3.[4.] Settembre - 5. Settembre. 1823.
[3352,1]
3352
Nisi me omnia fallunt, il verbo meditor è un verissimo e perfettissimo continuativo di medeor. Continuativo pel significato, e continuativo
per la forma e la derivazione.
[3352,2]
Medeor non ha participio in us che sia usitato, ma secondo l'analogia il suo vero e regolare
participio in us è meditus.
E ch'egli ora non l'abbia non fa meraviglia. Innumerabili sono i verbi che più
non l'hanno, e che l'hanno solamente irregolare, i cui participii in us, o i cui participii in us
regolari, sono stati da me dimostrati pp. 3033-35 o si potrebbero dimostrare col mezzo de'
continuativi o frequentativi che ne derivano, o con altri mezzi, benchè essi
participii sieno altronde affatto inusitati. Similmente ho dimostrato pp.
2928. sgg. più participii in us (o supini)
di verbi che n'hanno un solo oggidì, o tre participii di verbi che n'hanno
oggidì soli due ec.
[3352,3]
Medeor si fa drivare da μέδω o μεδέω {regno,} impero, perchè il
medico dee comandare. Misera e forzatissima
etimologia. Tengo per indubitato che medeor non è
altro se non il verbo μήδομαι curo, curam gero; verbo
greco
3353 antichissimo, e che già era fuor d'uso, o
sapeva almeno d'antico, a' tempi di Senofonte, come par che si debba
raccogliere dal suo Simposio c. 8. §.
30. Che se i poeti (e quindi gli scrittori di stile fiorito e
sofistico) lo seguitarono a usare anche molto appresso, così fecero di mille
altre voci antiche, anzi le usarono appunto perchè antiche, e fatte peregrine e
divise dal volgo. Così pur fecero i latini, così fanno i poeti italiani, e di
ciò dico altrove diffusamente p. 2075
pp. 3009. sgg. La molta
antichità di questo verbo giova molto a poter credere ch'ei possa avere in
latino un fratello, proprio della più antica latinità, com'è il verbo medeor. Or dunque che medeor
sia lo stesso che μήδομαι si dimostra con più ragioni. E primieramente
estrinseche.
[3353,1] 1.o Non resta in greco che il medio o il passivo
(μήδομαι) di questo verbo. Così in latino non resta che il deponente medeor,
onde medicor, altresì deponente, del quale vedi la
p. 3264.
[3353,2] 2o. Se ad alcuno facesse forza che da μήδομαι
paresse dover derivare medor non medeor, oltre che se gli potrebbero recare
3354 infiniti esempi di tali mutazioni, massime spettanti alla desinenza (anzi pur
d'altre molto più sostanziali, e non appartenenti alla desinenza, e alla forma
propria della congiugazione, siccom'è questa), e massime poi in voci così
antiche (οἶνος mascol. vinum - neutro ec. ec.);
osservisi che il fut. di μήδομαι è μηδήσομαι come fosse da μηδέομαι. Del resto
la difficoltà varrebbe quasi egualmente anche per μέδω impero, che ordinarissimamente si dice μέδω e μέδομαι, non μεδέω, del
quale lo Scap. non reca che un solo
esempio di Omero usante il participio
μεδέων (frequentissimo è per lo contrario μέδων), e ciò forse piuttosto per
proprietà di dialetto, o per modificazione poetica, che per altro. {#1. Si trova anche παμμεδέων e
παμμεδέουσα} Nè si trova, ch'io sappia, il fut. μεδήσομαι nè l'aor.
ἐμέδησα o ἐμεδησάμην, come di μήδομαι si ha μηδήσομαι.
[3354,1] Intrinsecamente, cioè quanto al significato, una
bellissima prova che medeor sia lo stesso che μήδομαι,
si è la facilità, prossimità e naturalezza dell'etimologia. Il medicare è veramente curare, aver
cura, consulere, provvedere (tutti significati di μήδομαι) al malato. E
infatti
3355 non s'usa egli in latino peculiarmente il
verbo curare per medicare?
Non è divenuto questo senso, nel nostro volgare e ordinario uso, il solo proprio
dello stesso verbo curare? cioè medicare, sanare. Non è egli assolutamente (s'io non m'inganno) il
solo senso che abbia lo spagnuolo curar? Così dite di
cura, franc. cure
{ec.} cioè medicatura,
guarigione. Dunque medeor è propriamente
μήδομαι anche pel significato, colla sola differenza ch'egli conserva solo un
significato più particolare e speciale, in cambio d'uno più generale; come
appunto è avvenuto, nel nostro volgar familiare e parlato, al verbo curare, e nella {lingua}
spagnuola a curar, ch'è proprio lo stessissimo e
identico caso; e così a milioni d'altri verbi in diversi casi. Sicchè medeor è μήδομαι, neppur metaforico (se non quando
significa rimediare, sanare), ma nel senso proprio, e non istiracchiato, come derivandolo da
μέδω impero.
