aedificium, sacrificium,
{magnificus,}
amplificus, {+ch'è di Frontone, vivificus,} ec. o per accidente {e
virtù} della composizione, {Veggasi la p. 2998. e 3007.} quando
2904 anche sieno fatti direttamente dal verbo originale
facio. E notate che i composti di questo verbo
fatti con preposizione o particella, non hanno questa forma, ma solo quelli
fatti con nomi ec. {Lucrificare - Lucrifacere. Benefacere - Beneficare
italiano. Ludifacere - Ludificare.} A ogni modo siccome questi tali verbi, se ben
li guardi, hanno per lo più un significato continuativo, giacchè altro {e meno} è p. e. mel facere,
altro {e più}
mellificare, si potrebbe forse credere che la loro
inflessione in are mutata da quella della terza
coniugazione non fosse a caso {nè senza ragione,} e che
essi appartenessero alla categoria di verbi della quale al presente discorriamo,
cioè di continuativi appartenenti alla prima coniugazione ma non formati da'
participii, e diversi da quelli che ne sono formati, come nel caso nostro, da
facio
facto, labefacto ec. da specio
specto, suspecto (a cui
appartiene suspectio ch'equivale a suspicio
{+e da cui il nostro sospettare e lo spagn. sospechar (come
pecho da pectus) che
vagliono suspicari. Soupçonner è quasi suspicionare, da soupçon, suspicio
onis}) ec. Suspico
potrebbe anche esser fatto da suspicio is, il qual
verbo trovasi appo Sallustio in senso di sospettare, ed al quale appartiene il participio suspectus che vale per lo più sospetto
aggett. E forse in questo senso si disse anche suspicior
eris, onde poi suspicor, giacchè trovasi suspectus per sospettoso,
{(così anche in ital. sospetto)} e Apuleio
l'adopra
2905 espressamente coll'accusativo, come participio
d'un verbo deponente, in vece di suspicatus. Ma vedi
la pag. 2841-2.
(7. Luglio. 1823.).
[2917,1] L'argomento con cui altrove pp. 1118-20
dall'aggettivo potus, che io chiamo vero participio, e
da' sostantivi potus us (fatto da esso participio,
secondo la regola da me altrove assegnata pp. 2145-46 ) {e potio onis} paragonati con potatio, ho dimostrato l'esistenza di un antico verbo poo; riceve forza dai composti appotus ed
epotus, veri participii,
2918 come di forma così di significazione (che in quello è attiva
{+1. V. la
pag. 2841. fine. Potus us è da po,
non da poto, come motus
us è da moveo, non da moto as, e puoi vedere in questo proposito la
p. 2975.
principio.} in questo passiva); da' quali forse si
potrebbe anche raccorre l'antica esistenza de' verbi composti appoo ed epoo diverso da epoto. Avvi ancora compotatio, compotor sost. e compotrix. (8. Luglio 1823.).
[2923,3] Il verbo avere in senso di
essere, usato impersonalmente dagl'italiani da'
francesi dagli spagnuoli, talora eziandio personalmente dagl'italiani (v. il Corticelli), non è altro che il latino
se habere (il qual parimente vale essere) omesso il pronome. Il volgo latino dovette
dire p. e. nihil hic se habet, qui non si ha nulla, cioè non v'è; poi
lasciato il pronome, nihil hic habet, qui non v'ha nulla. Cicerone: Attica belle se
habet
*
col pronome, e altrove: Terentia minus
belle habet:
*
ecco lasciato figuratamente il
pronome nella stessa frase. (Forcell. in Belle). Bene habeo, bene habemus,
bene habent tibi principia sono
2924 tutte
locuzioni ellittiche per l'omissione del pronome se,
nos, me. Bene habet, {optime habet,} sic
habet; ecco oltre l'omission del pronome se,
anche quella del nome res. Onde avviene che in queste
locuzioni, che intere sarebbono bene se res habet, sic se res habet, il verbo habere per le dette ellissi venga a trovarsi impersonale. Ed ecco nel
latino il verbo habere in significato di essere, neutro assoluto, cioè senza pronome, e
impersonale. Quis hic habet? chi
è qui? In questo è[e] negli altri
luoghi dove il verbo habere sta per abitare in significato neutro, esso verbo non vale
propriamente altro che essere; e habitare altresì ch'è un frequentativo o continuativo di habere, sempre che ha senso neutro, sta per essere. E questa forma è tutta greca: giacchè presso i
greci ἔχειν, la metà delle volte non è altro che un sinonimo di essere, e s'usa
in questo senso anche impersonalmente, come in italiano, francese e spagnuolo,
tutto dì. {V. p. 3907.} Così anche nel greco moderno a
ogni tratto.
2925 Δὲν ἔχει, non ci
è, non ci ha. (9. Luglio.
1823.).
[2925,1] Intorno al verbo habitare,
che per virtù della sua formazione può essere è[e] continuativo e frequentativo, si considerino gli esempi del Forcellini, in alcuni de' quali (come in quello di Cic.
de Senect. c. ult.) egli ha
decisissimamente il primo significato, in altri il secondo: o vale solere habere cioè esse ec.
E vedi ancora il primitivo habere nel senso del
continuativo habitare (dal qual senso deriva quello di
questo verbo) nel Forcellini in habeo
col. 3. (9. Luglio. 1823.).
[2928,2] A proposito del verbo vexare che io dico esser continuativo di vehere
{+1. Lo comprova anche il significato
rispettivo, sì per l'affinità, sì per la continuità ec. Similm. da cello muovere, senso {analogo} a quel di veho, si fa procello, onde procella,
che è quasi vexo, e percello; ec. ec. ec.} e fatto da un antico participio vexus in vece di vectus, del
che vedi la pag. 2020., è da notare
che sì altrove sì particolarmente ne' participii in us
non è raro nella lingua latina lo scambio delle lettere s e t. Eccovi da intendo, intensus e intentus, onde intentare, come da vectus
vectare; e così tensus e tentus da tendo e dagli
altri suoi composti, del che ho detto altrove in proposito d'intentare
pp.
2344-45. {V. p. 3815.}
{Da ango, anxus ed anctus. V. Forc.
ango in fine. V. p. 3488.}; Dico lo scambio giacchè, secondo
2929 me questi tali participii, come tensus e tentus, non sono
che un solo pronunziato in due diversi modi per proprietà della lingua
materiale. Onde vexus, cioè vecsus è lo stesso identicamente che vectus,
e vecsare o vexare, per
rispetto all'origine, lo stesso che vectare. Ma vexus si perdette, restando vectus, e forse fu più antico di questo, come vexare sembra esser più antico di vectare.
Del resto da veho is exi è così ragionevole che venga
vexus, come da necto is
exi, nexus, onde nexare, compagno di vexare, e da pecto is exi, pexus
{+(e notisi ch'egli ha eziandio pectitus)} e da plecto
is exi, plexus, onde amplexare ec. {flecto is exi, flexus.} (v. p. 2814-15.
marg.) ec. E quanto ai verbi che hanno o ebbero de' participii così in
sus come in tus, vedi
per un altro esempio fundere, che ha fusus ed ebbe anche futus,
p. 2821. e nitor eris che ha nixus, onde nixari, ed ebbe nictus, onde
nictari, il qual esempio (v. la p. 2886-7.) fa particolarmente al
caso. {+V. p. 3038. Figo - fixi - fictus, e fixus ch'è più comune ancora. {#1. Similmente noi figgere
- fisso e fitto, del
che puoi vedere p. 3284.
{{e p.
3283. dove hai fixare
affatto analogo di vexare.}}}
{{Veggasi la p. 3733.
seg.}}} E di molti altri verbi la nostra
teoria de' continuativi dimostra de'
doppi participii o supini,
2930 cioè dimostra che
ebbero participio o supino diversi da quelli che ora hanno, o due, ambo perduti,
o ancor più di di due, come fundo - fusus, futus, funditus, ec. ec. V. la p. 2826. e il pensiero seguente,
{+e la p. 3037.} Del resto vexare rispetto a vehere potrebbe anche
appartenere a quella categoria di verbi della quale, p. 2813. segg. Ma non lo credo per le suddette
ragioni che mi persuadono ch'ei venga da un particip. vexus. {Vexus, flexus ec. da vexi ec. sono forse contrazioni di vexitus ec. e altresì vectus ec. il quale però conserva il t,
come textus da texui,
ec. V. la p. 3060-1. con tutte
quelle a cui essa si riferisce e quelle che in essa si citano [p.
3058,1]
[p.
2991. segg.]
[p.
3064,2]
[p.
2757,2]
[p.
2930. marg.].}
(9. Luglio. 1823.).
[2930,1]
Pinso pinsis pinsi et pinsui,
pinsum et pinsitum et pistum. Da pinsus o da pinsitus, pinsitare appresso Plauto, se questa voce è vera. Da pistus
pistare appresso il Forcellini e il Glossario (vedilo in
Pistare e Pistatus), onde il nostro pestare che
volgarmente si dice anche oggi più spesso pistare,
siccome pisto per pesto.
(V. il Glossar. in pestare). Pisto
rimane eziandio nello spagnuolo, ed è un aggettivo neutro sostantivato che vale
quello che noi diciamo il pollo pesto. {Tutti tre questi participii di pinso sono comprovati con esempi, e non da me
congetturati. V. Forcell. in ciascuno di loro, e in pinso.}
[2935,1]
Pisare considerato come appartenente a pinsere (la quale appartenenza e parentela, {+1. quantunque il Forcellini non la riconosce o non la esprime, e
fa derivar piso is, ed anche, a quel che pare, piso as dal greco πτίσσω.} qual ch'ella si
voglia che sia, chi la può mettere in dubbio?) potrebbe anche riferirsi a quella
categoria di cui p. 2813. segg. e
2930. Ma le addotte ragioni mi
persuadono piuttosto ch'esso appartenga dirittamente alla classe degli ordinarii
continuativi. Forse piuttosto alla sopraddetta categoria potrebbe appartenere
pinso as, se questo verbo fosse pur vero, del che
vedi il Forcellini in pinso.
(10. Luglio 1823.).
[2947,1]
2947
Intentare lat. da intendo,
onde il francese intenter e quello che noi {pur} diciamo intentare un'accusa,
un processo e simili. {+1. v. il Glossar.
