27. Nov. 1823.
[3928,5]
Alla p. 3784.
La guerra e qualsivoglia volontario omicidio è contrario e ripugna
essenzialmente alla natura non men particolare degli uomini, che generale degli
animali, e universale delle cose e della esistenza, per gli stessi principii per
cui le ripugna essenzialmente il suicidio. Perocchè, come ciascun individuo,
così ciascuna specie presa insieme è incaricata dalla natura
3929 di proccurare in tutti i modi possibili la sua conservazione, e
tende naturalmente sopra ogni cosa alla sua conservazione e felicità: quanto più
di non proccurare ed operare essa stessa per quanto, si può dire, è in lei, la
sua distruzione! {+E questa legge è
necessaria e consentanea per se stessa, e implicherebbe contraddizione
ch'ella non fosse, ec. come altrove circa l'amor proprio ec. degl'individui
[pp. 181-82]
[p. 2499]
[pp. 3783-84.]} L'individuo, p. e.
l'uomo, in quanto individuo, odia gli altri membri della sua specie; in quanto
uomo, gli ama, ed ama la specie umana. Quindi quella tendenza verso i suoi
simili più che verso alcun'altra creatura sotto certi rispetti, e nel tempo
stesso quell'odio verso i suoi simili, maggiore sotto certi rispetti che verso
alcun'altra creatura, i quali {+non men
l'uno che l'altra, e ambedue insieme} in tanti modi, con sì vari
effetti, e in sì diverse sembianze si manifestano ne' viventi, e massime
nell'uomo, che di tutti è il più vivente (p. 3921-7.). E come il secondo, ch'è non men necessario e naturale
della prima, nuoce per sua natura e alla conservazione e alla felicità della
specie, e d'altra parte questo è direttamente contrario alla natura particolare
e universale, e la specie presa insieme dee tendere e servir sempre
(regolarmente) alla sua conservazione e felicità, non restava alla natura altro
modo che il porre i viventi verso i loro simili in tale stato che la
inclinazione degli uni verso gli altri operasse e fosse, l'odio verso i medesimi
non operasse, non si sviluppasse, non avesse effetto, non venisse a nascere, e
propriamente, quanto all'atto non fosse, ma solo in potenza, come tanti altri
mali, che essendo sempre, o secondo natura, solamente in potenza, la natura non
ne ha colpa nessuna. Questo stato non poteva esser altro che quello o di niuna
società, o di società non
3930 stretta. E meno stretta
in quelle specie in cui l'odio degl'individui, come individui, verso i lor
simili, era per natura della specie, maggiore in potenza, e riducendosi in atto,
ed avendo effetto, avrebbe più nociuto alla conservazione e felicità della
specie: nel che fra tutti i viventi l'odio degl'individui umani verso i lor
simili occupa, per natura loro e dell'altre specie, il supremo grado. In questa
forma adunque la natura regolò infatti proporzionatamente le relazioni
scambievoli e la società degl'individui delle varie specie, e tra queste
dell'umana; e dispose che così dovessero stare, e lo proccurò, e mise ostacoli
perchè non succedesse altrimenti. Sicchè la società stretta, massime fra
gl'individui umani, si trova, anche per questa via d'argomentazione, essere per
sua essenza e per essenza e ragion delle cose, direttamente contraria alla
natura e ragione, non pur particolare, ma universale ed eterna, secondo cui le
specie tutte debbono tendere {{e servire}} quanto è in
loro alla propria conservazione e felicità, dovechè la specie umana in istato di
società stretta necessariamente (e il prova sì la ragione sì 'l fatto di tutti i
secoli sociali) non pur non serve ma nuoce alla propria conservazione e
felicità, e serve quasi quanto è in lei alla propria distruzione e infelicità
essa medesima: cosa di cui non vi può essere la più contraddittoria in se
stessa, e la più ripugnante alla ragione, ordine, principii, natura, non men
particolare {della specie umana e} di ciascuna specie
di esseri, che universale e complessiva di tutte le cose, e della esistenza
medesima, non che della vita. (27. Nov. 1823.).