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15. Luglio 1823.

[2972,2]  Prisciano riconosce il verbo legito da lego, invece di lecto o di lectito che pur sussistono. Questo legito conferma quello ch'io ho detto altrove [p. 1113] [pp. 1153-54] [pp. 2826-27] in proposito di  2973 agito, cioè che gli antichi, anzi originali, propri e regolari participii di questi tali verbi fossero p. e. agitus, legitus, docitus, onde per sincope agtus, legtus, e in ultimo actus, lectus, doctus. E ci dimostra evidentemente l'originale, primitivo e perduto participio di lego, cioè legitus. E non ha che far con rogito, come dice il Forcell. o Prisciano stesso appo lui, il quale non viene da rogitus, ma da rogatus, come mussito da mussatus, e come ho provato largamente altrove [p. 1113] [p. 1154]. Giacchè il tema di rogito, cioè rogo appartiene alla prima coniugazione, e non alla terza come lego, nè alla seconda come doceo, e però la formazione del {suo} continuativo o frequentativo è soggetta a un'altra regola, da me altrove stabilita [p. 1113]. Eccetto se rogo non avesse anticamente avuto un participio anomalo rogitus (come domo domitus), del che mi pare aver detto altrove [p. 1113] [p. 1154], inducendomi in questo sospetto la voce rogito, cioè rogato (quasi un {aggettivo} neutro sostantivato), la qual voce è latino-barbara (v. il Glossar. Cang.) come  2974 e italiana. (15. Luglio 1823.).