Cang.} Participio
intentatus. Intentare
de' nostri antichi (v. la Crus. in intentare e intentazione) e intentar spagnuolo, da tento
colla prepos. in, e vale lo stesso che tentare. Questo composto, tutto alla latina, ma tutto
diverso dall'altro intentare sopraddetto, io lo credo
venuto, se non altro, dal latino volgare, poichè m'ha sapor di vera latinità, e
non mi riesce verisimile che sia stato creato nelle lingue vernacole, pochissimo
usate a crear nuovi composti con preposizione, il qual uso è tutto greco e
latino. Participio intentato, {intentado,} o intentatus, cioè tentatus. {+Similmente obtento, se questa voce è vera, viene da ob-tineo, laddove ostento da os-tendo, antic. obs-tendo, [v. la p.
2996.]} Diverso da questo è l'altro participio intentatus che significa il contrario, cioè non tentatus, fatto non
colla prep. in, ma colla particella privativa del
medesimo suono in, il quale participio noi pure
l'abbiamo, e viene ad essere un terzo participio intentatus diverso per origine e per significato, benchè di suono in
ogni cosa conforme ed uguale, dai due sopraddetti. Similmente inauditus, insuetus ed
2948 altri tali, vagliono non
auditus, non suetus, ed altresì l'opposto,
cioè suetus, auditus, da insuesco ed inaudio.
(12. Luglio. 1823.).
[2984,2]
Usitari e altri tali frequentativi o diminutivi da me
notati [pp. 1111-13.
sgg.]pp. 1114. sgg. poscia qua e là, sono da
aggiungersi a quelli che io notai già tutti insieme per dimostrare che molti
verbi hanno il frequentativo in itare senza avere il
continuativo in tare, contro il Forcellini che spesso dice quello esser
derivati[derivato] da questo.
2985
(17. Luglio 1823.).
[2985,1] Se molti continuativi latini non hanno una
significazione continuativa {del verbo originale,} ma
uguale o poco diversa da questo, ciò non toglie che la virtù della loro
formazione non sia veramente continuativa, e che la proprietà loro non sia tale,
benchè non sempre osservata {e custodita} dagli
scrittori latini, e in alcuni verbi non mai, per le ragioni dette altrove. Che
se questa obbiezione valesse, ella varrebbe nè più nè meno contro coloro che
chiamano quei verbi frequentativi, non trovandosi ch'essi abbiano sempre o tutti
un significato diverso da' verbi originali, e varrebbe anche circa quei medesimi
verbi in itare ch'io dico esser veramente
frequentativi di formazione. P. e. il Forcell. in parito dice
ch'egli è frequentativo di paro (e per formazione può
infatti esser non meno frequentativo che continuativo), soggiungendo et
eiusdem fere significationis.
*
Così {+in haesito,
e} spessissimo. Dunque la detta obbiezione farebbe tanto contro i
passati grammatici e le passate denominazioni e teorie de' verbi formati
2986 da' participi in us,
quanto contro di me e delle mie denominazioni, distinzioni e teorie. {+Se tali verbi non hanno senso
continuat.[continuativo], neanche
l'hanno frequentat.[frequentativo.] Dunque
l'obbiezione non è più per me che per gli altri.}
(17. Luglio 1823.).
[3001,2] Continuativi barbari. Dilatar spagn. da differo-dilatus. V. la
Crusca. I franc. dilayer. {#1. Trovo nel moderno spagn. dilatar anche per denunziare, accusare, da defero - delatus.}
Decretare, decretar, décréter da decerno - decretus. Diviser franc. da
divido - divisus. {+Libertar spagn.
quasi liberitare o liberatare.}
{+Tal contrazione non è maravigliosa in
questo caso, e fors'è antica. Libertus a non
sembra che contrazione di liberatus a.} V.
Forcell. e Glossar. se hanno nulla. (21.
Luglio. 1823.).
[3019,1]
Alla p. 2845.
Si vuol notare che avvisare e altri verbi da me
segnati alla p. 3005. i quali
vengono da videre serbano la forma regolare e
ordinaria della loro derivazione dal participio in us,
mentre il continuativo di video che trovasi nel buon
latino, non serba questa forma, e non è visare, ma visere, coi composti invisere, revisere ec. Frattanto il franc.
viser anche per significato è vero continuat. di
videre, ed è fatto da questo, non dal verbo franc.
che gli risponde, cioè voir il quale non ha mai la
sillaba vis. Se però viser
non viene da visage o dalla parola vis che propriamente significa viso, benchè ora non s'adoperi che nella dizione vis-à-vis. (24. Luglio. 1823.).
[3023,1]
Necesso as è verbo di Venanzio Fortunato. V. Forcell. e
Gloss.
Cang. Si
potrebbe però credere che fosse antico, e che necessus a
um antico addiettivo fosse originariamente participio di qualche verbo
di cui necesso fosse continuativo. In tal caso necessitare latino-barb. e italiano, necessitar spagn. nécessiter
franc. sarebbe un frequentativo di questo tale ignoto verbo. In caso diverso, se
non vorremo ch'ei venga da necessitas, necessità, nécessité ec.,
diremo ch'egli è fatto da necessatus di necesso, colla solita mutazione dell'a in i. Nótisi che
nell'esempio di Venanz. Fortun. non è
chiaro se necesso sia attivo, e vaglia cogo, come affermano il Forcell. e il Gloss. ovvero neutro, e vaglia abbisognare
aver mestieri, indigere, poscere, come in ispagn. necessitar che si costruisce col genitivo. (24. Luglio.
1823.).
[3032,1]
3032
Visto ital. e spagn. participio di vedere, è manifesta contrazione di visitus, come quisto, chiesto ec. di quaesitus (v.
p. 2893. sqq. ).
Così vista sust. verbale ital. e spagn. è contrazione
di visita voce latinobarbara per visitus us cioè visus us. Così i composti di
vedere hanno p. e. avvisto, rivisto, provvisto ec. La voce vista per veduta, e con altri sensi simili, ch'ella ha pure
appresso di noi, è latino-barbara. Vedila nel
Glossario. E ch'ella sia
contrazione di Visita, com'io dico, e quindi visto sia
contrazione di visitus, vedi il Glossario med.
in Vista 4. Ora consideriamo.
[3053,1]
Pausare poi potrà venir da pausa, la qual voce viene da παύω. Ma potrebbe anche (insieme con posare, cioè quiescere, reposare, reposer ec.)
essere un vero continuativo fatto da un pausus
participio di pauo o pavo o
simil verbo pari al sopraddetto verbo greco. V. Forcell. e quello che
altrove ho detto di tali voci in un pensiero separato pp. 2627-28, e
il
Glossar.
(27. Luglio. 1823.).
[3054,1]
3054 A proposito di quel che ho detto nel principio del
mio discorso sui continuativi p. 1106 circa exspectare
esperar ec. vedi il
Gloss.
Cang. in Sperare
3, e 5.
(27. Luglio. 1823.).
[3063,2] Come da nosco - notus, noscito, così da nascor - natus, nasciturus, del che mi pare di aver detto altrove p.
1119
p. 1113
p. 1167
p.
2777. (30. Luglio. 1823.).
[3064,1]
3064 Similmente morior - mortuus - moriturus ec. ec.
(30. Luglio 1823.)
[3071,1]
Dompter da domitare,
inseritoci il p, come in emptus, sumptus
{(sumpsi ec.)} e simili, e
come alcuni fanno in temptare che nel Cod. de Rep. di Cic. è scritto temtare, come anche si scrive emtus, sumtus, peremtus ec. {Veggasi la p. 3761. fine.} E il Richelet nel Diz. scrive
domter con tutti i suoi derivati similmente, {+e vuol che si pronunzi donter, dontable ec.
così anche altri Dizionari mod.ni.[moderni]} Così dompnus e domnus contratto da dominus.
E a questo discorso appartiene la voce somnus fatta da
ὕπνος, e, come dice Gellio, da sypnus
- o supnus - sumnus - somnus. {+V. il Glossar. se ha niente
che faccia a proposito.}
(31. Luglio. 1823.).
[3073,3]
Aborto
as da aborior - abortus, o dal semplice orior. Il nostro abortire e il lat. abortio is (se questo verbo è vero) sarebbero
continuativi anomali. Il franc. avorter è il lat. abortare. V. lo
3074 spagn. e
il Gloss. se ha nulla. (1. Agosto. dì del Perdono.
1823.)
[3080,1]
3080
Assaltare da assalire, come
il semplice salto lat. da salio. (1. Agos. dì del Perdono. 1823.). {{V. p.
3588.}}
[3170,2]
Profittare
approfittare
profiter
aprovechar ec. quasi profectare da profectus di proficio. Pretextar spagn.
prétexter franc. da praetexo-xtus. (12. Agosto. dì di S.
Chiara. 1823.).
[3234,2]
Alla p.
2999.[2998,3.] ult. linea
Crepo
is
ui
itum sarebbe come strepo
is
ui
itum, da cui strepitare,
come appunto da crepo as o is, crepitare. E crepo
as riterrebbe o torrebbe in prestito il perf. e il
supino di crepo is, cioè crepui
itum, come appunto accubo
ec. quelli di accumbo ec. cioè accubui
itum. Profligo
3235
as è da fligo is, onde affligo is, confligo is ec.
che hanno i continuativi afflicto, conflicto ec. fatti regolarmente da' participii. V. Forc. in Profligo e proflictus.
(22. Agos. 1823.). {{V. p. 3246. e 3341.
3987.}}
[3235,1]
Saluto
as si deriva da salus. Ma io
l'ho in forte sospetto di continuativo fatto da salveo-salvitus (antico), mutato in salutus, ovvero da salvo,
mutato il part. salvatus parimente in salutus. (V. Forc. in Saluto, fin. e in Salvo). Giacchè
spessissimo la lingua latina, massime antica, scambiava tra loro l'u e il v, mutando questo in
quello, o per lo contrario. Così lavo ne' composti
diviene luo: ed ablutus si
dice in luogo di ablavatus. Così lautus per lavatus, fautam per favitum. A questo proposito
noterò il continuativo lavito. Forcell.
Cerebrum in fine. {+E commentor e commento, {a}
particip. commentus verbi comminiscor
*
(forse anche comminisco), dice il Forcell.; e notate che qui non
dice dal supino, cioè da commentum, come
suole.}
(22. Agos. 1823.).