[3355,1] Del resto osservisi che μέδω e particolarmente
μέδομαι vale assai spesso il medesimo che μήδομαι, cioè curo, curam gero. E probabilmente
3356 l'uno
e l'altro non vengono che da una radice, e sono in origine un solo verbo,
significante da principio o impero o curo chè ciò non monta al presente. Nego dunque che
medeor venga da μέδω impero, non nego che venga da μέδω, anzi da μέδομαι, curo, {il} che viene a essere
il medesimo che derivarlo da μήδομαι. Anzi, sebbene nelle voci antichissime non
si può nè si dee molto guardare alle brevi e alle lunghe, e moltissime altre
differenze di questa sorta si potrebbero allegare tra voci greche e voci latine
identiche di significato o certo di origine, e anche tra l'antico e il più
moderno latino, o tra vari secoli della latinità {o della
grecità,} intorno a una stessa voce; contuttociò non contrasterò che
medeor si derivi piuttosto da μέδομαι che da
μήδομαι, a cagione che la me di medeor è breve sì in
esso, sì in medicor e in tutti {gli
altri} suoi derivati o composti (come remedium), non eccettuato il verbo meditor,
di cui or ora. E si può ben credere che μέδομαι avesse l'anomalo futuro
μεδήσομαι (come μήδομαι ha μηδήσομαι), indicante il verbo inusitato μεδέομαι,
massime che si trova
3357 il suo attivo μεδέω. Anzi
sarà naturalissimo il supporre che medeor venga a dirittura dall'inusitato
μεδέομαι (fosse proprio di tutta la grecia o solo di
qualche dialetto che così lo mutasse da μέδομαι) e così il verbo medeor non potrebbe, nè pel significato nè per la
forma, essere più evidentemente perfettamente regolarmente e compiutamente lo
stesso che il verbo greco.
[3357,1] Da medeor dunque, che poi
passò a significare specialmente e unicamente il medicare, coi significati
metaforici a questo convenienti; ma che da principio, secondo il sopraddetto,
significò, siccome il greco μεδέομαι, generalmente curo,
curam gero, consulo; da medeor dico io che
giusta l'ordinaria e regolare formazione de' continuativi da' participii in us, fu fatto il verbo meditor.
[3357,2] 1.o Anche meditor, come
medeor e come medicor e
come μήδομαι, è deponente.
[3357,3] 2.o Meditor quanto al
significato equivale appunto al greco μελετάω. Or questo donde è fatto? da μέλω
(oggi inusitato, se non
3358 impersonale) curae sum, e fors'anche curo, onde μέλομαι curo, curam gero, onde μελέτη cura, onde μελετάω,
curo, curam gero, e quindi exerceo, exerceo me, meditor, siccome anche
μελέτη {vale}
exercitatio, meditatio, anzi anche il participio
μεμεληκώς di μέλω trovasi pure per qui se exercuit ec.
(V. lo Scap. in μελετάω) {#1. Lo credo errore di stampa per μεμελετηκώς.} Può
darsi un esempio e una prova più bella? Μελετάω è propriamente il meditor de' greci, ed esso viene da μέλω curo, come meditor da medeor nel suo primitivo, proprio e generale
significato, cioè appunto curo. Certo è ridicolo il
derivare meditor da μελετάω, (come fa il Forcell.) perchè questi verbi
significano la stessa cosa; ma sebbene quanto all'origine e alla stirpe essi non
abbiano tra loro nulla che fare, contuttociò la derivazione del verbo greco
serve a mostrare evidentissimamente e chiarire la derivazione, la discendenza,
l'origine, la radice del verbo latino a lui equivalente. Derivazione confermata
e comprovata dalla nostra teoria della
formazione de' continuativi, tra' quali questo
3359 è regolarissimo per la forma, proprissimo pel significato. Chi
non vede che l'esercitare e il meditare una cosa è una continuazione del
semplice averne o pigliarne cura? il che si può talvolta compiere in poca d'ora;
ma quello di necessità e per sua natura esige durata, lunghezza, continuità di
tempo.
[3359,1] Ecco come la nostra teoria de' continuativi rischiara mirabilmente le
origini della lingua latina, rettifica l'etimologie, mostra le vere e primitive
proprietà delle voci, le analogie scambievoli delle lingue. Come qui,
coll'osservazione che meditor debba venire da un
participio in us ec. 1. trovasi il perduto participio
o supino di medeor. 2. scopresi la vera etimologia di
meditor. 3. correggesi e dichiarasi quella di medeor. 4. trovasi e dimostrasi il primitivo e proprio
significato di questo verbo. 5. osservasi l'analogia tra la lingua greca e la
latina nelle paragonate derivazioni di meditor e di
μελετάω (verbi equivalenti) rispetto al significato. (3.[4.] Sett. 1823.). - Come i re antichissimamente
erano quello che dovevano, {{cioè}}
tutori e curatori della repubblica (Cic.
de rep.),
3360 o tali erano riputati ben più che poscia non
furono {#2. Così pure i ministri dei re, i
capitani e tutti quelli che comandavano e governavano. Anche poscia assai
sovente in tutte le lingue, ed oggi nè più nè meno, il governo fu chiamato e
si chiama cura, e il governare aver cura, come de' negozi
pubblici, della cosa pubblica ec.}
non è maraviglia che il re fosse chiamato curatore
(μέδων) e il regnare curare, o viceversa. Insomma fu
ben facile e naturale la traslazione dall'uno all'altro di questi significati,
qualunque de' due si fosse il primitivo e proprio del verbo μέδω. {#1. Io per me credo indubitatamente quello
di curare.} -Medeor,
meditor sono deponenti. Così μήδομαι è medio. Ed è ben naturale che in
senso di curo, curam gero si
dicesse piuttosto μεδέομαι o μέδομαι che μέδω attivo, perchè questo significato
è di quelli che hanno un non so {che} di reciproco, i quali sogliono esprimersi in greco col
verbo medio. Ond'è altresì naturalissimo che medeor
sia deponente, venuto cioè da μέδομαι o μεδέομαι, quantunque esista anche
l'attivo di questo verbo. Il quale non esiste in μήδομαι. Ma ciò, per la detta
ragione, non fa gran forza a provare che medeor sia
piuttosto μήδομαι che il verbo μέδω - μέδμαι. (5. Settembre.
1823.).