19. Ott. 1823.
[3732,2]
Alla p. 3725.
Queste osservazioni confermano il mio discorso {#1. p.
2928-30.} sull'antico vexus di veho
3733 (fatto da me in proposito di vexare). Ben è ragione che veho abbia vexum poich'egli ha vexi, e
poich'il supino corrisponde al perfetto. Viceversa quel discorso conferma
grandemente queste osservazioni. Le conferma flexus da
flexi, nexus da nexi, e gli altri quivi notati. Le conferma lo stesso
vectus, noto, certo e moderno participio di veho, nel qual vectus, donde
viene il c, che niente ha che fare con questo tema, se
non dal perfetto vecsi? Così dite di victus per vivitus (vedi la
p. 3710.), dove il c viene da vixi che sta pel
regolare vivi. Così in mille altri di questo genere.
Fluo ha fluxi; dunque
fluxum; ed anche fluctum
antichissimo (v. Forc. in fluo fine), onde anche oggi fluctus us, fluctuare ec. (E così appunto è
vectus per vexus). Ma il
suo regolare perfetto sarebbe flui: or dunque egli
ebbe pur fluitum dimostrato da fluito e fluitans ec. Così per diversi
perfetti, diversi corrispondenti supini si troveranno, cred'io, in molti verbi.
Ai perfetti in xi corrisponde egualmente il supino in
xum e
3734 quello in ctum. L'uno e l'altro si troverà insieme in non pochi
verbi che abbiano il perfetto in xi (negli altri nol
saprei ora dire). Forse o da xi direttamente, o poscia
da xum, si disse ctum per
accostarsi alla desinenza regolare de' supini che dovrebb'essere universalmente
in tum. Forse xum fu
corruzione di ctum, o viceversa, e xum fu il vero e primo supino de' verbi che fecero il
perfetto in xi. ec. Insomma quale di questi due, xum e ctum, sia più antico,
non lo so. {+Forse ambo sono una cosa
stessa (benchè non sempre si conservino ambedue, o forse non sempre sieno
stati messi in uso ambedue), diversi solo per accidente di pronunzia ec. ec.
Ciò si applichi al mio discorso sopra vexus,
avendosi già vectus ec. V. p. 3745.}
Iubeo ha iussi, anomalo per
iubevi-
iubesi: dunque il suo supino è iussum, e niun altro, benchè anomalo anch'esso. Così infiniti: e la
corrispondenza fra il perfetto e il supino, e la formazione e dipendenza di
questo da quello, almeno il più delle volte, ancorchè quello sia anomalo,
ancorchè moltiplice, ancorchè forse talvolta perduto affatto, restando il
supino, o perduto quel tal perfetto restandone un altro o più d'uno, non
corrispondente al supino o ai supini ec. ec.; {#1. V. p.
3736.} tal corrispondenza, dico, è evidente e fuor di
controversia. (19. Ott. 1823.).