[3246,2]
Alla p. 3235.
Placeo
es - placo
as. {+Placeo ha pur Placito
as. Notisi che questo placo viene da un verbo della seconda maniera, non della
3.a.}
Convivo
is - convivo
as e convivor-aris. Convitare, e combidar
(franc. convier), quasi convictare è un regolar continuativo di convivo
is - convictus. Quando però
non fosse o una corruzione, o piuttosto un fratello (comune, come vedete, a
tutte le tre lingue figlie), d'invito
as, il qual verbo donde viene? forse da vita? o forse è un continuativo dell'anomalo
continuativo inviso
is - invisus, quasi invisare, mutata la s in t, come non di rado si scambiano queste lettere ne'
participii (fixus - fictus
etc.), o è una diversa inflessione d'inviso
is medesimo, e più regolare? Del resto, se non convivo is, certo il suo semplice vivo
is, ha {forse} il regolare
continuativo victo
as, e senza dubbio il frequentativo victito. Vedi poi il Glossario, se ha
nullo[nulla] in proposito per le suddette
cose. (23. Agos. 1823.). {{V. p.
3289.}}
[3263,2]
Grassor
aris continuativo di gradior
eris il cui participio in us
oggi irregolarmente è gressus, in antico, come
dimostra il detto continuativo, più regolarmente fu grassus. Gressus bensì ne' composti i quali,
{come molti altri,} mutano l'a di gradior in e;
ingredior, aggredior ec.
Così ascendo ec. da scando,
e puoi vedere la pag. 2843.
(26. Agos. 1823.).
[3284,1] Al detto da me circa l'anomalo participio arso
pp. 2688-91 che il Perticari crede di arsare e non di ardere,
{del quale egli è pure} in latino, cioè di ardeo, arsus; si può
aggiungere che la lingua italiana (ed anche le sue sorelle) bene spesso, secondo
che la lingua latina ha diversi participii d'{un solo}
verbo, diversi n'ha ella pure, cioè quelli stessi che ha la latina, regolari o
irregolari che siano quanto all'analogia latina o italiana. P. e. da figo - fixus - fictus, figgere - fisso, fitto. Talvolta ella
ha quello che corrisponde all'analogia italiana, e insieme quello che il verbo
ha nel latino, sia regolare participio o anomalo in esso latino. Del che ho
detto altrove p. 2688
p.
3074. Talvolta ec. ec. (27. Agosto. 1823.)
[3299,2] Del resto s'io dico p. 2036 che i
continuativi e i frequentativi si facevano da' participii in us, piuttosto che
da' supini (in um o in u),
intendo dell'origine di questa formazione, e de'
3300
suoi primi tempi, e dell'antichità ec. In séguito, quando anche l'altre
proprietà di tali verbi così formati erano già mal note, trascurate, cambiate
ec. come altrove ho detto, non contendo che {chi}
{voless}e formare nuovi verbi di questo genere, non li
formasse piuttosto dal supino che dal participio in us del verbo originale (sia
che questo participio non esistesse più, o che fosse per anche in uso), o vero
indifferentemente dall'uno o dall'altro; o che mancando ancora il supino, non
facesse che seguire l'analogia degli altri verbi così formati. Solamente osservo
{1.o} che non perchè molti continuativi e
frequentativi che si leggono negli scrittori dell'aureo tempo o de' molto
posteriori, non si trovino ne' più antichi, si dee perciò sempre e facilmente
conchiudere ch'essi fossero allora nuovi, e coniati appunto da quello o da
quegli scrittori, o in quel secolo in cui lo troviamo. 2.o Che l'uso di
participii in us di verbi neutri, e d'altri di verbi
attivi in significati attivi, non fu solamente proprio dell'antichissima
latinità, ma anche dell'aurea, e della declinante e corrotta eziandio (fino
{forse} a passare alle lingue
3301 figlie: v. la p.
3072.), come apparisce dal luogo
di Velleio altrove da me
notato
p.
1107, e dai vari esempi degli autori che usarono i cosiffatti
participii da me sparsamente notati (i quali esempi si possono vedere nel Forcellini), sia che li prendessero a uno a uno da' più
antichi, o dall'uso d'allora; o che l'uso durasse in genere per tutti o quasi
tutti i verbi neutri e attivi, ad arbitrio dello scrittore e del parlatore, o
pur dell'uno soltanto o dell'altro ec. (29. Agos. 1823.).
[3312,1]
Votare ec. da voveo - votus. Persécuter, perseguitare ec. veggasi il detto da me nella teoria de' continuativi circa il verbo
sectari
p.
1108. Mercatare ec. da mercor - mercatus. Veggansi il Gloss.
il Forc.
i Diz. franc. e spagn.
(31. Agosto. Domenica. 1823.).
[3352,1]
3352
Nisi me omnia fallunt, il verbo meditor è un verissimo e perfettissimo continuativo di medeor. Continuativo pel significato, e continuativo
per la forma e la derivazione.
[3361,1]
Constater franc. continuativo di consto as, non mutato l'a di constatus in i, il che
dimostra che questo continuativo dev'essere latino-barbaro, o d'origine
francese. Il simile dicasi dello spagn. horadar
(anticamente foradar) da foro
as. V. il Gloss. se ha nulla in proposito.
(5. Sett. 1823.)
[3460,1]
Relatar spagnuolo, cioè riferire, raccontare, da relatus di refero. Relater francese antico, vale il medesimo. (18.
Sett. 1823.).
[3491,2]
Rasito as da rado is - rasus, frequentativo. Il continuativo si trova in
francese, cioè raser, che resta in luogo del positivo,
mancante in quella lingua. (22. Settembre 1823.). {{V. ancora nello spagnuolo, arrasar.}}
[3514,1]
Transito as, da transeo -
transitus. V.
il Forcell. in Transitans. Oggi questo verbo ci è comune, e
lo trovo ancora nello spagn. moderno, e mi par eziandio nel francese. Ma in
tutte tre queste lingue egli è piuttosto termine di gazzetta (inutilissimo), che
voce degna della lingua ec. (25. Sett. 1823.).
[3548,1]
Insetare (che noi volgarmente ma più correttamente
diciamo insitare, e forse così tutti fuor di
Toscana, come anche diciamo insito per innesto) è continuativo di insero-insevi-insitus (diverso da insero
erui
ertum); e ben s'ingannerebbe chi lo facesse tutt'uno
coll'altro insetare (da seta) come par che faccia la Crusca. Il francese enter forse ha la stessa origine, se non è fatto dal
nome ente. Gli spagnuoli hanno {+in questo significato} il verbo originale enxerir (insero, {insitum o}
ertum), come ancor noi l'abbiamo oltre al sopraddetto,
ma tra noi è tutto poetico, cioè introdotto da' poeti, e da loro usato; benchè
da essi pigliandolo, anche in prosa ben l'useremmo. (29. Sett.
1823.).
[3557,1]
Untare, untar (spagn.) da
ungo-unctus. Unctito dal medesimo. Urtare, heurter (franc.) da un urtus participio di urgeo, o
da un ursus mutato in urtus,
come falsus in faltus ec.
vedi la p. 3488. e quella a che essa si
riferisce. (30. Sett. 1823.).
[3558,2] Dalle cose altrove dette (nel principio della
3559
teoria de' continuativi
pp.
1105-106) intorno al verbo aspettare si può
dedurre con verisimiglianza che nel volgare latino aspecto
as avesse il significato che ha oggi in italiano, come l'ebbe in lat.
expecto; massime considerando il corrispondente
greco προς-δοκάω che letteralmente si renderebbe appunto ad-spectare, e lo spagn. a-guardar ec. Attendere
attendre per aspettare, è
traslazione fatta appunto nello stesso modo, cioè dalla significazione di osservare a quella di aspettare (e notate anche in attendere la
preposizione ad in conferma della sopraddetta
congettura); siccome all'incontro può
vedersi nel Forcell. un esempio di
Tacito, dove
aspectare è preso per attendo is (il che potrebbe anche in certo modo confermare
la stessa congettura). I quali dati possono farci ancora congetturare che attendere nel significato d'aspettare ch'egli ha nelle due lingue figlie ital. e franc. abbia la
sua origine nel volgare latino ec. V. il
Gloss. in aspectare, attendere ec. se ha nulla.
(30. Sett. 1823.).
[3584,4]
Assulito per assulto da assilio. Resilito
3585 per resulto da resilio. V. Forcell. Ambedue queste voci sono bonissime, e dimostrano l'antico e
vero ed intero participio di salio, cioè salitus (salito, salido, sailli), poi
contratto in saltus (o supino saltum). E confermano le mie osservazioni e opinioni pp. 1107. sgg. sopra le
primitive, regolari ed intere forme de' participii o supini. Se avessero potuto
considerare queste opinioni, e se avessero bene osservato che i continuativi e
{i} frequentativi {in ito} si formano da' participii o supini, i
Critici non si sarebbero maravigliati dei suddetti due verbi, nè gli avrebbero
tentati con diverse lezioni, e fors'anche scacciati assolutamente da' testi
ov'essi si trovano (de' quali bisogna vedere l'ultime edizioni). (3. Ott.
1823.)
{{V. p. 3845.}}
[3588,1]
Alla p. 3080.
