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8. Ott. 1823.

[3630,2]  Le forme regolari e perfette ec. de' participii {e supini (e anche de' perfetti e lor dipendenze)} della seconda e terza maniera {massimamente,} da me  3631 stabilite e richiamate pp. 1122-25 pp. 1153-54 p. 1167 nei verbi che più non le hanno, sono, oltre gli altri argomenti, confermate da' verbi delle stesse maniere che ancor le hanno, e che ne' participii o supini son regolari e perfetti, sia ch'essi abbiano anche degl'irregolari, o che gl'irregolari solamente; e ch'essi sieno regolari e perfetti in tutto, o che senza ciò lo sieno ne' participii o supini. P. e. habeo habes habui, verbo tutto regolare e perfetto, fa habitum e habitus a um, non habtum. { exerceo, coerceo ec. es ui itum. Mentre che arceo ch'è il semplice di questi verbi, fa arctum, come si dimostra dall'aggett. arctus, secondo il detto altrove in proposito p. 1144. placeo - taceo - noceo es ui itum. Perchè nocitum e non docitum? se non per pura casualità d'uso nel pronunziare?} Perchè dunque doceo doces docui doctum, non docitum? E da tali osservazioni si vede che questo paradigma e quello di lego sono male scelti ad uso delle grammatiche, perchè ambo irregolari, o vogliamo dire alterati dalla prima lor forma, e dalla vera forma de' loro pari, ne' supini e ne' participii in us. Il che di lego si dimostra anche particolarmente col suo derivato legito, come altrove pp. 2972-74. (8. Ott. 1823.).