Assaltare, assaltar è un
continuativo latino - barbaro di assalire pur latino -
barbaro, ed è nella stessa significazione di questo. (V. il Glossar. in
Assaltare, Assalire, Adsalire ec.) Laddove sobresaltar è in significato diverso da sobresalir (saltar conserva il significato
latino, ma salir non
3589
già, se non alla lontana o in parte ec. V. il Forcell.), e non ha con
esso niuna analogia di significazione. Così risaltare
e risalire; da ambedue i quali è affatto diverso e
lontano di significato il nostro risultare o resultare (resultar, résulter), e da questo e da quelli il latino resulto
(v. il Glossar.). Resulto però e risultare ec. sono per origine gli stessi che risaltare, e vengono entrambi da resilire, che noi diciamo risalire con
corrotta significazione. (rejallir forse è lo stesso
che resilire, e jallir per
origine lo stesso che saillir, e salire lat. come anche, in parte, per significato.) Così assaltare è per origine lo stesso che assultare (vera forma latina di questo verbo), il
quale ha anche talvolta una significazione o uguale o simile a quella di assaltare, come pure assilire. (V. Forc. in assilio ed assulto, e il Gloss. in
adsalire e assultare ec.) {Divenire-diventare fa a
questo proposito.} Continuativo affatto italiano di un verbo affatto
italiano, ma pur continuativo formato alla latina, cioè dal participio del verbo
originale, si è scortare (coll'o largo) da scorto di scorgere in significato di guidare ec. (se
pur non fosse
3590 da scorta
sostantivo: i francesi hanno escorte ed escorter). Il qual verbo scorgere fratello di accorgere (e s'altro
n'abbiamo di cotali) {+è tutto italiano,
non men che accorgere ec. ma forse questi verbi
vengono originariamente per corruzione di forma e traslazione di significato
ec.} dal latino corrigere. V. il Gloss. se ha niente in proposito. Forse vi fu un
excorrigere (scorgere),
un adcorrigere (accorgere)
ec. E la metafora sarebbe al contrario di avvisare,
che dal vedere è passato all'ammonire ec. (v. il detto altrove di questo verbo avvisare
pp.
2843-45
p.
3019). Laddove scorgere dall'ammonire (correggere) sarebbe passato al vedere. Ma l'uno e l'altro significato si troverebbe
appresso a poco in accorgere (accorgimento, accortezza
ec.), come appunto in avvisare (avviso per opinione, accortezza; avvisamento; avvisato per accorto ec.
ec.). Del resto scorgere sarebbe contratto da corrigere come porgere da
porrigere, e simili. (3. Ott.
1823.).
[3616,2]
Tostar spagn. da torreo-tostus. (6. Ott. 1823.).
[3618,4]
Sciscitor dimostra il proprio participio di scisco, che or veramente non l'ha (siccome non l'hanno
tanti altri del suo genere, p. e. hisco ec. neanche il
perfetto passato), benchè lo pigli in prestito, siccome anche il perfetto, da
scio. {#1.
V. p. 3687.} Così scisco e così i suoi composti.
3619
Sciscitor o sciscito,
dimostra il participio sciscitus regolare e perfetto.
Giacchè ben s'inganna il Forcellini
che deriva sciscitor da scio, da cui esso viene solo in quanto scisco è
da scio, come vivisco da vivo ec. ec. (7. Ott. 1823.). Che sciscito sia fatto per anadiplosi di scitus
{#1. (sia di scitus di scio o di quel di scisco, che secondo me, non è che un medesimo
participio)}
{o di scitor} oltre l'altre
improbabilità, e il suo evidente venir da scisco, (il
quale non è fatto per anadiplosi), e il non avervi, ch'io sappia, altro cotal
esempio, ec.; lo dimostra per falso la brevità del secondo i, laddove l'i di scitus, e di scitor ec. è lungo. Vedi il
pensiero seguente [p. 3619,1]. (7. Ott. 1823.).
[3624,1]
Purgito as da purgo as.
(7. Ott. 1823.).
[3625,1]
Alla p. 2821.
fine. Nótisi il significato continuativo di confuto nell'esempio di Titinnio appo il Forcell. dove questo verbo
sta nel senso proprio, e questo si è quello di confundo, ma continuato, come excepto in un
luogo di Virgilio da me altrove
esaminato p. 1107, per excipio. Nótisi
ancora che nell'improprio suo ma più comune significato, confuto è vero continuativo di confundo.
Anche noi diciamo (e così i francesi ec.) confondere uno
colle ragioni, confondere le ragioni di uno,
confondere l'avversario ec. e ciò vale confutare, ma questo esprime azione e quello è quasi
un atto, e quasi il termine e l'effetto del confutare
ec. Le quali osservazioni confermano la derivazione di confuto da noi e dagli etimologi stabilita. Così mi par di spiegare la
traslazione del suo significato da quel di mescere
insieme a quel di confutare, e così mi par di
doverlo intendere; non ispiegarlo per compescere e
derivar la metafora da questo lato, come fa il Vossio (ap. Forcell.) il quale anche
3626 par che derivi confuto da futum nome (dunque da questo anche futo?), per la solita ignoranza in materia de'
continuativi. E se tal derivazione egli dà (come è anche più naturale ch'ei
faccia) anche al confuto di Titinnio, e lo spiega pure per compesco, s'inganna assai. {V. p. 3635}
Significazioni analoghe a quella nostra metaforica di confondere gli avversari ec. vedile nel Forcell. in confundo, confusio, confusus, {#1. e nel
Gloss. in Confundere,} avvertendo che la lingua latina antichissima
aveva delle metafore e degli usi di parole molto più simili ai moderni che non
ebbe poi l'aurea latinità, o piuttosto il latino più illustre scritto; e n'ebbe
in grandissima copia; e che queste parole e questi usi, e generalmente le
proprietà del volgare o familiar latino, più si veggono negli scrittori de'
bassi tempi (or v. gli esempi di Sulpicio Severo nel Forc. in confundo e confusus), e ne'
volgari moderni che negli aurei scrittori, perchè questi seguivano più
l'illustre, e quelli il familiare, questi fuggivano il volgo, e quelli o per
ignoranza o
3627 per elezione, gli andavan dietro,
questi avevano una lingua illustre e una parlata, quelli non avevano già più una
lingua illustre che fosse per essere intesa quando anche l'avessero saputa
scrivere, ma lingua scritta e parlata era per loro una cosa sola, o tra se molto
meno diversa che non nell'aureo secolo e ne' prossimi a quello. Siccome eziandio
tra gli scrittori aurei, i più antichi e i più familiari, semplici e rimessi di
stile, più conservano dell'antico latino, più rappresentano della frase volgare
e parlata, {+più hanno delle voci e
locuzioni, e delle significazioni ed usi di voci, conformi ai volgari. Così
Cornelio, Fedro, Celso ec.} più somigliano quella degli scrittori bassi e
de' volgari moderni. I più antichi (coi quali vanno quelli che più si tennero
all'antico per loro instituto, come Varrone, Frontone ec.)
perchè il linguaggio illustre e scritto non era ancor ben formato e determinato,
nè molto nè ben distinto dal parlato e familiare. I più semplici e rimessi
perchè o per istituto o per un poco meno di abilità nello scrivere {e minore studio fatto della lingua, o minor diligenza posta
nel comporre,} non vollero o non seppero troppo scostarsi dal
linguaggio più noto e succhiato da loro col latte, cioè dal familiare e parlato.
Onde a noi
3628 paiono amabilissimi e pregevolissimi
per la loro semplicità ec. ma certo a' contemporanei dovettero riuscire poco
colti. Osservo infatti che fra gli scrittori dell'aureo secolo quelli che fra noi tengono le prime lodi per la
semplicità e dello stile e della lingua (la quale in loro è sempre notabilmente
affine alla frase italiana e moderna, ed anche a quella de' tempi bassi), o non
si trovano pur nominati dagli antichi, o appena, o in modo che la loro stima si
vede essere stata come di autori, al più, di second'ordine. Tali sono Corn. Nepote, Celso, Fedro, giudicato dal Le Fevre
il più vicino alla semplicità di Terenzio
(v. Desbillons
Disputat. II. de Phaedro, in fine), e
simili. De' quali gli stessi moderni, vedendo la diversità della loro frase da
quella degli altri aurei, e giudicandola non latina (perchè non molto illustre)
hanno disputato se appartenessero al secol d'oro, ed anche se fossero antichi,
ed hanno penato a riconoscerli per autori dell'aurea latinità; e le Vite di
Cornelio sono state
attribuite ad Emilio Probo
{+(autore assai basso)} per ben
lungo tempo e in molte edizioni ec., Celso è stato creduto più moderno di quello che è, ec. Fedro è stato attribuito al Perotti,
3629
e negato da molti che la sua latinità fosse latina ec. (v. la cit. Disput. del
Desbillons). Non così è
accaduto nè anticamente accadde agli scrittori greci più semplici. Effetto e
segno che il linguaggio illustre in Grecia era, come
altrove ho sostenuto pp. 844. sgg., assai men diviso dal volgare e parlato,
e che la lingua e lo stile greco per sua natura e per sua formazione e
circostanze è più semplice ec. Onde lo stile e la lingua p. e. di Senofonte fu subito acclamata, non men
che fosse quella di Platone ch'è
lavoratissima, ec. e gli scrittori greci più semplici e familiari non hanno
aspettato i tempi moderni a divenir famosi e lodati ec. Senofonte e Platone nel loro secolo sono i due estremi quello della semplicità e
bella sprezzatura, questo dell'eleganza, diligenza e artifizio. Pur l'uno e
l'altro furono sempre quanto allo stile quasi parimente stimati da' Greci e
contemporanei e posteri, e così da' latini e dagli altri in perpetuo ec.
(8. Ott. 1823.).
[3629,1] A proposito del detto da me altrove p.
3023 sopra il verbo necessitare, notinsi i
verbi felicitare, {#1. debilitare, nobilitare, impossibilitare, facilitare, difficultare,}
ereditare e simili che son fatti evidentemente da
3630
felicità, eredità e simili,
ovvero da felicitas, hereditas ec. (8. Ott. 1823.).
[3630,2] Le forme regolari e perfette ec. de' participii
{e supini (e anche de' perfetti e lor dipendenze)}
della seconda e terza maniera {massimamente,} da me
3631 stabilite e richiamate pp. 1122-25
pp.
1153-54
p.
1167 nei verbi che più non le hanno, sono, oltre gli altri argomenti,
confermate da' verbi delle stesse maniere che ancor le hanno, e che ne'
participii o supini son regolari e perfetti, sia ch'essi abbiano anche
degl'irregolari, o che gl'irregolari solamente; e ch'essi sieno regolari e
perfetti in tutto, o che senza ciò lo sieno ne' participii o supini. P. e. habeo
habes
habui, verbo tutto regolare e perfetto, fa habitum e habitus a um, non
habtum. {
exerceo, coerceo ec. es ui itum. Mentre che arceo ch'è il semplice di questi verbi, fa arctum, come si dimostra dall'aggett. arctus, secondo il detto altrove in proposito p.
1144. placeo - taceo - noceo es ui itum. Perchè nocitum e non docitum?
se non per pura casualità d'uso nel pronunziare?} Perchè dunque doceo
doces
docui
doctum, non docitum? E da
tali osservazioni si vede che questo paradigma e quello di lego sono male scelti ad uso delle grammatiche, perchè ambo
irregolari, o vogliamo dire alterati dalla prima lor forma, e dalla vera forma
de' loro pari, ne' supini e ne' participii in us. Il
che di lego si dimostra anche particolarmente col suo
derivato legito, come altrove pp. 2972-74.
(8. Ott. 1823.).
[3631,1] Mi pare di aver nella teoria de' continuativi detto che il perfetto di lego fu legsi. Notisi
3632 che oggi è non lexi come
texi, rexi ec. ma legi, ed è regolarissimo, e quello fu mio errore.
(8. Ott. 1823.).
[3638,2]
Léser o lézer da laesus di laedo. (9.
Ott. 1823.).
[3686,3] Nella mia teoria
de' continuativi
p. 1113
p. 1144 ho discorso {{in differente luogo}}
di exercitare e di arctare,
quello continuativo di exerceo, questo di arceo. Nótisi che exerceo è
un de' composti di arceo (almeno così giudico), come
coerceo, onde forse (sebbene ei
3687 fa coercitum) è coarctare ec. come ho detto parlando di arctare ec. (14. Ott. 1823.).
[3695,3]
Obsoleto as da obsolesco -
obsoletus. (15. Ott. 1823.). Ma
questo non è continuativo. Esso significa obsoletum
reddere, significato alienissimo della sua formazione. Ei non è che di
Tertulliano e d'altri d'inferior
latinità (Forcell. e Gloss.). La sua
barbarie è maggiormente manifesta per la nostra
3696
teoria de' continuativi la quale fa
vedere l'improprietà e disanalogia totale (perchè niuno altro esempio ve n'ha,
ch'io sappia, nel buon latino) del suo significato ed uso. {V. Forc. in oleto.}
Completare, compléter ec.
voce moderna, sarebbe di simile genere di significazione perocch'ella
propriamente vale far completo; benchè questo viene a
coincidere col senso del verbo originario complere, il
che non accade in obsoletare, {#1. perchè obsolesco è neutro e
obsoleto attivo.} Di completare mi ricordo aver detto altrove p.
2035. Questi tali verbi son fatti da' rispettivi participii (come obsoletus, completus) già
passati in aggettivi, e non come participi ma come aggettivi, onde e' non
spettano alla nostra teoria. E' sono assaissimi. Forse ve n'ha anche nel buon
latino, sotto questo aspetto. Ma meno, cred'io, che nel basso latino, e fra'
moderni. (15. Ott. 1823.).
[3710,1]
Viviturus regolare, per victurus del buon latino, dimostrante il vero supino vivitum
{(vivuto)} secondo le nostre teorie (v. fra l'altre,
p. 3709. fine), vedilo in una carta del secolo del mille nel
Gloss.
Cang.
(16. Ott. 1823.).
[3711,1]
Excisare o excissare. V. Forcell. in Excissatus.
(16. Ott. 1823.).
[3713,1]
Advento as. N'ho discorso, mi pare, nella mia teoria de' continuativi
p. 1107. Aggiungo. Qual cosa v'ha mai nel suo significato, che possa,
neppure per somiglianza, farlo chiamare frequentativo? quale che non sia
continuativa, e che non convenga a questo nome, e lo giustifichi, e ne sia bene
dinotata? E con qual altro nome generalmente potrebb'essere indicata quella
significazione, se non con quello di continuativo? (17. Ott.
1823.).
[3731,3]
Laxus, onde laxare, lassare, lasciare, lasser ec. è un di quelli aggettivi, che come ho detto
nella mia teoria de' continuativi
p.
1118
p.
2138, mi sanno di participio di verbi ignoti, o non noti come padri di
tali aggettivi ec. e laxare mi sa pur di continuativo
per origine ec. V. Forc. ec.
(19. Ott. 1823.)
[3732,1]
Lavito da lavare o da lavere. (19. Ott. 1823.).
[3735,2] Che fino ad ora {sia} stata
poco bene osservata la formazione costante de' continuativi e frequentativi da'
participii o supini, me lo persuade fra gli altri il vedere che Forcell.
da fluctus us ec. deduce l'inusitato supino fluctum di fluo (v. Fluo fin.), ma dal verbo fluito
{(ch'e' pur chiama frequentativo di fluo)} non si avvisa punto di dedurne l'inusitato fluitum, che n'è evidentemente dimostrato. {#1. Sebbene il medesimo non lascia in
parecchi continuativi o frequentivi di ammonire ch'e' son fatti dal supino
de' rispettivi verbi originali.}
(20. Ott. 1823.).
[3742,2] Il supino futum
dell'antico fuo, onde futare
ec. come altrove p. 3735, è dimostrato eziandio chiaramente dal
participio futurus. Sicchè non si dubiti che futare non venisse da futum
supino di fuo come tutti gli altri continuativi benchè
oggi non si trovi supino alcuno del difettivo sum, di
cui il difettivo fuo è ausiliare o suppletorio ec. ma
non già il medesimo in origine ec. (21. Ott. 1823.)
[3745,1]
Alla p. 3734.
marg. Qua spetta futum e fusum da fundo, confutum e confusum, ec.
come altrove in proposito di confuto
pp. 2821. sgg.
p.
3585; e conferma queste osservazioni, e da queste può esser confermata
notabilmente la derivazione di confuto da fundo o confundo e
l'esistenza di un antico confutum o futum ec. di che altrove in più luoghi
p.
3635. (21. Ott. 1823.).
[3756,1]
Prolicio, prolecto as ec.
Aggiungansi alle cose dette nella mia teoria
de' continuativi (sul principio) pp. 1110-11
circa i verbi allicio, allecto ec. (22. Ott. 1823.).
[3761,3] A quello che altrove {#1. V. p.
3071.} ho detto di dompter da domitare, aggiungi promtus e
promptus, promsi e prompsi,
3762
promtum e promptum, demsi e dempsi, demtum e demptum, temptare per tentare (v. Forcell. e
il Cod. Cic. de republ. col Conspectus
Orthograph. del Niebuhr), comsi e compsi, comptum e comtum, comptus e comtus, compte e comte, ec. ec. V. Forcell. I francesi
scrivono anche domter
domtable ec. e forse oggi più frequentemente. Il Richelet non ha che domter, l'Alberti che dompter. V. il Richelet in Compte, compter ec. che scrivevasi ancora, com'egli dice,
comter, comte
ec.
{+Notisi peraltro che compter ec. viene da computare, sicchè il p vi è naturale e
non ascitizio come in dompter ec. Infatti oggi i
francesi, i quali scrivono Comte (da comes itis), comtat ec.
scrivono sempre, ch'io sappia, compte da computus, compter
ec.}
(23. Ott. 1823.)
[3762,2] Chi vorrà credere che apto
ed ἅπτω (de' quali altrove pp.
2136-41
p.
2277
pp.
2784-86
pp.
2887-88) essendo gli stessissimi materialmente, e significando
propriamente la stessissima cosa, non abbiano a far nulla tra loro per origine
ec. converrà supporre un'assoluta casualità che troverà pochi fautori ec.
(23. Ott. 1823.).
[3772,1]
Alla p. 3488.
marg. Trovo in un cinquecentista spagnuolo, ma di poca autorità, falsar la paz per rompere frodolentemente la pace, o
violar le condizioni della pace, mancare ai trattati ec. Del resto falsare in questi sensi è quasi un continuativo di fallere. Falsar la fede
nell'esempio dello Speroni è lo stesso
che il fallire, cioè fallere, la
promessa nell'altro esempio. E anche in se stesso, falsare nelle dette significazioni ha un certo senso d'ingannare, cioè
fallere, benchè forse si vorrà piuttosto dargli
quello di mancare. Ma in questo senso non si vede come
nè fallire nè falsare nè faltar ec. possano essere attivi ec. ec. (25.
Ott. 1823.). Falsare in altri sensi, (come
in falsatus e falsatio ap.
Forc.) è bensì da falsus di fallere ma preso
in senso di aggettivo; laddove ne' detti significati falsare sarebbe da falsus in senso di
participio ec. (25. Ott. 1823.).
[3810,1]
Vomito as da vomo is itum.
Arguto as e argutor aris
da arguo is utum, o dall'aggett. argutus, che di là viene ec. {V. Forcell.}
{+e i due pensieri seguenti [p.
3810,2]
[p.
3810,2]}
(31. Ott. 1823.).
[3811,1]
3811 Nomi in uosus ualis ec.
V. Forcell. in Cornuatus, cornuarius.
(31. Ott. 1823.).
[3816,4]
Mestare, rimestare ec. da
misceo - mixtus o mistus, quasi mistare o mixtare. V. il
Gloss. i Diz. franc. e spagn.
ec. (2. Nov. dì de' morti. 1823.). Expulser franc. da expellere - expulsus, come da pello -
pulsus, pulso as ec.
V. Forcell. in expulso ed expulsatus.
(2. Nov. dì de' morti. 1823.).
[3826,3]
Reperito da reperio-ertum, ant. reperitum. V. Forcell.
Manto as da maneo - mansum, ant. manitum
regolare, contratto in mantum. Ovvero mantum sta per mansum mutato
l's in t. Vedi ciò che
altrove s'è detto in più luoghi pp. 2928-30 circa tal mutazione ne'
supini e participii, a proposito di vectum e vexum di veho, onde
3827
vectare e vexare, e ad altri
propositi; e quello si riferisca a manto, e manto a quel che ivi si è detto. Mansum anomalo è dall'anomalo mansi per manui, secondo il detto altrove pp. 3723-24 della
formazione de' supini da preteriti perfetti, al che si aggiunga anche questo
esempio. Da mansum è mansitare fratello di mantare, come vexare di vectare ec.
(4. Nov. 1823.).
[3843,2] Convexo as vedilo
nel Forcell. e applicalo a
quello che ho detto altrove pp. 2020-21 di convexus derivandolo da veho, come vexare, da cui è convexare
che vale altrettanto ec. (6. Nov. 1823.)
[3845,1]
3845 Nomi in uosus. V. Forcell. in fetuosus.
(7. Nov. 1823.).
[3852,4]
Contracter francese per contrarre, come in contrario lo spagn. traher alle volte nel senso di tractare,
secondo che ho detto nel principio della teoria de' continuativi
pp. 1104. sgg.
(10. Nov. 1823.).
[3869,1] Al detto altrove p. 3543 di tosare, tonsito ec. aggiungi
detonso as da detondeo.
(12. Nov. 1823.).
[3894,1]
Gero-gestum, gesto, gestito. (19.
Nov. 1823.).
[3903,2] A ciò che ho detto altrove p. 1155
pp. 3543-44 in proposito di pintar e
dell'antico participio latino di pingo e de' verbi
simili, aggiungasi dipinto (non dipitto) sostantivo e aggettivo o participio, dipintura ec. peint, e quindi peintre, peinture ec. dépeint ec. Pitto per pinto, non è che degli scrittori. Abbiamo però pittura, pittore ec. Ma
anche pintore, pintura. Gli
spagnuoli pintor ec. Fitto
per finto (universale tra noi) non so se mai fosse del
volgo e della lingua parlata. Da finto, e non da fictus o fitto, finzione, fintamente ec.
{+infinto.
fractus
franto
infranto, enfreint
ec.} Abbiamo però anche fizione ec. I franc.
feint ec. Gli spagnuoli fingido (fingitus primitiva forma) ec. Vinto, non vitto (victus) se non poeticamente, ed or neanche ben si
direbbe in poesia. Gli spagnuoli vencido, i francesi
vaincu, che rispondono al
3904 primitivo vincitus di vinco, secondo il detto altrove pp. 3075-76
della mutazione dell'itus latino in u, nella desinenza di {molti}
participii francesi ec. (24. Nov. 1823.).
[3904,2]
Incessare da incedere. V. il Forcell. in Incesso
is fine, e il pensiero
antecedente, se vuoi. (24. Nov. 1823.).
[3908,2]
Causare per accusare, accagionare, del che altrove in proposito dell'antico
latino cuso
pp. 2809-10. Machiavelli
Vita di Castruccio Castracani, non molto avanti
il mezzo, tutte le Opere, 1550, parte 2.a p. 73.
principio. Occorse in questi tempi
che il popolo di Roma cominciò a tumultuare
per il vivere caro, causandone l'assenza del Pontifice che si
trovava in Avignone, et biasimavono i governi
Tedeschi.
*
(26. Nov. 1823.).
[3927,2] Vedi al proposito di questo pensiero le pagg. 3905-6. (27. Nov.
1823.). {{e la p. 3929. lin. 11.
12.}}
[3938,5] Al detto altrove p. 3283 di
fictus, fixus ec.
aggiungi confitto da configgere o configere (non da conficcare, come
dice la Crusca). Non si dice confisso. Per lo contrario affisso e non affitto participio. {+V.
però la Crus. in affitto
aggett., se quello non è un luogo male scritto, come pare.}
ec. (1 Dec. 1823.).
[3949,1]
Disserto as da dissero
ertum. (7. Dec. Vigilia dell'Immacolata Concezione della SS. Vergine
Maria).
[3956,1] Dico altrove pp. 2009-10
pp. 2145-48
pp.
3733-34 che i verbali in us us derivano da'
supini, ec. Osservisi il supino in u. Questo non
sembra esser altro che l'ablativo del verbale in us
us. Di modo che io credo che il supino in um
altresì originariamente non sia altro che l'accusativo singolare del verbale
rispettivo in us us, usitato o inusitato che sia,
poichè il supino in u non è altro che l'ablativo di
quello in um, e che il supino in u sembra evidentemente appartenere a un nome della quarta. ec.
(8. Dec. 1823. Festa della Concezione).
[3961,1]
3961 Che recatar ec. sia
quasi recautare da recautum
di un recaveo? i Diz. spagn. e il Gloss. ec.
(9. Dec. 1823.). {{V. p.
3964.}}
[3984,1]
Commeto {as} da commeo per commeato. V. Forc. e il detto altrove sopra hieto ec. pp. 2818-19. (15. Dec. 1823.).
[3986,2]
Bito is, di cui altrove p. 3694
pp.
3710-11
pp.
3828-29. V. Forcell. in Combitere. (15. Dec. 1823.).
[3989,2]
Sculpter da sculpto - ptum. (16. Dec. 1823.).
[3996,3] Al detto altrove in più luoghi p. 3074
p.
3557 di falsus aggiungi. Falso per menzognero, finto, ingannatore, insomma
per qui fallit, laddove falsus suonerebbe passivamente qui fallitur,
{+detto di persona,} è del
latino, dell'italiano, dello spagnuolo (D. Quijote). V. i
francesi. E anche generalmente nel suo significato aggettivo ordinario, cioè
detto di cosa ec. sì falsus, sì falso ec. ha senso attivo e viene a dire ingannante, laddove parrebbe a causa della sua forma grammaticale
passiva, ch'ei non potesse valer altro che ingannato.
(22. Dec. 1823.).
[3998,3] Al detto altrove pp. 2842-43 di gozar, aggiungi gozoso, cioè
gaudiosus, quasi gavisosus. (24. Dec. Vigil. del Santo Natale. 1823.).
[3999,2]
Empujar cioè impellere, ma
viene da {un}
impulsare. V. i suoi derivati. Pousser, (pellere) da pulsare, co' suoi derivati. Pujar e certi
suoi derivati, parimente, o son fatti da pousser
{sobrepujar.} V. i Diz. spagn. e correggi certe
cose che ne ho dette parlando di
4000
pujanza in proposito di potens. La qual voce pujanza ha tutt'altra
origine, cred'io, nè viene, come parrebbe a tutti, da pujar, nel modo che puissance, puissant ec. non ha che far niente con pousser e suoi derivati. (24. Dec. Vig. di Nat.
1823.).
[4004,6]
Nivitari pass. da nivo is.
Gloss.
Cang.
(27. Dec. 1823. Festa di S. Giovanni Evangelista.).
[4006,4]
Appellito as, apellidar ec.
(30. Dec. 1823.).
[4008,3] Participi italiani in ito
ed uto, del che altrove pp. 2688-91
pp. 3074-78. Apparito e apparuto
(Machiav.
istor. l. 7. opp. 1550. par. 1. p. 268.
mezzo). Questo secondo però, {+oltre a non avere, ch'io sappia, altra autorità che di uno scrittore molto
poco diligente nella lingua, in particolare nella Storia, dov'anche
potrebb'esser fallo di stampa,} può essere da apparere (laddove il primo da apparire),
onde anche apparso, come da parere, paruto e parso. Comparere non si trova, almeno nella
Crus., bensì però comparso, oggi
assai più frequente di comparito ch'è di comparire, da cui però non viene comparso, il quale forse è moderno e fatto solo per analogia di apparso e parso, che sono
oggi i più usitati. (5. Gen. Vigilia della S. Epifania. 1824.).
[4009,7] Al detto altrove p. 1109
p.
3288 di juntar aggiungi ayuntar (aggiuntare) co' derivati ec. e
fors'anche coyuntar (v. i Dizionari) e simili
composti, se ve n'ha. Vedi pur la Crus. in giuntare co' derivati ec.
(8. Gen. 1824.).
[4011,2] Al detto altrove p. 3691
pp. 3985-86 dell'antico
meno (tema di memini) e
del nostro rammentare
{ec.} che forse ne deriva ec. aggiungi mentio, verbale dimostrativo del supino mentum, onde noi {ec.}
menzionare ec. - Mentovare
ec. (11. Gen. Domenica. 1824.). {{V. p.
4016.}}
[4013,2] Che i perfetti in ui sien
fatti da quelli in avi o evi
o ivi ancorchè ignoti, come ho detto altrove pp.
3698. sgg.
pp.
3716-17
p.
3849
pp. 3853-54 , e ciò
anche nella terza coniugazione, in cui tal desinenza (come pur quella in ivi, o qualunqu'altra in vi,
è sempre anomala), vedi Forcell. in pono is
fin. circa l'antico posivi, apposivi ec. per posui, apposui ec. (13. Gen. 1824.).
[4015,4] Al detto altrove pp. 2843-45
p.
3928 di avvedere - avvisare ec. aggiungi divisar spagn. (D. Quij. par. 1.
cap. 51. e v. i Dizionari)e nóta che noi {ec.} abbiamo anche divedere. {Desaguisar, desaguisado, aguisado
ec.} E che il participio visus da cui {è}
avvisare, divisare ec. (se
non sono da viso sost. o da guisa - visa ec. come altrove p. 3005) e così avisar, aviser ec. è proprio solo del latino e non
dell'italiano nè dello spagnuolo nè del francese. Abbiamo bensì anche avvistare da visto, nostro
participio, o da avvisto pur nostro, se non è da vista sostantivo. (16. Gen. 1824.). Avvistato (ch'è però in altro senso da avvistare nella Crus.) par certo venire da vista, come svistare (uso
ital.) da esso vista o da svista ec. (16. Gen. 1824.).
[4022,5] Al detto altrove pp. 2820-21 di excito, suscito ec. in più
luoghi, aggiungi nel Forc.
Procitant e Procitare.
(26. Gen. 1824.).
[4024,4] Al detto altrove p. 1109
p.
2194 di despertar aggiungi che gli spagnuoli
hanno anche l'agg. despierto cioè experrectus. (31. Gen. 1824.).
[4033,4]
Giuntare per truffare ec.
viene da iungo - iunctum
come juntar spagn. in altro senso, poichè anche giungere si usa per giuntare
che in questo senso, tutto italiano, n'è un continuativo. Pur da iungere viene aggiuntare per
giuntare (Machiav.
Mandrag. at. 3. sc. 9.
la
Crus. ha il verbale aggiuntatore),
come il nostro volgare aggiuntare e lo spagn. ayuntar ec. in altro senso. E v. il Gloss.
Giunto per giunteria. Crus.
(17. Feb. 1824.).
[4034,1]
4034
Imprenta, imprentare ec. impronta, improntare ec.
quasi imprimita, imprimitare
da imprimitum, supino regolare inusitato, per impressum. (17. Feb. 1824.).
[4042,4] Mινύϑω-minuo, forse l'uno
e l'altro da μινύω, alterato nel greco colla interposizione del θ, (cosa usata),
conservato purissimo in latino, eziandio ne' composti: della qual conservazione
dell'antichità appo i latini più che appo i greci, dico diffusamente altrove
pp. 2351-54
pp. 2771-79. (8.
Marzo 1824.).
[4044,5] Al detto altrove p. 3757
p. 3825
p. 3826
p.
3939 dei verbali in bilis in ilis ec. ec. si aggiungano quelli formati da essi in
ilitas, bilitas, e altri
generi, siano del buono o del barbaro latino o delle lingue moderne, sia che i
verbali da cui essi sono formati sieno individualmente noti o ignoti ec. ec.,
sia pure che tali nomi sostantivi verbali, derivini[derivino] immediatamente dai verbi, e in tal caso bisogna vedere da
che voce dei verbi e in che modo, secondo i rispettivi generi d'essi verbali.
(10. Marzo. 1824.).
[4045,1] ᾽Eϑέλω ἐγρηγορέω - ϑέλω γρηγορέω possono essere
esempi o di accrescimenti o di troncamenti fatti da' greci ai loro temi
senz'alterazione di significato. Così λῶ per ἐϑέλω, o quella sia la radice, o un
troncamento, del che altrove p. 2779
(12. Marzo 1824.).
[4068,2] Al detto pp. 2201-202
p.
2893 di quisto, chiesto ec. aggiungi requête, ant. requeste. (13. Apr. 1824.).
[4075,1] Percussare da percutio.
Crusca. V. il Gloss.
(20. Apr. 1824.)
[4083,1]
4083
Exhaustare. Forc. in Exhaustant. (28. Apr. 1824.).
[4088,4] Ai frequentatativi in esso
altrove notati p. 3869
p. 3900
p.
3904, aggiungi petesso o petisso da peto, del quale v. Forcell. aggiungendo a' suoi esempi due che
si trovano nel {lungo}
frammento di Cic.
de suo Consulatu, che sta nel primo
de Divinat., i quali esempi dimostrano pur la forza
frequentativa di petesso. (15. Maggio.
1824.).
[4096,1]
Sisto in vece di venire dal greco ἱστάω, come si crede
e ho detto altrove pp. 2143-45
pp. 2779-80 , ben
potrebbe venire da sto per duplicazione, non ignota
neppure ai latini (come usitatissimo fra i greci), massime antichi, come ho
mostrato altrove p. 2774
p.
2811
pp.
3940-41 coll'es. di titillo da τίλλω, e dei
perf. cecidi ec. ec. E la mutazione della coniugazione
dalla prima nella terza, sarebbe appunto come nei composti di do (del che pure altrove p. 2772) anch'esso
monosillabo come sto. E quanto al significato e
all'uso ec. chi non vede l'analogia fra sto e sisto? (1. Giugno. 1824.).
[4101,7]
Divido - diviser. (7.
Giugno. 1824.)
[4115,1]
4115 Un notabile esempio di verbo continuativo usato in
senso affatto continuativo ec. vedilo in Cic.
de Nat. Deor. 2. 49. fine, ut in pastu
circumspectent.
*
(29. Luglio. 1824.).
[4116,3]
Vinciturus. Forc. in Vinco fin.
(12. Agosto. 1824.).
[4117,2]
S'enquérir (inquirere). Al
detto di quęrito
pp. 2991-94
pp. 2200-204
pp. 2893-95. (17.
Agos. 1824.).
[4119,1]
4119
Observito as. Forcellini.
(5. Sett. Domenica. 1824.).
[4126,11]
Sporgere - sportare.
(23. Marzo. 1825.). Che porto as
venga da
4127
porrigo, contratto il suo porrectus in portus
(v. Forcell. ec.) come appresso di noi (porgere - pórto, sporgere - spórto), e come perrectus è contratto in pertus nel despierto e despertar spagn. da espergiscor, del che
abbiamo detto altrove p. 2194? (24. Marzo. Vigilia dell'Annunziazione
di Maria SS.
1825.).
[4127,4]
Reprimo is - repressar
spagn.
[4134,2]
Halo as - halitans.
(10. Apr. Domenica in Albis. 1825.). {Alitare.}
[4138,1]
4138
Pauso as forse da un antico pauo o pavo (παύω, παύομαι), pausum. (7. Mag. 1825.).
[4141,1]
4141
Agresser, v. a. (verbe actif). Attaquer, être aggresseur. Jean
Molinet, Dicts et faits notables, p.
125.
*
Articolo dell'Archéologie
française par Charles
Pougens, appendice à la suite de la lettre a.
Paris 1821-25. tom. I. p. 48.
(Bologna. 6. Ottobre. 1825.).
[4147,1]
4147
Réviser, raviser franc. da
aggiungersi al detto da me sopra divisare
avvisare ec. pp. 2843-45
p.
3005
[4150,8] Anche i verbi desiderativi (o comunque li chiamino)
si formano dai supini. Edo - esum - esurio, pario - partum - parturio, mingo - mictum - micturio.
[4151,8]
Tero is tritum - tritare ital. (V. Forcell.) - stritolare.
[4153,2]
Exhaustare ec. V. Forcell.
Coltare da colo.
Crus.
[4156,1]
4156
Sfallare, sfalsare, sfallire, aggiungansi al mio discorso p. 3488
p. 3772 sopra falsare
{ec.}
[4158,5]
Divenire - diventare (da ventum sup. di venio). Cupio
cupitum - cupitare, covidare, convitare
(Crus.), convoiter ec. v. gli
spagn. {Pervertire - perversare. V.
Crus. in perversare e perversato.}
[4164,6]
Coyuntar, descoyuntar da coniunctus, come juntar ec.
V. i Diz. {{Compulser, expulser.}}
[4165,2]
Risentire - risensare. V. Crusca.
[4166,7]
Fugio - fugito. V. Forcell.
[4167,1]
4167
Voveo - votum - votare, ital. V. Forcell. spagn. ec. Transire - transitare.
[4170,11]
Praetexo, praetextum - prétexter. Eximo, exemptum - exempter.
[4172,1]
Mando, mansum - mansare corrotto in mangiare, manger, manjar. V. Forc. e Gloss.
Manducare (che noi dicemmo anche manicare, quasi mandicare) sembra un
frequentativo di mandere, come fodicare di fodere ec. {+Credo però che l'u di manduco sia lungo. Del resto dello scambio
dell'u coll'i, ho
detto altrove pp. 3006-3007.}
[4182,5]
Fallir
la
promessa. Petr.
Tr. d. Divinità. v. 4-5.
[4188,11] Tero-tritum-tritare-stritolare, {triturare.}
[4196,1] Dove parlo p. 1230
p. 3001_3 di repo, repto, inerpicare ec.
osservisi che i Latini hanno anche erepo. Sueton.
Tiber. cap. 60.
{{V. Forcellini.
Irrepo, subrepo, adrepo ec.}}
[4197,4]
Rasitare. Sueton.
Otho, c. ult. i. e. 12.
[4217,2] Mέδω, μέδομαι, μήδω, μήδομαι, μηδέω ec. (dei quali
verbi dico altrove pp.
3352-60 , parlando di medeor, meditor ec.) debbono originariamente essere stati un
verbo solo e medesimo, non pur tra di loro, ma eziandio con μέλω, μελέω,
μέλομαι, μελέομαι, distinti solamente per la pronunzia, come δασύς - λασύς, {λάσιος} e come in ispagn. dexar (oggi si scrive dejar coll'iota, che
risponde al nostro sci e al franc. ch) da laxare, lasciare, laisser, lâcher. Δάκρυον - lacrima.
[4224,2]
Tondeo, tonsum - detonsare, tosare ec.
[4227,3] Indulgeo
indultum - indultar
spagn.
[4237,7]
Scultare da sculptum, come
in franc. sculpter. V. Crusca.
[4239,4]
Misceo, mixtus, misto - mestare (quasi da
mesto per misto, come
meschio per mischio, e
meschiare, mescolare
ec.) rimestare - mesticare
(noi marchegiani diciamo più alla latina misticare,
misticanza ec.); coi derivati.
[4245,4] Attero, attritum - attritare, contritare. Crusca. V. Forcell.
Gloss. ec.
[4248,4] Al detto altrove pp. 3569-70 di curtus, cortar, scortare,
scorciare, accorciare ec. aggiungi accortare.
[4255,3]
᾽Aριϑμός, ἀριϑμεῖν
- ἄμιϑρος, ἀμιϑρεῖν
*
. Casaub.
ad Athenae. l. 12. c. 7.
[4268,3] ϕλύω - vϕλύζω.
[4287,7]
Embraser co' derivati. Aggiungasi al detto altrove
pp. 3064-65
p.
4025
p.
4279, che le lettere br sogliono entrare
nella composizione di voci dinotanti arsione ec.
[2813,1] I continuativi latini, tutti (se non forse visere da visus di video, {co' suoi composti inviso
reviso ec.,} e forse qualche altro, che io
chiamerò continuativi anomali) appartenenti alla prima congiugazione, sono fatti
dal participio o dal supino del verbo originale come ho dimostrato pp. 1104. sgg.
pp. 1112-1113
pp. 1118. sgg.. Nondimeno io trovo alcuni pochi verbi, pur della
prima maniera, i quali sono evidentemente fratelli o figli di altri verbi della
terza, ed hanno una significazione evidentemente continuativa della
significazione di questi, ma non sono fatti da' loro participii. Quelli che io
ho osservati sono {1.}
cubare, co' suoi composti accubare, incubare {decubare, secubare,
recubare,} ec. il significato de' quali è manifestissimamente
2814 continuativo di quello di cumbere (inusitato, fuorchè nelle voce[voci]
cubui
{ec.} e cubitum che ora
s'attribuiscono a cubare), incumbere, accumbere ec. tanto che ogni
volta che si dee esprimere azione continuata, si usano immancabilmente quelli e
non questi, {(come anche viceversa nel caso opposto)} e
appena si troverà buono esempio del contrario, quale potrebb'esser quello di
Virgilio
Aen. 2. {513-14}.
Ingens ara fuit; juxtaque
veterrima laurus Incumbens arae,
*
invece d'incubans. 2. educare
continuativo di educere quanto al significato. 3. jugare parimente di jungere,
e così conjugare, {abiugare,
deiugare,} e s'altro composto ve n'ha. 4. dicare similmente di dicere,
e così i composti {judicare, di ius dicere; dedicare,}
praedicare, abdicare ec. {V. p.
3006.} 5. labare di labere inusitato, cioè labi
deponente. {Forse a questo discorso
appartengono eziandio suspicor o suspico, ed auspico o
auspicor, da specio,
seppur quello non viene piuttosto da suspicio
onis, e questo da auspicium o da auspex auspicis. Forse
ancora, qua si dee riferire plico da plecto, de' quali verbi mi pare aver ragionato
altrove in altro modo p. 1167. Da plecto - plexus si fanno anche i
continuativi amplexor e complexo. E notare che si trova anche amplector aris in luogo di amplector
eris, il che per altra parte confermerebbe che plecto is fosse in continuativo anomalo di plico, come mi pare aver detto altrove p. 1167
p.
2226
V. p. 2903.} È nóto che
questi verbi della terza hanno anche i loro continuativi formati regolarmente
da' loro participii, ma con significato diverso da quello de' soprascritti verbi
della prima, sebbene anch'esso continuativo; come dicere ha pur dictare e dictitare; ducere, onde educere, ha ductare e ductitare; jungere ha nel basso latino e
nello spagnuolo junctare, (noi volgarmente aggiuntare, {{i franc. ajouter}}); labi o
labere ha pur lapsare.
Cubitare, accubitare ec.
possono venire da accubatus
2815 inusitato e da accubitus, {ec.} e quindi essere derivativi così
di accumbere come di accubare. Ma questo, con tutti i suoi fratelli e col suo semplice cubo, non ha del proprio nè il preterito perfetto nè i
tempi che da questo si formano, nè il participio in us, nè il supino, ma li toglie in prestito da accumbere, recumbere, incũbere ec. facendo, nè più nè meno come fan
questi, accubui, accubitus {i,}
accubitum ec. {#2. Vedi però la p. 3570.
3715-7.}
Incubare ha anche incubavi,
incubatum. Cubare ha
anche cubavi, o certo cubasse. Notate che se talvolta troverete ne' lessici o ne' grammatici
ec. degli esempi di accubare, incubare ec. adoperati nel preterito o nel supino ec. che non vi
paiano di senso continuativo, dovete credere ch'essi sieno male attribuiti a
quei verbi, e spettino ad incumbere, accũbere,
occumbere ec. {#1. V. a questo
proposito p. 2930.
2935.}
(24. Giugno, dì del Battista 1823.). {{V. p. 2996.}}
[3288,2]
Succenseo è verbo, secondo me, indubitatamente formato
dal participio in us d'altro verbo, cioè di succendo. (V.
anche il Forcell. in Censeo fine.) Ma oltre al non essere della
prima maniera, ei {non solo} non è di senso
continuativo, ma è neutro nel mentre che succendo è
attivo. Onde nulla ha che fare colla nostra teoria: se non ch'è notabile, come
fatto da un participio passivo, della qual formazione
3289 non mi ricordo adesso altro esempio che sia fuori {+del numero} de' nostri continuativi
e frequentativi. (28. Agos. 1823.).
[3897,3] Non solo aggettivi si son fatti da' participii in
us, come altrove più volte p. 2291, ma
spessissimo essi participii son passati in sostantivi, come factum, actum, jussum ec. ec. Onde anche da tali sostantivi si può {talora} argomentare e de' veri participii, e
dell'esistenza di verbi ignoti, di cui questi sostantivi saranno stati
originalmente participii, benchè or non si sappia, ec. ec. (22. Nov.
1823.)
[3904,3]
Alla p. 3826.
Il barbaro incapabilis
(v. Forcell. e Gloss. ec.) o è voce falsa, o affatto
barbara di formazione e fuor d'ogni regola, (come centomila simili delle latino
- barbare, o delle moderne, anche in bilis), o
dimostra un capo as atum, se non si dee leggere incapibilis da capitum
(primitivo per captum), come io dubiterei. (24.
Nov. 1823.).
[3942,1] Scambio del g e del v. Nivis - neige - ningit o ninguit (onde il nostro negnere) e nivit, onde il nostro nevicare, quasi nivicare,
come da vello
vellico ec. frequentativi, di cui vedi la p. 2996. marg.: e vedi il Gloss. se
vuoi. (6. Dec. 1823.).
[4004,2]
Alla p.
preced. - In icare, come verzicare o verdicare
{(inverzicare attivo a quel che
pare)} per verdeggiare ed altri molti (qua
spetta dimenticare). Questa forma di frequentativi è
affatto latina. {{Vedi la
p. 2996. marg., {ec.}}} Ed altri molti esempi ve n'hanno, oltre
i quivi citati. {Voltolare, rivoltolare, avvoltolatamente. Vagellare (Crus.), vagolare e svagolare (Alberti), da vagari.} particolarmente poi s'usa nel
latino appunto in fatto di colori, come quivi altresì puoi conoscere. V. appunto nel Forc.
viridicans e virĭdicatus. Male dice il Forc. che virĭdicans è
per viridans, questo attivo e quello neutro ed
equivalente affatto al nostro verzicante o verdicante (Crus.), oltre che se virĭdans fosse anche neutro, non sarebbe però, come
quello, frequentativo ec. V. il Gloss. ec. (25. Dec. Festa del S.
Natale. 1823.). {#1. Così da nivo is e da nevare
(italiano), nevicare (volgarmente nevigare, e v.
il Gloss.) frequentativo alla latina, delle quali
voci mi pare aver detto altrove p. 3942.}
{{Morsicare; ma non ha più il senso
frequentativo ec. anzi ha quello stessissimo del positivo mordere, sebben la Crusca
lo definisce morsecchiare. Vedila, e in morsicatura ec.
Masticare. V.
Forc. e il Gloss. Vedi la p. 4008. capoverso 4. fine. Mordicare co' deriv. Rampicare
arrampicare
arpicare da rampare -
rampante, {{o da rampa o {da}
rampo. Inerpicare,
inarpicare.}}}}
{{Luccicare, sbarbicare - lucere, sbarbare. Vedi la pag. 4019. capoverso 1. zoppicare, impetricato, nutrico as e nutricor di
cui altrove p. 2996.}}
[4020,1]
4020 Al detto altrove p. 3987 di metari aggiungi immetatus.
(21. Gen. 1824.).
[4081,3] A proposito dei verbi in are fatti da quelli della 3., del che altrove pp. 2813-15
p.
2986
pp.
2996-97, v. il Meurs. t. 5. opp. p. 419. dove però erra
deducendo da vellicare che v'abbia a essere stato un
vellare, mentre quello è frequentativo di vellere (o diminutivo ec.) ed è della prima, perchè
tutti i frequentativi o diminutivi di questo genere, da qualunque congiugazione
di verbi sieno fatti, sono della 1.ma (24. Apr. Sabato in Albis.
1824.).
[4087,3]
Fello - fellico as, fellito as. (7. Maggio. 1824.).
[4089,1]
4089 Ai composti di jugare
notati altrove p. 2814
p.
3006, aggiungi seiugare, cioè seiungere. (17. Maggio. 1824.).
[4105,1]
Dilettare - dileticare coi
derivati ec. frequentativo o diminutivo alla latina, e può anche aggiungersi
agli esempi delle forme frequentative italiane di verbi, da me altrove raccolte.
Avvertasi però che ha un significato diverso da dilettare, e forse è corruzione di solleticare, e così diletico, che altrimenti
sarà un diminutivo o frequentativo di diletto. {Farneticare.}
(29. Giugno. Festa di S. Pietro. giorno mio natalizio.
1824.).
[4125,8]
Gerere - belli-gerare, fami-gerare ec.
[4151,9] Al detto altrove p. 2814 di dicere - dicare aggiungansi
i composti praedicare, dedicare ec. E notisi che sedare sebbene è
della stessa famiglia che sedere, nondimeno non
appartiene al nostro discorso più che fugare - fugere. Gli uni (sedare -
fugare) sono attivi, gli altri (sedere - fugere) neutri.
(Bologna. 13. Nov. 1825. Domenica.).
Così placere - placare.
[4170,6] Febbricare o febricare per febricitare. V. Crus. in
febbricare, febbricante, febricante ec. {{Sembra
esser la radice di febricito. V. Forc.
Erpicare per inerpicare o inarpicare.
Crus.}}
[4177,6]
Frango is - nau-fragor
aris.
[4188,11] Tero-tritum-tritare-stritolare, {triturare.}
[4196,2]
Gerere - belligerare, morigerare, famigeratus ec.
{{Laevo
as - laevigo.}}
[4213,5]
Diluere - diluviare activ.
V. Forcell.
[4218,2]
Spicio o specio, conspicio ec. - conspicor,
auspicor ec. suspicor.
[4247,2]
Cano is, con - cino is ec. - Vati - cinor
aris, ec. buccinare ec. V.
Forc.
[4248,5]
Metior
iris - metor
aris. Ed anche metio (Lattanz. ha metiebantur passiv.) e meto.
[4257,6] Sugo is - sugare. Crus.
V. Forcell.
[4283,3] Anticipare, posticipare, participare ec. da
capere.
[4287,5]
Béqueter. Nutrire, nodrire - nutricare
nodricare. V. Forc.
Frigere - fricasser.
Related Themes
Frequentativi e diminutivi ec. latini. (1827) (63)
Volgare latino. (pnr) (52)
Latina (lingua). (1827) (27)
Verbi continuativi latini non formati da supini. (1827) (26)
Participii ec. (1827) (8)
Participii usati per aggettivi. (1827) (6)
Greca (lingua), se avesse tenuto e tenesse in il luogo della latina, gran vantaggio ne seguirebbe. (1827) (6)
Sua antica coniugazione, suoi participii ec. (1827) (5)
Frequentativi, diminutivi ec. italiani. (1827) (4)
Incoativi latini (verbi). (1827) (4)
. (1827) (3)
V, lettera. (1827) (3)
I, U, Y. (1827) (3)
Digamma eolico. (1827) (2)
Participii in de' verbi attivi o neutri. (1827) (2)
Frequentativi o diminutivi ec. francesi. (1827) (1)
confuso col o ec. (1827) (1)
. Suo luogo filosofico, notato, ec. (1827) (1)
, e il suo libro (1827) (1)
Lingue. (pnr) (1)
preso dal (1827) (1)
Spirito denso de' Greci cangiato in s. (1827) (1)
Diminutivi usati come positivi. (1827) (1)